domenica 27 febbraio 2011

SI' ALL'INSURREZIONE POPOLARE LIBICA NO ALL' INTERVENTO MILITARE OCCIDENTALE



Ogni intervento delle potenze imperialiste in Libia deve essere respinto con decisione dal movimento operaio internazionale e da tutte le forze antimperialiste. Sia il popolo libico insorto a cancellare il regime di Gheddafi, non le forze armate delle vecchie potenze coloniali contro il popolo libico ed arabo!

Come PCL sosteniamo pienamente e senza riserve la rivoluzione libica, dentro l'ascesa più generale della rivoluzione araba, sino alla caduta definitiva del regime sanguinario di Gheddafi. Proprio per questo contrastiamo ogni ipotesi di intervento occidentale cosiddetto “umanitario” in Libia. Questo intervento sarebbe infatti, sotto ogni aspetto, CONTRO la rivoluzione araba. Dietro il vecchio pretesto ipocrita di un “soccorso” alle popolazioni, mirerebbe a riconquistare uno spazio militare nel Maghreb, a bloccare ogni sviluppo ed estensione della rivoluzione nella regione, a proteggere il proprio “diritto” al saccheggio delle risorse arabe, a pilotare e condizionare gli sbocchi del processo politico in atto,per subordinarlo agli interessi dell'imperialismo e dello Stato sionista d'Israele.

I popoli arabi e la loro rivoluzione hanno un interesse esattamente opposto: allargare la mobilitazione rivoluzionaria all'intera regione, ricondurre le insopprimibili rivendicazioni di libertà al rovesciamento delle borghesie arabe corrotte, all'esproprio delle proprietà imperialiste, all'annullamento del debito estero, all'affermazione dei propri diritti di piena autodeterminazione nazionale (a partire dal popolo palestinese), ad unificare su basi socialiste l'intera nazione araba in una grande Federazione.

Partito Comunista dei Lavoratori

mercoledì 23 febbraio 2011

VIA GHEDDAFI, VIA BERLUSCONI, GOVERNINO I LAVORATORI

CON LA SOLLEVAZIONE LIBICA CONTRO UN REGIME SANGUINARIO,
SOSTENUTO PER 10 ANNI DA CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA, AL SERVIZIO DEL CAPITALISMO TRICOLORE.

La rivoluzione araba, iniziata a Tunisi, è giunta in Libia: mossa dall'odio contro l'oppressione politica, la corruzione di regime, la disoccupazione dilagante.
Ancora una volta la sollevazione popolare mostra la sua forza e il suo eroismo contro un regime dispotico, disgregandone la base tribale e dividendo il suo apparato militare. La reazione sanguinaria del regime libico, in queste ore, è direttamente proporzionale alla sua disperazione.

Il sostegno alla rivolta popolare contro Gheddafi è un dovere politico e morale di tutto il movimento operaio italiano. Ma è inseparabile dalla denuncia dell'ipocrisia dominante. La compromissione di Berlusconi con Gheddafi ha sicuramente raggiunto vette insuperabili di indegnità e di cinismo. Ma quanto sta accadendo in Libia chiama in causa l'intera classe dirigente del nostro Paese.
La stessa borghesia tricolore che sfrutta i lavoratori italiani è stata ed è in prima fila nello sfruttamento della manodopera e delle risorse libiche. Tutti i governi italiani di ogni colore sono stati per 10 anni i comitati d'affari delle imprese e delle banche italiane in Libia. Tutte le principali forze parlamentari hanno votato quel Trattato d'amicizia italo libico che ha ricoperto d'oro Gheddafi al solo scopo di ottenere sontuose commesse per capitalisti e banchieri italiani. Tutte hanno cercato sino all'ultimo, in forme diverse, di “garantire la stabilità” del dispotismo libico, quale gendarme e carceriere di migranti d'Africa.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, che non ha mai sostenuto i governi italiani, è coerentemente al fianco delle masse libiche, come delle masse tunisine ed egiziane. Contro Gheddafi, e per questo contro i capitalisti italiani suoi complici, a partire dai suoi diretti soci d'affari come Unicredit. Contro Gheddafi, e per questo contro il Sultanato di Berlusconi che l'ha acclamato, così come contro un partito “democratico” che sino a ieri ne valorizzava “le radici popolari”( v. D'Alema su Sole 24 Ore di soli due giorni fa).

Siamo sino in fondo dalla parte delle masse arabe per la loro liberazione da ogni forma di dispotismo e di colonialismo: perchè possano rovesciare le proprie borghesie corrotte, espropriare gli interessi imperialisti, unificare la nazione araba sotto la direzione di governi dei lavoratori, dei contadini, delle masse povere della popolazione.
Siamo sino in fondo dalla parte delle masse arabe anche perchè consideriamo la loro sollevazione un esempio: la forza di massa può rovesciare regimi pluridecennali apparentemente inespugnabili. Se è accaduto in Tunisia e in Egitto, se può accadere in Libia, perchè mai sarebbe “impossibile” in Italia contro il governo reazionario di Berlusconi, ben più debole del regime di Ben Alì o Mubarak, che si regge sulla corruzione e sulla menzogna?

PIENO SOSTEGNO ALLA SOLLEVAZIONE LIBICA

VIA GHEDDAFI E IL SUO REGIME SANGUINARIO

PER UN'ASSEMBLEA COSTITUENTE LIBERA E SOVRANA

PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI, DEI CONTADINI, DELLE MASSE POVERE LIBICHE CONTRO GLI INTERESSI DELL'IMPERIALISMO ITALIANO IN LIBIA.

PER L'UNITA' DELLA NAZIONE ARABA SU BASI SOCIALISTE.

FARE IN ITALIA COME IN TUNISIA E IN EGITTO: UNA GRANDE MARCIA NAZIONALE, OPERAIA E POPOLARE, SU PALAZZO CHIGI, PER IMPORRE A BERLUSCONI LE DIMISSIONI.

VIA GHEDDAFI, VIA BERLUSCONI, GOVERNINO I LAVORATORI.


Partito Comunista dei Lavoratori

giovedì 17 febbraio 2011

APPELLO A TUTTE LE SINISTRE- POLITICHE, SINDACALI, DI MOVIMENTO - E A TUTTO L'ASSOCIAZIONISMO DEMOCRATICO ANTIBERLUSCONIANO



FARE COME IN TUNISIA E IN EGITTO
UNA GRANDE MARCIA NAZIONALE SU PALAZZO CHIGI PER IMPORRE A BERLUSCONI LE DIMISSIONI.


Mentre le classi dirigenti del Paese scatenano una guerra sociale contro il mondo del lavoro e la giovane generazione, precipita la crisi politica e istituzionale della seconda Repubblica. Senza che le opposizioni parlamentari sappiano indicare una via d'uscita positiva per le ragioni dei lavoratori, dei giovani, delle donne.

Il governo Berlusconi cerca di sopravvivere alla propria crisi accentuando tutti i suoi aspetti più reazionari: le pose bonapartiste del Capo, il disprezzo delle formalità democratiche, la corruzione più sfrontata dei parlamentari, sullo sfondo della prostituzione di regime. Mentre Confindustria ottiene il sostegno alle peggiori misure contro i lavoratori, la scuola pubblica , i diritti sindacali. E il Vaticano incassa ulteriori regalie in cambio dell' assoluzione del Sultano e dei suoi “peccati”.

A loro volta le opposizioni parlamentari appaiono paralizzate dalla propria crisi e dal proprio stesso disegno: volendo rimpiazzare Berlusconi con un governo affidabile per gli industriali, i banchieri, i vescovi, non possono mobilitare contro Berlusconi le energie dei lavoratori e delle masse. Per questo si oppongono ad ogni sciopero generale, e progettano grandi alleanze trasformiste estese addirittura a partiti clericali, a settori della destra, eventualmente persino alla Lega.

Il risultato è che Berlusconi resta in sella, col rischio di un ulteriore slittamento reazionario dell'intero quadro politico e sociale.

E' necessaria una svolta. Sono i lavoratori e le grandi masse popolari che possono porre fine al governo Berlusconi aprendo la via di una vera alternativa.

In questi mesi nelle strade e nelle piazze di tutta Italia - seppur in modo discontinuo- si è manifestata un'opposizione di massa. Le mobilitazioni dei metalmeccanici e della Fiom ad Ottobre e a Gennaio. Le lotte degli studenti a Dicembre. Le manifestazioni delle donne il 13 Febbraio, hanno rivelato, in forme diverse, un potenziale enorme di ribellione. Questo potenziale non deve essere disperso, né subordinato alle manovre di palazzo. E' giunto il momento di unificarlo in una grande azione di massa, di carattere straordinario, capace di imporre una svolta:

UNA GRANDE MARCIA NAZIONALE DI LAVORATORI, GIOVANI, DONNE, SU PALAZZO CHIGI, CON L'ASSEDIO PROLUNGATO E DI MASSA DEI PALAZZI DEL POTERE, SINO ALLA CADUTA DEL GOVERNO.

Le sollevazioni popolari di Tunisia ed Egitto hanno dimostrato una volta di più che la forza delle grandi masse è capace di rovesciare in poche settimane regimi trentennali: sbaragliando la loro reazione, dividendo sul campo le loro forze, costringendoli infine alla resa. Il governo Berlusconi, tanto più oggi, non è certo più forte del regime di Ben Alì o di Mubarak. I lavoratori, i giovani, le donne del nostro Paese- se uniti- non sono certo più deboli dei lavoratori e dei giovani di Tunisia ed Egitto.

E' il momento di rompere il muro dello scetticismo o della rassegnazione. E' il momento di uscire dalla logica delle pure manifestazioni di denuncia e di propaganda. E' il momento di fare come in Tunisia e in Egitto. Persino costituzioni liberali riconoscono il diritto popolare alla sollevazione contro governi corrotti e reazionari. Nulla è più democratico che rovesciare un governo basato sulla menzogna e sulla corruzione.

Non serve chiedere a Berlusconi le dimissioni. Occorre imporgliele. Per questo ci rivolgiamo a tutte le sinistre, politiche, sindacali, di movimento; a tutte le forze dell'associazionismo democratico; a tutte le strutture popolari impegnate quotidianamente nella battaglia sociale e democratica , per promuovere insieme la marcia nazionale sul governo e aprire dal basso una pagina nuova: che rimuova finalmente le classi dirigenti del Paese.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

venerdì 11 febbraio 2011

Fare in Italia come in Egitto

FARE IN ITALIA COME IN EGITTO

Le dimissioni di Mubarak sono un primo successo della rivoluzione egiziana. L'irruzione sulla scena degli scioperi operai, al fianco della sollevazione popolare, ha dato il colpo di grazia al regime. Prima la Tunisia, poi l'Egitto dimostrano che la forza delle grandi masse può rovesciare in poche settimane regimi apparentemente inespugnabili. E' un esempio straordinario per i lavoratori e i giovani italiani. E' ora che tutte le sinistre italiane- politiche, sindacali, di movimento- promuovano una mobilitazione di massa, prolungata, radicale mirata a rovesciare il Mubarak italiano: con una grande marcia nazionale, operaia e popolare, su Palazzo Chigi per imporre a Berlusconi le dimissioni. In ogni caso “Fare come in Tunisia e in Egitto” è la parola d'ordine che il PCL porterà in ogni manifestazione antiberlusconiana. 

Marco Ferrando

giovedì 10 febbraio 2011

FARE COME IN TUNISIA UNA GRANDE MARCIA NAZIONALE, OPERAIA E POPOLARE, SU PALAZZO CHIGI PER IMPORRE A BERLUSCONI LE DIMISSIONI



La misura è colma per milioni di lavoratori, di giovani, di cittadini.

Il vero scandalo non è la cosiddetta vita privata di Berlusconi.

Il vero scandalo è che il Sultanato che governa l'Italia si regge ormai sulla compravendita dei parlamentari, sulla pubblica menzogna, sulla violazione delle stesse norme istituzionali.

Il vero scandalo è che lo stesso premier che spende in una sola notte di mercificazione femminile quanto un operaio/a guadagna in due anni, è lo stesso che sostiene Marchionne contro gli operai e mira a distruggere il loro contratto nazionale.

Il vero scandalo è che lo stesso premier che promuove le sue amanti come assessori o ministre, taglia scuola, università, stipendi dei dipendenti pubblici nel nome della “meritocrazia” […].

Il vero scandalo è che lo stesso governo Berlusconi-Bossi che in nome del “federalismo” aumenta le tasse su lavoratori e pensionati, è lo stesso che regala al Vaticano una scandalosa esenzione fiscale in cambio del sostegno politico dei vescovi e dell'assoluzione dei “peccati” del Sultano.

Il vero scandalo, infine, è che di fronte a tutto questo le “opposizioni” parlamentari si limitano alle sole parole contro Berlusconi, in attesa di riconquistare i poteri forti (Confindustria, banche, Vaticano) e tornare a governare in loro nome: per questo appoggiano Marchionne e si oppongono allo sciopero generale, contribuendo di fatto alla sopravvivenza del governo. Tutto ciò è intollerabile.

E' l'ora di una svolta. Non serve a nulla ”chiedere” a Berlusconi le dimissioni. E' necessario imporgliele con un'azione di massa dirompente. E' necessario fare come in Tunisia contro il regime di Ben Alì (amico di Berlusconi): organizzare un vero sciopero generale; promuovere una grande mobilitazione continuativa di lavoratori e di popolo che marci sui palazzi del potere e punti a rovesciare il governo. Non si dica che sarebbe “antidemocratico”: nulla sarebbe più democratico che liberare il campo da un governo basato sulla corruzione, sulla truffa, sul condono agli evasori, sulla negazione dei diritti democratici dei lavoratori, al servizio di una piccola minoranza di capitalisti, banchieri, faccendieri.

Per questo facciamo appello a tutte le sinistre, a tutte le organizzazioni del movimento operaio e popolare, a tutte le realtà del movimento degli studenti e dei giovani, a tutte le associazioni del popolo democratico antiberlusconiano, perché finalmente si realizzi insieme una lotta vera , capace di vincere:

SI PREPARI UNO SCIOPERO GENERALE PROLUNGATO CONTRO PADRONATO E GOVERNO SULLE RIVENDICAZIONI DEI LAVORATORI, DEI PRECARI, DEI GIOVANI !

ORGANIZZIAMO OVUNQUE PRESIDI DI MASSA DELLE PREFETTURE CON LA PAROLA D'ORDINE DELLA CACCIATA DEL GOVERNO !

PROMUOVIAMO DA TUTTA ITALIA UNA GRANDE MARCIA NAZIONALE, OPERAIA E POPOLARE, SU PALAZZO CHIGI, CHE ASSEDI IL GOVERNO SINO ALLA SUA CADUTA !

Il primo successo della rivoluzione tunisina e la sollevazione popolare in Egitto dimostrano che nessun potere può reggere alla forza dei lavoratori e del popolo, quando essi si scrollano di dosso la rassegnazione e la paura.
Anche in Italia è questa la via per l'unica alternativa vera : quella che assegna ai lavoratori il posto di comando.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

mercoledì 2 febbraio 2011

TUNISIA ED EGITTO INDICANO LA VIA

TUNISIA ED EGITTO INDICANO LA VIA.

SOLO UNA SOLLEVAZIONE OPERAIA E POPOLARE PUO' SPAZZARE VIA BERLUSCONI NELL'INTERESSE DEL LAVORO, E APRIRE UNO SCENARIO POLITICO NUOVO


La crisi politica e istituzionale dell'Italia precipita.

La seconda Repubblica è in piena decomposizione. La sua crisi ormai trascina con sé la guerra senza tregua tra tutti i poteri dello Stato. Mentre il decantato “bipolarismo” si riduce alla contrapposizione tra un sultanato decadente da basso impero, sorretto da deputati corrotti e dagli avvocati personali del sultano, e un'opposizione parlamentare fallita che si affida a Bankitalia,a Confindustria, alla Magistratura, al Papa. Senza che né il berlusconismo reazionario, né l'antiberlusconismo liberale, possano tracciare una via d'uscita dalla crisi istituzionale e dalla propria stessa crisi.

Tanto più in questo quadro, il movimento operaio non può limitarsi all'iniziativa sindacale, ma deve battersi per una propria soluzione della crisi politica italiana. Con la consapevolezza che tutte le rivendicazioni sociali delle proprie lotte quotidiane riconducono alla necessità di una alternativa politica radicale.

La nostra opinione è molto semplice. C'è una sola via per liberarsi di Berlusconi senza affidarsi agli amici “democratici” di Marchionne: la via della rivolta di massa. Prima la Tunisia, poi l'Egitto, hanno dimostrato una volta di più che ciò che si riteneva impensabile è possibile; che quando il popolo cessa di avere paura e si scrolla di dosso la rassegnazione, si trasforma in una forza enorme capace di rovesciare regimi apparentemente inespugnabili; che solo il rovesciamento rivoluzionario di un governo può aprire uno scenario politico nuovo per gli oppressi. E' una lezione preziosa per i lavoratori e le masse popolari italiane.

Lo sciopero generale dei metalmeccanici del 28 Gennaio sia allora l'inizio di una vera prova di forza: di una mobilitazione generale, continuativa, radicale, che si proponga di bloccare l'Italia sino alla cacciata del governo e alla sconfitta di Fiat e Confindustria; che punti a processare non solo Berlusconi ma le classi dirigenti del Paese; che miri a unificare attorno a sé le ragioni di tutti gli sfruttati, nella prospettiva di un governo dei lavoratori.

Non si tratta di porsi alla coda delle Procure o dei partiti borghesi liberali. Si tratta di porsi alla testa della rabbia sociale, dell'indignazione morale, di ogni protesta democratica, per dar loro uno sbocco rivoluzionario. Questa e solo questa è la via dell'alternativa. Ed è possibile. Non c'è alcuna forza “oggettivamente” superiore alla forza di milioni di lavoratori e di sfruttati. Quando le masse sapranno essere tanto radicali quanto lo sono i loro nemici, nessun muro reggerà il loro urto. E' l'insegnamento della storia, di ieri e di oggi.

Sviluppare tra le masse, controcorrente e in ogni lotta, la coscienza di questa verità è il lavoro quotidiano del Partito Comunista dei Lavoratori. Contro tutti i predicatori di un “realismo” che ignora esattamente la realtà.


MARCO FERRANDO