Teoricamente:
"La rimozione è un meccanismo di difesa mediante il quale vengono allontanati dalla coscienza desideri, pensieri o residui mnestici ritenuti inaccettabili o insostenibili dall'Io."
Quando però essa non subentra a "rimuovere" ricordi inaccettabili per un'intera nazione intercede a suo posto l'insabbiamento; antagonista della memoria storica l'insabbiamento consiste nell'epurare la storia da fastidiosi collegamenti che sarebbero utili a rivedere criticamente determinati avvenimenti.
In pratica:
Assumiamo come soggetto della nostra dimostrazione pratica un avvenimento scottante che si è imposto a gran voce come controparte dell'olocausto, una sorta di contromemoria quasi a voler ribaltare gli equilibri postbellici, per sottolineare un aspetto scontato di qualsiasi conflitto: l'asprezza in termini di vite umane (sia da una parte che dall'altra). L'avvenimento in esame per chi non l'avesse capito sono le foibe. Il contesto storico mostratoci dai cultori del neofascismo disegna l'accaduto come qualcosa di imprevedibile, immotivata e terribile...
Manco a farlo apposta sui tre aggettivi la storia (notoriamente di sinistra, sin dal cretaceo circa) concorda su di uno solo (terribile).
Il Corriere della Sera, altro giornale notoriamente comunista, (con addirittura qualche cronista Bakhuniano) smaschera faziosamente l'insabbiamento parlando addirittura di processi insabbiati circa l'occupazione dei Balcani dal 41 al 43.
Esempio di crimine contro l'umanità secondo il Corriere sarebbe il caso dell'applicazione di una circolare, la 3c del 1° dicembre 1942, nella quale il comandante Mario Roatta avrebbe disposto di fucilare non soltanto tutte le persone trovate con le armi in pugno, ma anche coloro che imbrattavano le sue ordinanze, oppure sostavano nei pressi di opere d'arte. E aveva deciso espressamente di considerare «corresponsabili degli atti di sabotaggio le persone abitanti nelle case vicine.
Ma la circolare venne reputata troppo libertaria dal generale Mario Ribotti il quale avrebbe commentato a caldo <<>>.
Ma sorvolando sull'entità della strage, che tra l'altro non risulta nemmeno essere l'unica ( vanno ricordati gli ordini del Maresciallo Badoglio in Libano,testualmente : <
>), soffermiamoci sui meccanismi dell'insabbiamento.
Alla fine degli anni 40 fu inaugurata la commissione parlamentare sulle stragi nei territori occupati dall'italia presieduta da Luigi Gasparotto (il cui figlio Leopoldo perse la vita in un campo presso Fossoli). Il procedimento riguardò 33 persone accusate di concorso in uso di mezzi di guerra vietati e concorso in rappresaglie ordinate fuori dai casi consentiti dalla legge.
Questo procedimento si concluse il 30 luglio 1951 con una sentenza del giudice istruttore militare. Questi stabilì che non si doveva procedere nei confronti di tutti gli imputati, perché non esistevano le condizioni per rispettare il principio di reciprocità fissato dall'articolo 165 del Codice penale militare di guerra». Secondo tale norma, un militare che aveva commesso reati in territori occupati poteva essere processato a patto che si garantisse un eguale trattamento verso i responsabili di reati commessi in quella nazione ai danni di italiani. Vale a dire, per esempio: noi processiamo i nostri militari colpevoli, voi jugoslavi condannate i responsabili delle uccisioni nelle foibe.
Fortunatamente L'articolo 165 è stato riformato, con l'abolizione della clausola di reciprocità, nel 2002. «Così quando, grazie a libri come Si ammazza troppo poco di Gianni Oliva e Italiani senza onore di Costantino Di Sante, o a trasmissioni televisive e articoli che denunciavano la strage di 150 civili uccisi per rappresaglia da militari italiani il 16 febbraio 1943 a Domenikon, in Tessaglia, si è imposto all'attenzione il problema del comportamento delle nostre truppe, ho deciso di aprire un'inchiesta. Per il momento "contro ignoti" perché noi magistrati, a differenza degli storici, non possiamo processare i morti» (Intelisano).
All'interno di questi dossier sono contenuti moltissimi nomi di corresponsabili di azioni di guerra contrarie ale norme di diritto internazionale; elenchi, finora di interesse puramente storico, essi diventeranno incandescente materia penale, appena si individuerà uno dei responsabili ancora in vita. E allora avremo un nuovo caso Priebke
Ma questa volta ci sarà un italiano sul banco degli imputati
Uno di quegli italiani che la destra nazionalista si ostina a ricordare come eroi che difesero l'onore
della patria...
Le fonti di questo articolo sono "Crimini di guerra Italiani, il giudice indaga" (articolo di Dino Messina)