venerdì 20 febbraio 2009

Il regolamento della vergogna

Anna Pizzo

[19 Febbraio 2009]

Nel cosiddetto nuovo «regolamento» cui cosiddetti «campi nomadi», escogitato dal prefetto di Roma, e da comune, regione e provincia c’è un segnale di discriminazione e di disprezzo insopportabili. A cominciare dal fatto di accomunare rom e migranti. Tutti diventano «nomadi» cioè transitori, cioè «a termine»: possono restare al massimo due anni, quattro se si comportano molto bene, si fanno schedare, salutano le guardie che verranno messe all’ingresso e mandano i figli a scuola, cosa che vogliono fare anche oggi se solo non venissero cacciati da una parte all’altra della città di continuo. Tutti sanno che non c’è nulla di più definitivo di ciò che viene dichiarato temporaneo ma il prefetto, evidentemente, non lo sa.  Quanto al fatto che i campi saranno recintati e che non potranno entrare le auto è solo la degna conclusione di questo inesorabile processo di espulsione. È per evitare intrusioni, ha detto il prefetto ma in realtà, i vigili urbani o addirittura i vigilanti privati previsti notte e giorno perché chi non è di quel campo non possa entrare, sono la costruzione concreta di un muro, uno dei tanti muri della vergogna di cui si sono dotate le moderne democrazie. O altrimenti rasenta il paradosso perché sarebbe come se io a casa mia impiantassi un allarme o una telecamera e per stare più «sicura» proibissi ai miei amici di venire a trovarmi. Infine, c’è il divieto di introdurre auto. Il prefetto può anche dire che si tratta di una misura ambientale, di fatto impedirà a molti rom di lavorare dal momento che la maggior parte restaura oggetti metallici di chiese, ristoranti, mense e non ha un’officina dove lavorare.

 

 

Il disastro annunciato di Lampedusa e quello di Malta

  [19 Febbraio 2009]

A sostenerlo erano in molti e da tempo, il Centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa è «una bomba ad orologeria» e il disastro avvenuto ieri era annunciato. Ma la politica cieca del governo Berlusconi non trova altra «strategia» che i rimpatri «accelerati». E dopo l'isola delle Pelagie la rivolta arriva a Malta.

«Condizioni di vita insostenibili, diritti calpestati, nessuna certezza sui tempi di permanenza non potevano che determinare una situazione di tensione incontrollabile, sfociata nella rivolta di oggi», sono le parole di Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci, su quanto sta succedendo in queste ore sull’isola di Lampedusa. «Qualsiasi persona di buon senso – ha proseguito Miraglia – avrebbe potuto prevedere che una simile situazione sarebbe sfociata in episodi di disperazione. Nei giorni scorsi si erano verificati ben quindici tentativi di suicidio. Le delegazioni che avevano potuto visitato il Cie avevano denunciato, tra l’altro, il mancato rispetto delle più elementari norme di sicurezza e infatti il fuoco si è sviluppato con tanta rapidità perché il materiale impiegato nella costruzione è altamente infiammabile».  Ma il governo taceva mentre il disegno diabolico del ministro Maroni andava avanti, sprezzante dei rapporti allarmati della Commissione diritti umani del Senato e di quelli stesi dalla delegazione del Parlamento europeo.

                                                          articoli tratti da: www.carta.org

martedì 17 febbraio 2009

La nausea

Non c’è nessun reato penale, per quanto odioso, che giustifichi il giochetto del sindaco di Roma Gianni Alemanno. Di fronte a uno stupro, l’ennesimo gravissimo atto di maschilismo e violenza ai danni di una donna, il sindaco di Roma ha prima detto che si doveva trattare quasi certamente di un rom, additando una categoria di cittadini alla pubblica piazza. Poi ha irresponsabilmente rilasciato dichiarazioni di allarme, e ha continuato a insistere sull’inesistente parallelismo tra «stranieri» e «criminali». Quelle parole, se non sono proprio una rivendicazione, di fatto hanno legittimato le spedizioni punitive che colpiscono in questi giorni i migranti a Roma. Ci sono persone che rimangono sull’asfalto, pestate a sangue per il solo motivo di essere straniere, come i presunti stupratori della Caffarella. Ma questa non è una «emergenza» per il sindaco di Roma.  Non sappiamo se la truculenta strategia di Gianni Alemanno sia frutto di un’automatismo mentale, che lo porta da vecchio fascista a diffidare subito del diverso e del più debole [altro che «onore»…], o se si tratti una cinica messa in scena che ha lo scopo di alimentare i rancori tra gli uomini e le donne di altre etnie per garantire il quieto vivere della sua amministrazione, uno squallido tentativo di scaricare sulla solitudine molecolare le contraddizioni planetarie. Probabilmente le due cause non si escludono: l’abitudine della destra alla «cattiveria» [per citare il ministro dell’interno Roberto Maroni] e la scelta di calcare la mano sull’illusione della «sicurezza» sono due facce della crisi nel nostro paese. Verrebbe da essere ottimisti e pensare che se continuano e mettere in scena sempre lo stesso numero hanno ancora poche cartucce da sparare. Ma questa volta permetteteci di essere nauseati da tanto odio.

                                                                           fonte: www.carta.org

«Vilipendio a capo di stato straniero», fermata No Vat

Con il corteo di sabato scorso la manifestazione «No Vat» è arrivata alla sua quarta edizione. Anche questa volta, al corteo organizzato dal coordinamento «Facciamo breccia», non è mancata qualche sorpresa. Già prima della partenza della manifestazione la Digos ha provato – senza riuscirci – a sequestrare uno striscione del gruppo Mega [Movimento emergente giovani anticlericali] sui cui era scritto «Razi-nazi» e un cartello sul quale il papa era rappresentato con tanto di baffetti alla Hitler e svastica. A fine corteo gli attivisti di Mega sono stati nuovamente fermati e una di loro è stata portata in questura e inquisita per «vilipendio a capo di stato straniero» [un episodio simile era già successo nel 2006, ma non aveva portato a nessun fermo]. «Non avevamo nessun bisogno della solerzia delle ‘guardie italiane’ [ma non bastano quelle svizzere?] per avere conferma dei privilegi e dello strapotere vaticani – scrive il coordinamento Facciamo breccia – Ratzinger può stigmatizzare e criminalizzare chiunque voglia autodeterminarsi, ma non è permesso esprimere alcuna critica alle sue parole. [..] Lo stato sta mettendo in atto, col pretesto della sicurezza, una ‘pulizia etnica’ contro tutte le individualità, soggettività ed espressioni che non corrispondono ad una ‘norma’ imposta in maniera sempre più autoritaria e integralista».

                                                                 fonte: www.carta.org

venerdì 13 febbraio 2009

EUROPEE. PRC CI PROVA, MA I PETALI NON TORNANO A FALCE E MARTELLO  DUBBI DI DILIBERTO, NO DI SINISTRA CRITICA E FERRANDO

nota di agenzia

EUROPEE. PRC CI PROVA, MA I PETALI NON TORNANO A FALCE E MARTELLO DUBBI DI DILIBERTO, NO DI SINISTRA CRITICA E FERRANDO 

(DIRE) Roma, 12 feb. - "No, grazie". Rifondazione Comunista punta a riunire le forze della diaspora ma dai partiti fratelli' l'invito viene rispedito al mittente. Ieri il voto della direzione del Prc per una lista di Rifondazione aperta alle forze "comuniste e anticapitaliste". Oggi le prime reazioni. Il piu' possibilista e' Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, il quale di fronte alla profferta di Ferrero risponde pero' anche lui con qualche cautela: "E' positivo che Ferrero proponga una lista comune- dice- ma questa dovra' avvenire senza alcuna tentazione egemonica da parte di alcuno verso altri". In prospettiva, poi, Diliberto continua a guardare al "progetto di riunificazione dei Partiti Comunisti in Italia", il piccolo Pci, che a Ferrero sembra non piacere molto (mentre piace al responsabile dell'organizzazione Claudio Grassi).  Peraltro uno sbocco del genere allontanerebbe definitivamente un altro spezzone della diaspora, quello dei neo-trotzkisti di Sinistra Critica. "Noi non parteciperemo mai a una Costituente Comunista", premette Salvatore Cannavo', ex deputato di Sc e promotore del movimento nelle cui file militano anche Franco Turigliatto, Luigi Malabarba, Flavia D'Angeli. "Possiamo tuttavia accettare di iniziare a discutere di una lista insieme- aggiunge- solo a patto che non serva a difendere nessun apparato comunista". Il riferimento ovvio e' ai meccanismi di finanziamento. Il rimborso elettorale, se la lista dovesse superare lo sbarramento del 4%, non deve "servire, cioe', a tenere in piedi macchina organizzativa e funzionariato del Prc e del Pdci. Noi siamo tutti a part time e volontari", dice Cannavo': "Facciano anche loro come noi".(SEGUE)  (DIRE) Roma, 12 feb. - Decisamente contrario, invece, Marco Ferrando, segretario del Partito comunista dei lavoratori. "Quelli di Rifondazione non sono ne' carne ne' pesce- dice Ferrando- sono mesi che chiediamo loro di lavorare insieme ad una piattaforma anti-capitalista e non ci hanno mai dato ascolto. Ora se ne escono con questa proposta di ritorno al passato". La risposta, a questo punto scontata, e' chiara: "Non ci interessa: saremo alle europee con una nostra lista", sbotta Ferrando. "A loro lasciamo il vizio originario del bertinottismo, quello di parlare in un modo e agire in un altro, di dire che vogliono fare la sinistra anticapitalista per poi sedere in giunta con Penati e Bassolino".

  

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giovedì 12 febbraio 2009

Prima che sia troppo tardi

di Sandro Mezzadra*

Giovedì 12 febbraio 2009

Sulle misure discriminatorie (razziste) nei confronti dei migranti contenute nel “pacchetto sicurezza” hanno scritto l’essenziale, su queste colonne, Alessandro Dal Lago (venerdì) e Annamaria Rivera (sabato). Altri elementi li ha aggiunti Gad Lerner, su “Repubblica” di domenica. Non ripeto le cose già dette egregiamente da loro e da quanti (tanti, troppo pochi), animati dall’indignazione hanno cominciato a mobilitarsi in questi giorni. Sottolineo solo la drammaticità, il carattere spaventoso, di queste misure nel contesto di crisi generale che stiamo vivendo (e che continueremo a vivere a lungo). Si pensi alla decretazione d’urgenza invocata da Berlusconi come una delle poste in gioco fondamentali nella partita che, con rivoltante cinismo, ha aperto sul corpo di Eluana Englaro e sulle vite straziate dal dolore dei suoi genitori. Scrive Annamaria Rivera, con la poca ironia residua in questi giorni cupi, che vi è “qualche vaga analogia” con gli anni ’30. Aggiungiamoci Tremonti, che con il suo sorriso rassicurante e con linguaggio chiaro a massaie e “gente semplice” ci spiega la crisi: il lavoro, la produzione, quelli sì sono buoni; “cattiva” è la finanza. Dicevano qualcosa di diverso i nazisti? No, specificavano solo che lavoro e produzione erano buoni in quanto tedeschi, la finanza cattiva in quanto ebraica. Intendiamoci. Non credo che di fronte a noi ci sia il “fascismo”. Ma può esserci perfino qualcosa di peggio, di radicalmente nuovo e al tempo stesso terribilmente antico. Vecchio come il razzismo, nuovo come è il tempo che viviamo, un tempo in cui pericoli immani convivono accanto alla possibilità di reinventare l’uguaglianza e la libertà. Razzismo: una cosa diversa dalla “xenofobia”. Xenofoba è la signora che dichiara al TG1 che “non ne può più”, che bisogna cacciare a calci in culo questi “zozzi”, i rumeni e gli albanesi. Razzista è quello che Alessandro Dal Lago chiama lo “stigma ufficiale”, impresso sui corpi dei migranti dalla legge, dallo Stato. Voglefrei, “liberi come uccelli”, venivano chiamati nel basso medioevo germanico i soggetti, poveri e malati, mendicanti e vagabondi, che erano talmente liberi (privi di protezione) da poter essere trattati come uccellagione nella stagione della caccia. Quando oggi incontrerete un migrante, nelle vostre città e nei vostri paesi, davanti a voi ci sarà un uomo o una donna “libera come un uccello”. Non sono bastati i pogrom di Napoli, la scorsa primavera, a scuotere le nostre coscienze? Perfetto, oggi ci sono i linciaggi, i corpi cosparsi di benzina e incendiati, le fucilate. E tutto questo, per tacere delle italiche peculiarità, dentro una crisi devastante del capitalismo globale. Che ricorda il ’29. Non basta ancora? Una grande mobilitazione generale, una rivolta dei giovani dell’onda e dei pensionati, delle associazioni cattoliche e dei “democratici”, dei centri sociali e dei boy scout, del giornalismo indipendente e pure di quello dipendente, se ha una coscienza: di questo c’è bisogno, a partire da ieri. O è più importante la soglia del 4% alle europee o l’accordo con la Lega sul federalismo e sulla giustizia? Il 7 ottobre del 1989, dopo l’assassinio a Villa Literno di un ragazzo sudafricano, Jerry Essan Masslo, vi fu a Roma una grande manifestazione. Quella manifestazione ha aperto una straordinaria stagione di mobilitazioni anti-razziste e di lotte dei migranti. La paura e il delirio sicuritario sono cresciuti negli anni successivi, oculatamente incoraggiati in un vero spirito bipartisan, fino a condurci dove siamo oggi. Ma li abbiamo contrastati, tenacemente, duramente, conquistando anche vittorie grandi e piccole. Possiamo tornare allo spirito del 7 ottobre del 1989, ben sapendo che tutto è cambiato da allora?  Possiamo costruire una grande manifestazione di popolo contro il razzismo, magari in una delle cittadelle della Lega, a Treviso o a Verona, a Milano o a Bergamo? Costruiamola insieme. Subito, prima appunto che sia troppo tardi. Ne va delle vite di centinaia di migliaia di donne e uomini in questo Paese, ed è questo l’essenziale. Ma ne va anche della possibilità di costruire un’uscita in avanti dalla crisi che stiamo vivendo.

* Docente presso la facoltà di Scienze Politiche all’Università di Bologna, autore di "Diritto di fuga" e promotore della rete Uninomade

                                                   fonte: www.globalproject.info

lunedì 9 febbraio 2009

Eluana Englaro: una vicenda esemplare.

(8 febbraio 2009)

Lo sprezzo per l'umana coscienza dimostrato dal governo Berlusconi e dalla chiesa di papa Ratzinger ci raggelano. 

Ogni libertà in questo paese viene messa in discussione, non si decide della vita, non si decide della morte. Preposte a ciò le massime autorità dello stato ci lasciano morire al lavoro, a scuola, ma non ci lasciano morire in pace quando questo serve loro per continuare a definire il loro potere. Nella scandalosa guerra ideologica scatenata dal governo Berlusconi, probabilmente tutta finalizzata a mantenere il consenso dei cattolici, dopo aver loro portato via pietà e carità per poter continuare ad essere "cattivi con i clandestini", nel marasma del controllo totale che si vuol mantenere sulla miniera di una sanità in via di privatizzazione, in cui il ruolo degli enti cattolici, non religiosi, ma economici, hanno una così grande importanza, il corpo di Eluana Englaro è "vivo, potrebbe ancora ospitare una gravidanza". Questa è parte delle vergognose dichiarazioni di un premier, che  naturalmente non si rende nemmeno conto dell'istigazione alla violenza sessuale contenuta in queste parole.

La drammatica vicenda di questa giovane donna dimostra infinitamente il carattere non del governo, ma del potere nel nostro paese, consegnato all'oscurità dalla religione di stato e dalla vicinanza con lo strapotere politico della Santa Romana Chiesa. La drammaticità della situazione è ancora più segnata dai balbettamenti di una "sinistra" che difende la posizione, tutta arroccata sul costituzionalismo, senza difendere il diritto ad una libertà di pensiero e di azione che ormai non conoscono nemmeno più, quindi non possono neanche esprimere. Difendiamo il diritto a decidere della propria vita di ognuna/o, contro ogni falso moralismo borghese e religioso, contro il controllo clericale, contro la misoginia dilagante.  Tiziana Mantovani  Direzione nazionale Pcl

Un golpe per la vita

di Francesco Raparelli

Sabato 7 febbraio 2009

La vicenda di Eluana Englaro è un campo di battaglia etico-politico durissimo, indubbiamente più duro di quanto si poteva prevedere. Un’affermazione banale, visti i fatti di queste ore, visto il tema, il dramma in questione. Eppure è in corso un’accelerazione senza precedenti che complica il quadro e i piani di scontro, piuttosto che semplificare l’ostilità. Il precedente americano di Terry Schiavo rende tutto più leggibile, per quanto la partita ha il sapore provinciale di un’anomalia spietata e vendicativa. È in corso un assalto, o un golpe (militarmente delicato), contro la democrazia, agito su più fronti.

In primo luogo la vicenda Eluana dà pieno risalto allo scontro biopolitico sul controllo della vita. La vita è nuda, non ci sono affetti a vestirla, né drammi che possono fermare la furia governamentale di Chiesa e Governo. La vita impersonale, quella senza soggetto, viene spogliata del suo carattere relazionale e consegnata al potere, alla normazione pubblica, allo scontro etico e mediatico. Famelici come cani rabbiosi, il cardinal Martino e Sacconi cercano carne per i loro denti! Una crociata conservatrice, in perfetto stile bushista, con il peso tutto italico del vaticano e di Ratzinger (bene facemmo un anno fa alla Sapienza!).

In secondo luogo i fatti delle ultime ore ci consegnano un altro terreno di scontro: l’assalto di Berlusconi alla costituzione formale del paese. Questo assalto procede da anni, intendiamoci, non fosse altro che ci troviamo di fatto in un contesto istituzionale presidenzialista, dove le camere servono solo a drenare denaro pubblico. Eppure, nel pieno della crisi, in assoluta controtendenza con lo spirito bipartisan invocato da tutti, da Veltroni al Corriere, Berlusconi non perde occasione per approfondire l’iniziativa: dall’«avviso ai naviganti» rivolto agli studenti dell’Onda al sostegno al razzismo sicuritario della lega, dal consueto attacco ai giudici alla rottura dell’unità sindacale. Un’iniziativa politica sistematica e aggressiva, spietata e veloce. Mai situazione più favorevole d’altronde, in assenza di avversari politico-istituzionali.

Ma i fatti di queste ore aggiungono ingredienti decisivi: alla Corte costituzionale risponde il Governo, al blocco di Napolitano si replica con gesto di sfida. Non solo uno scontro durissimo con i giudici e in generale con il potere giudiziario, ma anche un affondo nei confronti del presidente della Repubblica che da sei mesi, ininterrottamente, promuove dialogo e unità nazionale, secondo una vecchia formula che Napolitano conosce bene come l’Ave Maria. E come se non bastasse lo scontro si apre anche all’interno della maggioranza, con Fini e con la Prestigiacomo (messa all’angolo nel Cdm). La Chiesa ringrazia per il Dl e la contrarietà di Napolitano viene salutata da Berlusconi come una grande occasione per consegnare alla forza (anche popolare, laddove per popolo si intende ciò che aveva in mente Hobbes) i destini della costituzione formale del paese. Il tutto mentre la Lega strappa il si del Senato sul pacchetto sicurezza più razzista d’Europa e Alfano promette rotture costituzionali sul terreno della giustizia e della sua riforma.

Nulla sarebbe più sbagliato per i movimenti che mettersi “ingenuamente” a protezione della costituzione, magari alleati di forcaioli o populisti. Sarebbe sciocco però non cogliere la pesantezza degli eventi di provincia che si accompagnano alla crisi globale. È proprio la crisi economica che a braccetto con quella della rappresentanza rompe le misure e apre la scena ad un burrascoso processo costituente: processo pericolosissimo laddove l’iniziativa assume i toni e lo stile del colpo di coda del bushismo in terra europea. Movimenti o barbarie, verrebbe da dire, assumendo che solo la capacità costituente dei movimenti può essere in grado di arrestare l’iniziativa neocon. Una sfida enorme che richiede lucidità e capacita di stringere nuove alleanze. Dentro questa sfida si gioca il tempo che viene.

                                                               www.globalproject.info

domenica 8 febbraio 2009

NO AL BONAPARTISMO FILOCLERICALE

per Eluana Englaro

(7 febbraio 2009)

Il corpo di Eluana Englaro è diventato il campo di battaglia della crociata oscurantista del Vaticano e della svolta presidenzialista di Berlusconi.  Una Chiesa che accoglie i negazionisti dell’Olocausto, sventola la bandiera della “vita” su una ragazza morta da 17 anni , chiedendo la continuità del suo calvario. Lo stesso governo che priva gli immigrati del diritto di cura, e dunque di vita, cancella nel nome della “vita” ogni principio di umanità: sotto diretta dettatura del Vaticano e contro gli altri poteri dello stato. E’ la via di un bonapartismo reazionario, benedetto dal clero.  E’ il momento di reagire. Nessun governo può decretare o legiferare contro il principio di autodeterminazione della persona attorno alla propria vita. Occorre sbarrare la strada a Berlusconi e alla Chiesa. L’11 e il 14 febbraio, le tradizionali iniziative di contestazione dei Patti Lateranensi debbono trasformarsi in una grande mobilitazione nazionale contro un governo reazionario e contro il potere clericale.  Il PCL propone a tutte le sinistre e a tutte le associazioni laiche di unire le proprie forze attorno ad una piattaforma comune di svolta che rivendichi: la difesa intransigente dei diritti civili, l’abolizione del Concordato, la soppressione di tutti i privilegi giuridici, fiscali e patrimoniali della Chiesa, la destinazione delle risorse pubbliche così risparmiate ai lavoratori, alle famiglie indigenti, alla scuola pubblica e alla sanità pubblica.  La battaglia laica e democratica può e deve collegarsi ad una mobilitazione sociale e di massa per la requisizione delle grandi ricchezze parassitarie del clero.  Marco Ferrando  Partito Comunista dei Lavoratori

MARCO FERRANDO A MATRIX SUL VATICANO

venerdì 6 febbraio 2009

Tutti gli orrori del «pacchetto sicurezza»

Il senato ha approvato le norme che seminano odio e legittimano il razzismo, a cominciare dalla denuncia dei medici per i migranti irregolari e la «tassa sul permesso di soggiorno». Le opposizioni protestano, i medici ribadiscono i loro doveri. In molti si preparano a disobbedire alla legge

Reato di immigrazione clandestina, ‘tassa di soggiorno’, legalizzazione delle ‘ronde’ ma senza armi, schedatura dei clochard, inasprimento del 41 bis, possibilità per i medici di pronto soccorso di segnalare i clandestini, divieto di arresti domiciliari per i colpevoli di stupro e gratuito patrocinio per le vittime, norme anti-graffittari. Sono queste le principali novità del ddl sicurezza che stamani il senato ha approvato e che passa ora al vaglio della camera.  Secondo le norme approvate dalla maggioranza,il cittadino straniero illegalmente in Italia non rischia la reclusione ma un’ammenda da 5 mila a 10 mila euro e l’espulsione. I rilievi dell’Unione europea, che già aveva vanificato parte del decreto sulla sicurezza dei mesi scorsi, e il rischio di una nuova emergenza carceri hanno pesato nell’esclusione della detenzione dalle pene previste. Il Pd, con un emendamento, ha provato ad abolire l’istituzione del reato di clandestinità, invano.  Nonostante persino Gianfranco Fini l’avesse definita «odiosa», è passata la «tassa di soggiorno» permigranti che avrà un importo di un minimo di 80 euro e di un massimo di 200. La quota più alta dell’importo era prevista da un emendamento della Lega Nord che è stato poi riformulato. L’entità della «tassa» sarà stabilita da un decreto del ministro dell’economia di concerto con quello dell’interno.  E’ stato poi approvato il discusso emendamento della Lega Nord che abolisce il divieto di denuncia per i medici che prestano cure ai migranti senza permesso di soggiorno. Per la maggioranza, questa norma «ripristina così il collegamento fra diritti e doveri per i cittadini italiani e anche per chi viene ospitato nel nostro paese». Per l’opposizione «si diffonderà il germe della paura, che porterà gli immigrati a nascondere i figli malati, a non partorire in ospedale, a non curare malattie portate dal paese d’origine».  La permanenza nei Cie, i centri di identificazione ed espulsione, degli immigrati clandestini, non potrà essere di 18 mesi come previsto dalla maggioranza in ma resterà di 60 giorni. La norma è stata modificata in questo senso grazie all’approvazione, con voto segreto, di un emendamento del Pd.  Un emendamento della Lega allenta la stretta prevista dal governo contro chi imbratta palazzi o mezzi di trasporto, pubblici o privati. Ma al tempo stesso si potrà procedere d’ufficio, senza aspettare la querela di parte, e viene prevista una multa di 1.000 euro per chi vende bombolette spray di vernice ai minori. E’ stato inoltre approvato l’emendamento della Lega che permette agli enti locali di «avvalersi della collaborazione di associazioni tra cittadini al fine di segnalare agli organi di polizia locale ovvero alle forze di polizia dello Stato, eventi che possono arrecare danno alla sicurezza urbana ovvero situazioni di disagio sociale». L’eufemismo indica l’istituzione di ronde. Ma tutto questo, in seguito all’approvazione di un emendamento del Pd, dovrà avvenire senza armi. Una precisazione allarmante. Il senato ha approvato oggi anche l’«accordo di integrazione», ovvero il cosiddetto «permesso di soggiorno a punti»: il permesso di soggiorno sarà articolato per «crediti, in caso di azzeramento si verrà espulsi. La proposta iniziale della Lega stabiliva però da subito una concessione di 10 punti iniziali con decurtazione in caso di violazione delle leggi, di non conoscenza della lingua e per non aver raggiunto un buon livello di integrazione sociale. Le modalità in seguito a un emendamento saranno delegate al governo. Claudio Fava, segretario di Sinistra democratica, è molto duro: «Sono norme fasciste – dice – Con questo decreto l’Italia di Berlusconi è di fatto fuori dall’Europa. Chiederemo che a Bruxelles si apra una formale procedura contro il governo italiano per la manifesta, irricevibile xenofobia dei suoi atti politici, esattamente come accadde con l’Austria di Haider’». Il presidente della federazione degli ordini dei medici Amedeo Bianco è altrettanto neto: «Ribadiamo il nostro rispettoso ma fermo dissenso – spiega all’Ag – Questa norma che va contro l’etica e la deontologia, e si potrebbe rivelare un boomerang sul piano della salute pubblica. L’immagine che ne esce è quella di un sistema che forse perde colpi sul piano dell’accoglienza, della prossimità, della vicinanza, che devono essere messi sopra qualsiasi cosa». «E’ chiaro che con quest’emendamento si privano delle persone della possibilità di essere curate e si trasformano i sanitari in poliziotti – ha detto la parlamentare del Pd Rosy Bindi – Mi auguro che ci sia una grande obiezione di coscienza da parte di tutte le nostre strutture sanitarie, perché questo nostro paese sta veramente calpestando i fondamenti della nostra civiltà, che è quella che ha posto al centro la dignità della persona umana e i suoi diritti». Carlo Podda, segretario generale della Fp Cgil ha fatto sapere che il sindacato valuterà «le iniziative più efficaci per scongiurare l’applicazione» della norma, «prime tra tutte la disobbedienza civile e l’obiezione di coscienza».

                                                                                     fonte:   www.carta.org

LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE AZIENDE IN CRISI E/O CHE LICENZIANO.  PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE

TESTO PUBBLICO PER UNA CAMPAGNA NAZIONALE

(5 febbraio 2009)

La grande crisi economica internazionale si sta abbattendo sulle condizioni di vita dei lavoratori. In tutto il mondo, industriali e banchieri che per vent'anni hanno imposto ai lavoratori sacrifici immensi con la promessa di un futuro benessere, chiedono oggi alle proprie vittime di pagare il costo della propria crisi. E' inaccettabile.  In Italia, migliaia di aziende, a partire dalle più grandi (Fiat, Telecom, Alitalia…), stanno procedendo alla liquidazione complessiva di un milione di posti di lavoro. E' un processo a valanga che investe tutti i settori produttivi e i servizi.  Si allargano a macchia d'olio chiusure aziendali e licenziamenti collettivi, più o meno mascherati. 400 mila precari vengono buttati su una strada senza alcuna reale protezione sociale.  Le sole domande di cassa integrazione ordinaria conoscono nel dicembre 2008 un aumento del 525%.  Eppure le stesse imprese e banche che procedono a licenziamenti, chiusure, dismissioni, e che addirittura annunciano la prospettiva di una propria "inevitabile" scomparsa ( Fiat), continuano a chiedere allo Stato (e a ottenere dallo Stato) una nuova montagna di risorse pubbliche; che si aggiungono alle enormi regalie di cui hanno già beneficiato negli ultimi vent'anni.  I lavoratori sono così colpiti due volte: come lavoratori e come contribuenti. Con un solo beneficiario: i loro padroni. Che sono, oltretutto, secondo dati OCSE, i principali evasori fiscali in Italia. Basta pensare a Telecom: tre miliardi di evasione accertata ( quasi totalmente condonati).  Il caso Alitalia è stato al riguardo un emblematico apripista: 10000 posti di lavoro cancellati, a partire dai precari; criteri disumani di riassunzioni individuali per i lavoratori sopravvissuti, con la cancellazione dei diritti contrattuali acquisiti; debiti di oltre 4 miliardi scaricati sui contribuenti ( in cambio di un servizio ridotto e più costoso). Il tutto per premiare una cordata di industriali e banchieri senza scrupoli, pronti a fare le valigie con il bottino alla prima opportunità.  Un apposito provvedimento del governo rende oggi estendibile questo precedente, per vari aspetti, a tutte le situazioni di crisi:per cui un cambio di proprietà, connesso a crisi aziendali, può comportare, oltre alla riduzione dei dipendenti, la cancellazione del loro contratto. L'accordo tra governo-confindustria-CISL-UIL, non a caso, generalizza il principio di deroga al contratto nazionale.  Eppure, nonostante l'enormità dell'attacco subito, continua a mancare, per responsabilità sindacali, una risposta di lotta generale e unificante. In migliaia di aziende i lavoratori si trovano a difendere il posto di lavoro in ordine sparso, senza un'azione comune, senza un'obiettivo unificante, in un quadro di disgregazione e disperazione, Lungo un piano inclinato di cui non si vede la fine.  Così non può andare avanti. E' necessaria una svolta.  E la svolta dev'essere radicale, come radicale è l'attacco portato contro i lavoratori.  LICENZIARE I LICENZIATORI  SENZA INDENIZZO E SOTTO IL CONTROLLO DEI LAVORATORI  E' necessario, naturalmente, in primo luogo, respingere l'accordo tra governo-confindustria-CISL-UIL sulle regole contrattuali e definire una piattaforma di rivendicazioni immediate che fronteggi l'emergenza: a partire dal blocco dei licenziamenti, dall'estensione del diritto alla cassa integrazione a tutti i lavoratori con copertura dell'80% del salario (indipendentemente dalle dimensioni dell'azienda e dal tipo di contratto), dalla definizione di un salario minimo intercategoriale di 1300 euro netti mensili. Una piattaforma di lotta per una vertenza generale del mondo del lavoro, dei precari, dei disoccupati, che rompa definitivamente con la concertazione.  Ma non basta. Occorre uscire dalla difensiva. E mettere in discussione finalmente i privilegi della" proprietà" di tanti padroni bancarottieri, sempre pronti a privatizzare i profitti e a socializzare le perdite.  Proponiamo a tutto il mondo del lavoro, a tutte le sue espressioni di base, a tutte le organizzazioni dei lavoratori disponibili a battersi per le loro ragioni, una battaglia comune per la nazionalizzazione delle aziende in crisi e/o che licenziano, senza indennizzo per i grandi azionisti, sotto il controllo dei lavoratori; e per la nazionalizzazione delle banche, vera "associazione a delinquere" (con la difesa del piccolo risparmio).  E' una rivendicazione che risponde a un principio elementare: finirla con l'assistenzialismo pubblico verso le imprese e le banche, a danno di chi vi lavora e dell'interesse generale della società. Se si spendono risorse pubbliche per salvare un'azienda, pubblica dev'essere la sua proprietà e il suo controllo. Si nazionalizzino le imprese, non i loro debiti.  I padroni che dopo aver sfruttato i lavoratori e intascato soldi pubblici, oggi chiedono altri soldi per distruggere i posti di lavoro – dentro una crisi causata dalla voracità dei loro profitti- devono andarsene a casa. Chi ha fallito deve lasciare il campo. Non possono essere i lavoratori a pagare la crisi dei capitalisti e del loro sistema.  Proponiamo che la nazionalizzazione escluda l'indennizzo per i grandi azionisti: perché questi si sono già indennizzati a sufficienza con anni o decenni di superprofitti, lucrati su bassi salari e precariato, e oliati dalle risorse pubbliche.Sarebbe assurdo che la nazionalizzazione fosse a carico dei contribuenti e dei lavoratori. Al contrario: la nazionalizzazione delle aziende in crisi deve significare l'abbattimento degli sprechi scandalosi di soldi pubblici regalati a speculatori e padroni senza scrupoli.Soldi che si libererebbero per i salari, le pensioni, la sanità, la scuola, l'ambiente.  Proponiamo che la nazionalizzazione avvenga sotto il controllo dei lavoratori. Non vogliamo carrozzoni burocratici e clientelari, tipo vecchia IRI. Vogliamo che siano i lavoratori ad avere una parola determinante sull'organizzazione del lavoro, sulla trasparenza dei bilanci, su eventuali riconversioni della produzione. Perché siano i lavoratori i garanti della difesa del proprio posto di lavoro e i protagonisti di una nuova organizzazione dell'economia, dettata dalle esigenze della società, non del profitto.  Sappiamo che una battaglia per la nazionalizzazione delle aziende in crisi e delle banche, aprirebbe uno scontro sociale e politico di grande portata. Perchè metterebbe in discussione la struttura più generale della società: indicherebbe l'esigenza di un piano economico definito dai lavoratori, a partire dal collegamento tra le aziende nazionalizzate, e porrebbe la prospettiva di un governo dei lavoratori e quindi di un cambio di comando alla testa della società. Ma se le vecchie classi dominanti hanno fallito non è colpa del mondo del lavoro. E non è il mondo del lavoro che deve temere un'alternativa. Di più: l'esperienza ci insegna che solo battendosi per un'alternativa di fondo, è possibile, cammin facendo, difendere vecchi diritti, strappare conquiste parziali, ottenere risultati concreti. IL padronato è disponibile a concedere qualcosa solo quando ha paura di perdere tutto. E viceversa, senza un orizzonte di alternativa, si continuerà solo ad arretrare, sotto la frusta di padroni e governi sempre più forti e arroganti.  In altri paesi, di fronte alla crisi, settori d'avanguardia del mondo del lavoro hanno avanzato la rivendicazione della nazionalizzazione delle aziende in crisi. Talvolta combinandola con l'occupazione delle aziende e l'esercizio diretto della gestione operaia della produzione( Argentina). Spesso con risultati positivi di difesa dei posti di lavoro. In ogni caso spostando in avanti rapporti di forza e terreno di confronto: sia verso il padronato e i governi, sia all'interno dello stesso movimento operaio e sindacale.  Proponiamo che una battaglia in Italia per la nazionalizzazione delle aziende in crisi e delle banche si colleghi alle esperienze dei lavoratori e di altri paesi: dentro la necessità di una risposta globale alla crisi globale del capitalismo.  Proponiamo per aprile un incontro nazionale tra le realtà di lavoro che concordano con l'esigenza di questa comune battaglia. 

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martedì 3 febbraio 2009

Nettuno e Civitavecchia - Le pallottole e le fiamme del pacchetto sicurezza

di Nicola Grigion, Progetto Melitng Pot Europa

Un poliziotto spara ed uccide un senegalese, 5 ragazzi danno alle fiamme un clochard indiano: siamo tutti più sicuri?

Il Senato è impegnato a discutere il pacchetto sicurezza: norme severe, si dice, perchè si possa vivere più tranquilli. E allora via ai criteri più restrittivi per chi chiede la cittadinanza italiana, per chi, straniero, contrae matrimonio, per chi chiede di essere iscritto all’anagrafe. E ancora: permesso di soggiorno a punti, detenzione nei cpt prolungata fino a 18 mesi, reato di ingresso e soggiorno irregolare, criteri ancor più selettivi ed illogici per chi presenta richiesta del permesso di soggiorno di lungo periodo. Si va verso una inasprimento delle pene per chi favorisce l’ingresso non autorizzato sul territorio italiano ma ovviamente non vengono minimamente sfiorate quelle per chi sfrutta, per trarne ingiusto profitto, i migranti irregolari. Nel pacchetto sicurezza, il ddl 733 che il Parlamento si appresta a votare, ce n’è anche per chi chiede di curarsi: un emendamento propone infatti di sopprimere la norma che impone il divieto di segnalazione di chi è irregolare per il personale delle strutture sanitarie.

Nessuna traccia invece di qualche riferimento agli episodi di razzismo che nel corso dell’ultimo anno si sono intensificati nel nostro paese. Secondo una concezione pericolosamente diffusa, la sicurezza di alcuni passa attraverso la restrizione dei diritti di altri, l’intensificarsi delle tensioni sociali, l’annullamento del valore della vita. Cosa sta avvenendo? A Civitavecchia un poliziotto spara a brucia pelo contro un vicino di casa senegalese, infastidito dalla sua presenza e da quella di alcuni connazionali che sostavano nel giardino adiacente alla sua abitazione. Si trattava di un pericolosissimo ambulante, forse pericolosamente iscritto all’anagrafe, forse un potenziale aspirante alla cittadinanza italiana. A Nettuno, sempre alle porte di Roma, un gruppo di ragazzi aggredisce un clochard indiano per poi cospargere il suo corpo di benzina e vederlo bruciare vivo. Fortunatamente Navtej se la caverà. Ma chissà, magari rendeva tutti noi più insicuri essendo scritto all’anagrafe o forse, prima o poi, avrebbe pericolosamente cercato di curarsi al Pronto Soccorso.  Non si è mai sicuri in questo mondo! Quanto vale la vita di un migrante? Molto, se pensiamo al valore simbolico su cui, intorno alla figura dello straniero, del "negro", dello straccione, la politica sta costruendo il governo di questo paese. I migranti sono merce preziosa, la loro presenza serve a giustificare leggi che stanno rendendo non loro, ma tutti noi, meno liberi. I migranti sono cattivi, invadono, assaltano le nostre coste, stuprano la nostra gente, rubano il lavoro, le case ed i posti agli asili nido, spacciano e organizzano la criminalità: un governo che voglia recuperare l’autorità dello stato nazionale, messo in crisi dalla globalizzazione, non può certo fare a meno di questo nemico pubblico da agitare continuamente. Ed intanto, nella strada, nei posti di lavoro, nei quartieri, la vita di molte e molti migranti vale zero. Sembra che ogni violenza su di loro possa trovare una giustificazione nel degrado e nelle tensioni in cui è immersa la nostra società: perchè non c’è sicurezza! Chissà cosa ne pensa Navtej della sicurezza, chissà Chehari Behari Diouf cosa risponderebbe alla domanda, "Diouf, ti senti sicuro? Ci vorrebbe più Polizia?" se solo fosse ancora vivo, se solo propio un poliziotto non gli avesse sparato con un fucile a pompa per cancellare la sua presenza dal giardino vicino a casa. Ieri pomeriggio sia a Nettuno che a Civitavecchia ci sono state mobilitazioni dei movimenti anti-razzisti, della comunità senegalese, dei cittadini delle due località. A nessuno è saltato in mente di chiedere leggi più severe per tutti poliziotti padri di famiglia (con precedenti per aver picchiato anche la figlia), oppure per tutti i ragazzi sotto i trent’anni figli di famiglie per bene. Non ci saranno pacchetti sicurezza contro il razzismo, neppure ci saranno nuove possibilità per i tanti Navtej che trascorrono le notti ghiacciate di queste settimane sulle panchine delle stazioni delle periferie o delle metropoli. Intanto il pacchetto sicurezza, con tutte le difficoltà che le sue disposizioni introdurranno, continuerà nel suo iter di approvazione, senza che nessuno di noi viva con un briciolo di sicurezza in più.

                                                    fonte:   www.globalproject.info

lunedì 2 febbraio 2009

Elezioni Europee: lo sbarramento al 4% è un fatto gravissimo

nota ( ANSA )

(30 gennaio 2009)

Marco Ferrando

(ANSA) - ROMA, 29 GEN - «L’accordo bipartisan tra governo,  Pd, Idv, sull’introduzione dello sbarramento al 4% per le  elezioni Europee è un fatto gravissimo». Lo dice Marco  ferrando del Pcl.  «In primo luogo - spiega - perchè colpisce complessivamente  il diritto democratico di rappresentanza, anche in sede europea,  di milioni di elettori, ed in particolare di un settore  combattivo della classe lavoratrice e dei movimenti sociali. In  secondo luogo perchè rappresenta un soccorso di Berlusconi a  Veltroni, in funzione di un regime bipolare, in cambio di  contropartite inconfessabili. Il sostegno di Di Pietro a questa  legge truffa mostra il volto reazionario del suo populismo.  Tanto più oggi chiediamo all’insieme della sinistra di rompere  con il Pd ad ogni livello».  «Il Pcl si batterà unitariamente con le altre forze della  sinistra contro la legge annunciata e per la difesa della legge  proporzionale, nell’ambito della propria battaglia più generale  per il ritorno al principio proporzionale puro nelle elezioni di  ogni ordine e grado. Parallelamente - aggiunge Ferrando -  rivendica, in ogni caso la drastica riduzione del numero delle  firme necessarie per la presentazione alle elezioni europee».  «Il principio democratico che prevede un uguale diritto di  rappresentanza per tutti i cittadini è per sua natura assoluto:  e non può essere oggetto di amputazioni o baratti». (ANSA).

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