mercoledì 11 novembre 2009

Squadrismo fai da te!!!

Quindici vigilantes, comandati dall'ex amministratore delegato, si spacciano per poliziotti e fanno irruzione nello stabilimento presidiato dai lavoratori in lotta contro il piano di licenziamenti.








Una troupe di giornalisti Rai riprende la scena e chiama la polizia. Sindacati e sinistra denunciano "l'aggressione squadristica" e chiedono l'intervento del governo.



Una cosa del genere non si era mai vista. O meglio, si era vista a cavallo del “biennio rosso” e i primi anni venti, durante la nascita del fascismo, quando le milizie in camicia nera davano man forte agli industriali rompendo i picchetti degli scioperi operai. Questa mattina, all’alba, una quindicina di vigilantes, comandati da Samuele Landi, ex amministratore delegato della società informatica Agile [ex Eutelia], hanno fatto irruzione nella sede del gruppo presidiato dai lavoratori, nel quartiere Tiburtino. Obiettivo del raid, interrompere l’occupazione dei locali da parte dei dipendenti da tre mesi non ricevono lo stipendio e in mobilitazione permanente contro i tagli e i licenziamenti.



La proprietà, infatti, ha avviato la procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 1200 dipendenti in tutta Italia, 284 nella sola sede di Roma. Davanti questa decisione, i 2000 dipendenti hanno deciso di occupare le sedi di Torino, Ivrea, Pregnana Milanese, Napoli e Roma. La vicenda inizia negli anni ‘90 quando la Olivetti Solutions viene venduta prima alla multinazionale Wang e poi a Getronix. Nel 2006 la famiglia aretina Landi compra Getronix e numerose altre aziende. Dalla fusione di queste imprese viene creato il marchio Eutelia. I bilanci dell’impresa iniziano ad andare in rosso e attirano l’attenzione della guardia di finanza che apre delle indagini. A giugno 2008 viene annunciata la crisi, parte la cassa integrazione per i lavoratori e poi i contratti di solidarietà. A gennaio 2009 viene annunciata la dismissione del settore informatico. A giugno la famiglia Landi cede il ramo informatico ad Agile, piccola srl di Potenza a sua volta rilevata a da Omega spa. Da allora, crisi nera e procedimenti di mobilità.



Nella capitale il presidio è iniziato il 28 ottobre scorso con l’occupazione dei tetti dello stabilimento. Per spezzare la resistenza, questa mattina i vigilantes, armati con piedi di porco, hanno divelto le porte degli uffici, hanno svegliato i lavoratori puntando loro negli occhi le torce elettriche, spacciandosi per poliziotti, chiedendo i documenti, minacciando gli stessi lavoratori e impedendo loro di muoversi. Sfortunatamente per le guardie giurate, all’irruzione erano presenti le telecamere del programma “Crash” di Rai Educational che hanno ripreso la scena. Federico Ruffo, giornalista Rai, si è rifiutato di consegnare i documenti e ha chiamato la polizia. Gli agenti hanno identificato i componenti della falsa squadra e il proprietario dell’azienda, facendoli immediatamente uscire prima che la tensione degenerasse in uno scontro con i lavoratori. La Digos ha acquisito i nastri della registrazione per stabilire la dinamica dei fatti.



“L’attacco contro la protesta dei lavoratori mostra il volto violento dell’imprenditoria – ha detto Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio – I sindacati hanno chiesto l’intervento immediato della presidenza del consiglio dei ministri affinché convochi un tavolo per risolvere, con un vero piano industriale, la vertenza Eutelia e il dramma occupazionale dei suoi dipendenti. "Siamo tornati indietro ai primi dell’800 – ha commentato Andrea Alzetta, consigliere comunale – L’ultimo episodio simile a questo risale ai tempi della rivoluzione industriale. Ritengo gravissimo questo atto di aggressione, operato con il metodo di terrore sdoganato e legittimato dal governo”.



Sulla vicenda è intervenuta anche Alessandra Tibaldi, assessore regionale al lavoro, che ha chiesto “la convocazione urgente di un tavolo di confronto nazionale sulla vertenza Eutelia. Non si può accettare l’intervento di sgombero del presidio dei lavoratori. Qualora i tempi di convocazione dovessero slittare – ha concluso Tibaldi – la Regione è pronta a convocare le parti d’intesa con il Prefetto". Oggi alle 18, sit in davanti alla Camera promosso dai giovani del Pdci, "per protestare contro un’aggressione che ricorda gli squadroni della morte sudamericani”.

martedì 10 novembre 2009

L'addio al Comunismo? E' costato un milione di morti

Articolo pubblicato su "il mercante di venezia"


Scritto da Mara Gergolet, "corriere.it"

Venerdì 23 Gennaio 2009 10:44



La rivista Lancet: nell'Est la mortalità è aumentata del 13% per le privatizzazioni

Quanti morti può fare una privatizzazione? O meglio — se un conto si può fare — quante vite è costato il passaggio dal comunismo al capitalismo?

E ancora: si può conteggiare l'effetto delle ricette economiche che quella transizione l'hanno dettata negli eltsiniani (e clintoniani) anni Novanta? Il conto è stato fatto. Pubblicato su una delle più prestigiose riviste di medicina internazionali, l'inglese Lancet, 4 anni di lavoro, modelli matematici complessi, basandosi sui dati del'Unicef dal 1989 al 2002. La conclusione: le politiche della privatizzazione di massa nei Paesi dell'ex Unione Sovietica e nell'Europa dell'Est hanno aumentato la mortalità del 12,8%.



Ovvero, hanno causato la morte prematura di 1 milione di persone. Non che, finora, qualche stima non fosse stata fatta. L'agenzia Onu per lo sviluppo, l'Undp, nel '99 aveva contato in 10 milioni le persone scomparse nel tellurico cambio di regime, e la stessa Unicef aveva parlato dei 3 milioni di vittime. Lo studio di Lancet (firmato da David Stuckler, sociologo dell'Oxford University, da Lawrence King, della Cambridge University e da Martin McKee, della London School of Hygiene and Tropical Medicine) invece parte da una domanda diversa: si potevano evitare tante vittime, e sono da addebitare a precise strategie economiche? La risposta è sì. Ed è la «velocità » della privatizzazione che — secondo Lancet — spiega il differente tasso di mortalità tra i diversi Paesi.



Si moriva di più dove veniva adottata la «shock therapy»: in Russia tra il '91 e il '94 l'aspettativa di vita si è accorciata di 5 anni. Nei Paesi più «lenti », invece, come Slovenia, Croazia, Polonia, si è allungata di quasi un anno. Grazie, signor Jeffrey Sachs. Perché se gli operai inglesi negli anni '80, come nel film di Ken Loach, «ringraziavano» la signora Thatcher, gli operai delle fabbriche chiuse dell'Est devono (in parte) la loro sorte al geniale economista americano, consigliere allora di molti governi dell'Est.



E infatti il signor Sachs ha risposto piccato, con una lettera al Financial Times. Ma quel «milione di morti» ha ormai accesso il dibattito ai due lati dell'Oceano, sulle pagine del New York Times e nei blog economici. «S'è scatenata — risponde da Oxford David Stuckler — una rissa ideologica, ma noi non volevamo infilarci in un dibattito politico. Volevamo puntare l'attenzione sui rischi sociali.



E poi, il nostro non è un attacco alla shock therapy, tant'è che analizziamo solo le privatizzazione, non le liberalizzazioni o le politiche di stabilizzazione ». E il signor Sachs? Contesta i numeri. Dice, all'Ft, che «dove sono stato consigliere, come in Polonia, non c'è stato nessun incremento della mortalità».



E il caso russo, dove sono state «vendute 112mila imprese di Stato» dal '91 al '94 contro le 640 della Bielorussia, e i tassi di mortalità sono 4 volte maggiori? Colpa delle diete russe, dice Sachs, ma più ancora del crollo dell'impero, «degli aiuti negati dagli occidentali a Mosca», «tanto che nel '94 mi sono dimesso» da consigliere del Cremlino. Non rinuncia all'occasione di seppellire Sachs il suo vecchio nemico, il Nobel Joseph Stiglitz. «Lancet ha ragione, la Polonia è stata un caso di politiche graduali. Quanto alla shock therapy, guardando indietro, è stata disastrosa. Pura ideologia, che ha distorto delle buone analisi economiche». C'è un altro dato che emerge nella ricerca.



Il legame disoccupazione- mortalità nell'ex Unione sovietica. «Il perché è evidente: erano le fabbriche che spesso garantivano screening medici», dice Stuckler. Con la loro chiusura nell'ex Urss è crollato anche il sistema sociale. Numeri impressionanti di morti per alcol, di suicidi. «Mentre dove c'era una forte rete sociale — come nella Repubblica ceca in cui il 48% delle persone faceva parte o di un sindacato o va in Chiesa — l'impatto è stato quasi nullo».



Il sociologo Grigory Meseznikov, uno dei più apprezzati politologi dell'Europa dell'Est, risponde al telefono al Corriere che «sì, sui ceti inferiori l'impatto è stato forte. Ma poi, accanto ai danni immediati, bisogna valutare i benefici e l'impatto positivo a lungo termine». A Lubiana, il sociologo Vlado Miheljak, invece, ricorda che «tra i motivi del successo sloveno, a parte la maggiore integrazione con l'Ovest, c'è stata soprattutto la lentezza. Allora tutto il mondo ci criticava perché non privatizzavano come i cechi, come gli ungheresi. Invece probabilmente, è stata la nostra salvezza».

Firma per il PCL - Elezioni Regionali

Firma per una lista di lavoratori e precari

alle prossime elezioni regionali







Da anni in a Napoli e in Campania le amministrazioni di centrosinistra – a partire dalla giunta Bassolino - rappresentano un governo dei poteri forti che ha speculato sul territorio, l’acqua, lo smaltimento dei rifiuti, la fame di lavoro, attentando alla qualità della vita e al diritto alla salute dei proletari. Un sistema che ha sperperato denaro pubblico a favore di consulenti pagati a peso d’oro, clientelismo ecc. Questo è avvenuto col sostegno consociativo di quelle stesse destre che oggi gridano allo scandalo, ma che hanno ampiamente preso parte alle spartizioni.



Del resto anche a livello nazionale centrodestra e centrosinistra fanno a gara a affossare le condizioni di vita di lavoratori, disoccupati, immigrati e studenti. Prodi e Berlusconi hanno tagliato pensioni e salari, sanità, scuola e servizi sociali; hanno attaccato i diritti dei lavoratori (diritto di sciopero, malattia retribuita) messo in discussione lo stesso contratto nazionale e precarizzato il lavoro. Ciò a tutto vantaggio di banchieri e grandi industriali, che hanno visto crescere a dismisura i loro profitti. Intanto salari e stipendi continuano a perdere potere d’acquisto, e la deregolazione e il peggioramento delle condizioni di lavoro fanno crescere il numero delle “morti bianche”, mentre con la crisi ogni giorno si allunga l’elenco delle aziende in crisi, che mettono i lavoratori in cassa integrazione (vedi le migliaia di lavoratori della Fiat di Pomigliano) e minacciano licenziamenti.



La crisi la paghi chi non ha mai pagato!



nazionalizzazione delle aziende in crisi



salario sociale a tutti i disoccupati



piano rifiuti alternativo – fondato su una vera raccolta differenziata – no alle discariche e agli inceneritori



assunzione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari



Il Partito Comunista dei Lavoratori si impegna a portare gli interessi degli oppressi al centro del dibattito elettorale. Per questo candida lavoratori, disoccupati, precari in alternativa alla casta dei politici di professione al sevizio del padronato

lunedì 26 ottobre 2009

PIERLUIGI BERSANI : UN UOMO VICINO A CONFINDUSTRIA ALLA TESTA DI UN PARTITO LIBERALE.

PIERLUIGI BERSANI : UN UOMO VICINO A CONFINDUSTRIA ALLA TESTA DI UN PARTITO LIBERALE.

Con l’affermazione di Pierluigi Bersani, il PD guadagna probabilmente una guida più esperta e sicura, ma al servizio di una linea immutata di corteggiamento di Confindustria e dei poteri forti. Di più: contrariamente a un diffuso luogo comune, l’asse Bersani- D’Alema- Letta ( e Colaninno) è quello più direttamente legato agli ambienti confindustriali e bancari, ben rappresentati nella Fondazione Italiani Europei . Gli stessi ambienti e interessi peraltro che il pluriministro Bersani ha lautamente servito per anni, con detassazioni dei profitti, privatizzazioni, precarizzazione del lavoro: quelle politiche che hanno colpito i lavoratori spianando la strada a Berlusconi.
Le sinistre italiane, politiche e sindacali, non si facciano dunque incantare dal nuovo leader PD e dalla sua retorica sul”lavoro”. Respingano le possibili sirene di una nuova “Unione” di centrosinistra. Uniscano nell’azione le proprie forze, in piena autonomia dal PD, per cacciare Berlusconi con la mobilitazione di massa, nella prospettiva di un’alternativa vera. Solo una sinistra autonoma e alternativa al PD, può costruire un futuro per il movimento operaio italiano.

giovedì 17 settembre 2009

Edilizia Scolastica

Anche quest'anno abbiamo registrato un peggioramento nella situazione delle nostre scuole. Più della metà degli edifici monitorati quest'anno si colloca in zone a rischio sismico, il 38% ha l'ingresso situato direttamente sulla strada, il 35% ha registrato episodi di vandalismo: tutti elementi che fanno da contorno ad una situazione generale di insicurezza. Ciò che è avvenuto a Rivoli nel novembre del 2008 dove il crollo del soffitto di una scuola ha causato la morte di uno studente,è la prova concreta dello stato di sfascio in cui versano gli istituti scolastici italiani". "31.500 scuole, ben il 75% del totale, non è sicuro è necessita di interventi urgenti. Sono le aule e le palestre ad aggiudicarsi il bollino nero dell'insicurezza: un'aula su 5 presenta crolli di intonaco e quasi una su 3 ha altri segni di fatiscenza. Il 20% ha pavimenti sconnessi, il 24% ha finestre rotte, il 15% banchi danneggiati, il 51% presenta armadi e librerie non ancorati alle pareti. E alle aule spetta anche il titolo di "ambiente più sporco" con polvere, sporcizia e imbrattamenti soprattutto sugli arredi, situazione segnalata nel 29% delle scuole monitorate. Le palestre sono poche e malmesse: ben il 39% delle scuole non ha una palestra. Per il restante 61%, la palestra è collocata in un locale spesso fatiscente, sporco e inadeguato allo svolgimento delle attività. Il 50% ha un impianto elettrico arretrato e nessuna norma antincendio, il 42% non ha porte antipanico, il 30% presenta segni di fatiscenza o crolli di intonaco. Il 29% ha attrezzature sportive danneggiate e addirittura c'è un 9% che non ha alcuna attrezzatura.




I pavimenti dei bagni presentano numerose irregolarità nel 12% delle scuole monitorate mentre finestre non integre sono presenti nel 17% dei casi. Riguardo alle porte esse sono state trovate in cattive condizioni nel 31% delle scuole. Ben il 30% è sprovvisto di bagni per studenti disabili. Sul tema della certificazione la situazione si conferma, come negli scorsi anni, gravissima. Il certificato di agibilità statica è presente solo nel 34% delle scuole, quello di agibilità igienico-sanitaria è disponibile nel 39% dei casi, quello di prevenzione incendi nel 37%. La segnaletica è messa male: ancora una scuola su quattro non ha la piantina con i percorsi di evacuazione e le uscite di emergenza non sono segnalate nel 17% dei casi. Nelle scuole che hanno laboratori scientifici, solo il 63% ha cartelli informativi sulle precauzioni da seguire e l'84% possiede armadi chiusi per riporre sostanze e attrezzature pericolose. Assai scarsa è la formazione del personale: nel dettaglio, una scuola su quattro non attua corsi sulla sicurezza del lavoro, il 17% non fa le prove di evacuazione, ben il 42% non fa corsi di primo soccorso né di prevenzione incendi e addirittura l'83% non ha svolto alcun corso sulla sicurezza elettrica.

A questo va aggiunto che nel 2008 sono stati circa di 90.000 le denunce di infortunio presentate dagli studenti di queste 250 sono state indennizzate per inabilità permanente,









RETE STUDENTI SALERNO

lunedì 31 agosto 2009

Insieme ai precari di Salerno e Provincia fino alla vittoria!!!


Oggi alle ore 9 nello spazio antistante il provveditorato agli studi si è tenuto un presidio di protesta contro i 2000 tagli effettuati dall'operazione Gelmini(obiettivo=distruzione della scuola pubblica).


200 Tra insegnanti precari,personale ata e studenti hanno manifestato il proprio dissenso al provvedimento che pone le basi per la devastazione della scuola pubblica nella nostra provincia. La manifestazione che si stavaa svolgendo pacificamente ha rischiato di essere "sedata" violentemente dalle forze del (dis)ordine che, in cordone dinnanzi all ingresso del provveditorato, hanno vietato l accesso (effettuando una interruzione di pubblico servizio) agli interessati che cercavano di venire a conoscenza del responso suil proprio futuro. Come se non bastasse al tentativo di forzare il cordone della milizia franchista a guardia dell edificio pubblico, alcuni polizziotti si sono cimentati nel loro sport preferito, il calcio al manifestante.Attimi di tensione si sono avuti anche successivamente quando alcuni autoveicoli hanno tentato di abbandonare lo spiazzale del provveditorato, il cui ingreso era presidiato dei manifestanti che, schierati dinnanzi al cancello sono stati brutalmente respinti dalle forze armate.



Gli attacchi dei servi del padrone sono avvenuti senza il minimo rispetto per donne e anziani, a dimostrazione del fatto che la macchina repressiva dello stato non si ferma davanti a nulla.

Il presidio continuerà tutta la giornata, la delegazione della rete studenti raggiungerà i precari della scuola alle ore 5 portando solidarietà e rifornimenti dato il caldo torrido che ha contraddistinto questa giornata.



Gli studenti non si fermano, la suola pubblica non si tocca!!!



Ci vediamo avanti l'itis focaccia alle ore 17:00



(Prossimamente verranno caricate immagini e video del presidio)

giovedì 16 luglio 2009

Salerno/Cava: Partigiani Fantocci e odio razziale – Quattro topi di fogna a giudizio!0 Comments Published luglio 15th, 2009 in news. Il 25 aprile del 2007, in occasione dei festeggiamenti per la liberazione, appesero dei fantocci impiccati al balcone del Palazzo dell’ex Pretura di Cava, con appesi al collo cartelli con scritte contro i partigiani; nella notte tra il 12 e il 13 giugno fecero irruzione all’interno del centro sociale “Asilo Politico” di Salerno, dando fuoco a mobili e suppellettili, manomettendo anche l’impianto idrico provocando così l’allagamento dei locali; ed in più, in occasioni di manifestrazioni pubbliche, inneggiarono all’odio razziale ed etnico, esibendosi nel saluto romano, e detenendo in casa armi bianche, manganelli e fionde.Queste le accuse che, ieri mattina, hanno indotto il gup Zarone a rinviare a giudizio quattro giovani vicini al gruppo “Forza Nuova”. Si tratta di Guido D’Amore, Vito Mercurio, Raffaele Marino e Luca Lezzi (il collegio difesivo era formato dagli Avvocati Giovine, Ciliberti, De Felice). Il processo nei confronti dei quattro imputati prenderà il via il prossimo 16 marzo 2010, dinanzi ai giudici della Seconda penale del tribunale di Salerno. “In quella sede – ha commentato ieri l’avvocato Giovine subito dopo il pronunciamento del gup Zarone – dimostreremo l’insussistenza del quadro accusatorio. Riteniamo infatti che alcuni elementi di prova addotti dalla Procura siano del tutto insufficienti per determinare la penale responsabilità dei nostri assistiti. 12 15/07/2009Il Mattino di SalernoIL PROCESSOApologia del fascismo in 4 a giudizio L’accusa: tentarono di incendiare la sede di Asilo Politico Svastiche a Cava Sono stati rinviati a giudizio con accuse pesanti dall’apologia del fascismo, alla discriminazione razziale, al vilipendio delle forze di liberazione Guido D’Amore, Vito Mercurio, Raffaele Marino, e Luca Lezzi. Quattro giovani che in diverse occasioni inneggiavano al fascismo, con il tipico saluto romano di stampo fascista. Ieri il giudice dell’udienza preliminare Dolores Zarone ha accolto la richiesta del pubblico ministero Rocco Alfano e ha disposto il rinvio a giudizio. Il processo per i quattro giovani inizia il 16 marzo del prossimo anno dinanzi ai giudici della seconda sezione penale. Sono diversi gli episodi emersi nel corso delle capillari indagini, condotte dagli uomini della Digos, diretti dal vicequestore Luigi Amato. In diverse manifestazioni pubbliche hanno effettuato propaganda fascista. E poi ancora sono stati trovati in loro possesso striscioni con svastiche e croci celtiche o altra documentazione inneggiante al fascismo. A giugno di due anni fa Lezzi e Marino avrebbero forzato la grata di una finestra del centro sociale «Asilo Politico» a Salerno, dove aveva sede l’associazione culturale «Andrea Proto» e avevano dato fuoco a mobili e suppellettili. Veniva manomesso inoltre l’impianto idrico, con conseguente allagamento. Danneggiati i servizi igienici e l’impianto elettrico. E poi scritte sui muri, con la sigla «N.A.R.» e altre oltraggiose, accompagnate da svastiche e simboli celtici. Sono solo di qualche mese prima i fatti che sarebbero stati commessi a Cava de’ Tirreni da D’Amore, Mercurio e Marino, con altri giovani di «Forza Nuova» sempre di Cava in occasione 25 aprile vilipendevano le forze armate in pubblico, collocando tre fantocci come se fossero impiccati al balcone dell’ex pretura di Cava de’ Tirreni e un altro attaccato al lampione, con al collo cartelli con le solite scritte. Poi durante manifestazioni pubbliche i quattro giovani avrebbero sventolato bandiere e drappi con svastiche e croci celtiche, oltre che frasi inneggianti al fascismo. a.b.

mercoledì 8 luglio 2009

Tre anni e mezzo per gli assassini di Federico Aldrovandi, diciottenne picchiato a morte dalla polizia il 25/09/05, morto per soffocamento dopo l'incontro con gli sbirri.Quattro anni per stabilire che la vita di un ragazzo di 18 anni vale 3 anni e mezzo...La cosa triste è che la prima reazione è di "gioia", il primo pensiero è che giustizia c'è stata.Siamo in un Paese in cui anche i genitori privati del proprio figlio hanno un moto di soddisfazione perchè quei poliziotti sono stati ritenuti colpevoli, di eccesso colposo in omicidio colposo di un ragazzino che camminava per strada di sera. Ecco l'articolo de LA REPUBBLICA Per la morte del giovane Aldrovandipoliziotti condannati a tre anni e 6 mesi I genitori: "Volevamo che fossero restituiti rispetto e dignità a nostro figlio" Federico AldrovandiFERRARA - Il tribunale di Ferrara ha condannato a tre anni e sei mesi i quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Federico Aldrovandi, il ragazzo di 18 anni morto il 25 settembre 2005 durante un intervento di polizia. Alla lettura della sentenza i genitori del ragazzo si sono abbracciati piangendo e in aula sono partiti applausi. "Volevo che a mio figlio fossero restituiti giustizia, rispetto e dignità", ha detto il padre di Federico. "Mio figlio non era un drogato, era un ragazzo di 18 anni che amava la vita e che quella mattina non voleva morire". Sua moglie è sembra stata convinta della colpevolezza degli agenti: "Ci sono stati momenti in cui ho avuto paura che se la potessero cavare, ma in fondo ci ho sempre creduto. Ora quei quattro non devono più indossare la divisa". Inchiesta e processo hanno visto come parte fondamentale la famiglia Aldrovandi, la mamma Patrizia Moretti e il papà Lino, in prima linea per chiedere la verità, prima con il blog su Kataweb aperto nel gennaio 2006 e diventato uno dei più cliccati in Italia, poi lungo l'inchiesta e il processo, scanditi dalle perizie, dalla raccolta delle testimonianze, dalla ricostruzione faticosa delle cause della morte di Federico. Il pm Nicola Proto aveva chiesto condanne per tre anni e otto mesi a ciascuno dei quattro agenti. L'accusa è di aver ecceduto nel loro intervento, di non aver raccolto le richieste di aiuto del ragazzo, di aver infierito su di lui in una colluttazione imprudente usando i manganelli che poi si sono rotti. La parte civile, (Gamberini, Del Mercato, Anselmo e Venturi) ha ricostruito sotto quattro angolazioni diverse le difficoltà per raggiungere non la verità ma il processo stesso, sostenendo che la morte di Federico sia addebitabile alla colluttazione con gli agenti (nel corso della quale si ruppero due manganelli) e all'ammanettamento del giovane a pancia in giù con le mani dietro la schiena. Posizione che, secondo i loro consulenti, avrebbe causato un'asfissia posturale. A questa causa va aggiunta la tesi di un cardiopatologo dell'Università di Padova, il professor Thiene, secondo il quale il cuore avrebbe subito un arresto dopo aver ricevuto un colpo violento. Per la difesa (Pellegrini, Vecchi, Bordoni, Trombini) l'agitazione del ragazzo quella mattina, prima e durante l'intervento di polizia, era dovuta all'effetto di sostanze assunte la notte prima al Link di Bologna con gli amici. Sostanze che lo avrebbe portato a uno scompenso di ossigeno durante la colluttazione. Tutte le difese hanno chiesto l'assoluzione piena degli imputati, che agirono rispettando le regole e il modus operandi previsto per interventi di contenimenti di persone fuori controllo (uso dei manganelli, metodo di ammanettamento e di contenzione o pressione sul corpo). Ancora oggi, tuttavia, nonostante l'intervento di oltre 15 tra i più affermati e riconosciuti esperti italiani (medico-legali, tossicologi, anestesiologi, cardiopatologi) non si è arrivati a chiarire con certezza le cause della morte.

venerdì 26 giugno 2009

Vigilanza popolare!!!

''La nascita della Guardia Nazionale Italiana e lo stesso rilancio delle ronde da parte del ministro Maroni, rivelano una dinamica inquietante. Per la prima volta, al di la' delle parole, siamo di fronte allo sviluppo di strutture parallele, paramilitari, pubblicamente avallate o incoraggiate dallo Stato''. Lo afferma Marco Ferrando del partito Comunista dei lavoratori. ''Le sinistre non possono limitarsi alla critica. Debbono promuovere unitariamente una mobilitazione di contrasto. Proponiamo ai sindacati - prosegue - a tutte le sinistre, alle associazioni popolari, antifasciste e antirazziste di approntare strutture unitarie di vigilanza operaia e popolare sul territorio, a partire dal nord. Strutture operative che tutelino la sicurezza individuale e collettiva dei soggetti minacciati da rondismo, squadrismo, teppismo; e che parallelamente estendano la propria azione contro ogni forma di criminalita' quotidiana del profitto: incluso lo sfruttamento del lavoro nero, il mancato rispetto della sicurezza sul lavoro, l'evasione fiscale, lo scempio ambientale''. ''Le sinistre - conclude Ferrando - non possono lasciare alle destre il controllo del territorio. E debbono promuovere una propria campagna anti capitalistica sulla sicurezza''.

sabato 30 maggio 2009

LE RAGIONI DEL NON VOTO AL BILANCIO. (Striano)

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI La gestione del denaro, per gli enti pubblici, diventa ogni volta più ardua. Non si comprende, che oggi, a causa della crisi economica bisogna svolgere un lavoro certosino per far quadrare i conti. Non si vuole capire, che in primo luogo bisogna guardare alle necessità essenziali del Popolo, che sono: Casa, lavoro, salute e sicurezza pubblica, evitando gli sprechi. A niente di tutto questo, mira la politica scellerata dell’attuale governo cittadino. Mostrando pochezza d’idee, nel far quadrare i numeri del bilancio. Il tutto aggravato dall’incompetenza politica della gestione, di soggetti che si sono improvvisati amministratori, senza avere la minima idea di come si gestisce la “cosa pubblica”. Persone che niente hanno capito della discussione sul bilancio, ma che si sono apprestati ad alzare il ditino nel momento della votazione. E si sa, che le previsioni possono pure non essere azzeccate, ma in questo particolare caso, redigere un bilancio di previsione senza l’ausilio di un grammo di politica, senza avere conoscenza dei bisogni del Popolo, c’è solo garanzia del totale fallimento. E parliamo di pubblico denaro! Parliamo del denaro che tante persone riescono a stento a guadagnare con il sudore della propria fronte. Denaro affidato nelle mani di chi, da una parte è bravo a sprecare assumendo mutui pazzeschi, per acquisti e investimenti insensati e dall’altra è ancora più bravo a raddoppiare le tasse. Si tenta grottescamente di far quadrare i numeri inserendo “entrati eccezionali” che hanno dell’assurdo. La vendita di 24 alloggi in Via C. V. Ruggiero. Noi del partito Comunista dei lavoratori, chiediamo: chi mai potrà comprare questi alloggi? Ci si rende conto, delle difficoltà economiche delle famiglie residenti in un posto abbandonato dalle istituzioni? Ci si rende conto che chi vive nei cosiddetti “Bronx” e come se portasse il marchio ingiusto di cittadino serie “B”? E cosa pensa di fare, quest’amministrazione, per sostenere questi cittadini? Pensa di paventare, sventolando davanti ai loro occhi, la possibilità di sottrargli in qualche modo la “casa” nella quale vive! …Nella quale ha visto nascere i propri figli, e buttarli in mezzo alla strada! E cosa si prevede nel bilancio di previsione (circa 100 Miliardi di vecchie lire), per elevare economicamente e culturalmente questi figli del popolo? Niente, assolutamente niente!!! Come zero è stato previsto per un serio piano per la ripresa l’agricoltura; come zero è stato previsto per l’incremento dell’occupazione; come zero è stato previsto per la sicurezza pubblica. Ha ragione l’ingegner A. Esposito, quanto sostiene, per ben tre volte, dal palco, nel comizio del 24 maggio 2009, che questo bilancio è falso !! E’ certo che è falso! Perché le entrate eccezionali di cui si parla, sono entrate in sostanza inesistenti, in realizzabili. E dunque, perché, noi del Partito Comunista dei Lavoratori avremmo dovuto votare a favore di questo bilancio? Perché mai avremmo dovuto votare un bilancio che non prevede sviluppo economico per il paese? Che non favorisce l’agricoltura e l’occupazione? Ecco i motivi del nostro non voto! Noi diciamo no alla casta dei politici di professione, che sfrutta il potere conferitogli dal Popolo, solo e soltanto, per rafforzare la propria posizione sociale ed economica. Ed è per questo, che c’è bisogno di un governo costituito da lavoratori del Popolo. SE NE VADANO TUTTI, GOVERNINO I LAVORATORI. San Valentino Torio, lì 30 giugno ’09 Consigliere comunale Quirino Caldiero

giovedì 28 maggio 2009

AGENDA TRASMISSIONI TELEVISIVE DEL PCL

(25 Maggio 2009) 26 MAGGIO BALLARO' RAI 3 FINESTRA REGISTRATA SUL PCL 28 MAGGIO PORTA A PORTA RAI 1 FINESTRA REGISTRATA SUL PCL 27 MAGGIO ORE 22,45 RAI 2 TRIBUNA ELETTORALE PCL 29 MAGGIO ORE 21,45 RAI 3 CONFERENZA STAMPA PCL

lunedì 18 maggio 2009

Squadrismo pendolare

Aggressione fascista al compagno Luca della RedAzione di Radio Vostok, mentre si recava a Torino per il Contro vertice sul G8. Durante la notte, sono entrati nella cuccetta del treno partito da Napoli e diretto a Torino che sostava nella stazione di Roma Formia dove dormiva il nostro compagno, tre teste rasate che gli hanno intimato di togliersi una maglietta con la stella rossa. Al rifiuto, Luca è stato colpito al volto, e successivamente gli è stata strappata la maglietta. i Tre non si sono fermati è gli hanno inciso a fuoco con un coltellino una svastica sul braccio.Denunciamo con forza l'accaduto, e chiediamo solidarietà militante.Fascista stai attento ancora fischia il vento!!!!
ecco quanto riporta l'articolo comparso oggi sul sito della rete studenti salerno, il compagno Luca (di Cava de Tirreni), in un intervista rilasciata alla Repubblica racconta dell'accaduto in maniera precisa e dettagliata:"erano in tre e mi hanno aggredito mentre ero intento a fumare una sigaretta..."
I letam-fascisti hanno notato un riferimento all'EZLN (esercito zapatista di liberazione nazionale), indossato dal compagno Luca, ed a riprova dell'adagio che li vuole stupidi e vigliacchi hanno deciso di mostrare la loro forza attaccandolo contemporaneamente. Dopo avergli strappato la maglia hanno marchiato sul suo braccio una svastica mediante un coltello; di fronte ad episodi del genere ci sorge spontaneo interrogarci sul perchè le istituzioni perseverino a sottacere simili avvenimenti.
In un colloquio telefonico con i compagni di cava abbiamo avuto rassicurazioni sulle condizioni di salute di Luca, il quale ha raggiunto Torino e si appresta a manifestare, insieme a migliaia di altri studenti provenienti da tutta europa, la propria contrarietà all'ennesimo attacco all'università pubblica ed alle politiche globali di mercificazione dei saperi.
Auguri di pronta guarigione Luca!!!
Come in precedenti appelli, la nostra sezione ribadisce la necessità di creare squadre di autodifesa per poter far fronte alla vigliaccheria dei seguaci del fascio.
...Piazzale Loreto ce l'ha insegnato...

giovedì 30 aprile 2009

Crisi, quale risposta dai lavoratori!!!

Per una svolta di lotta. Per una vertenza generale. Una crisi drammatica – Da mesi una crisi economica senza precedenti nel dopoguerra grava sul presente e sul futuro dei lavoratori e dei giovani, rivelando la vera natura del capitale che non ha più un futuro da offrire se non licenziamenti, precarietà, insicurezza sul lavoro, miseria, riduzioni dei diritti e degli spazi di democrazia. Invece di risposte positive, il governo cerca la complicità dei vertici sindacali per ridurre i diritti dei lavoratori e impedire la loro reazione. Oppure cerca di deviare il malessere sociale contro facili capri espiatori (i rom, gli immigrati) scatenando campagne d’odio xenofobo e razzista, che già in passato hanno prodotto esiti tragici. Tutto ciò non ha finora ricevuto una reazione adeguata. Ovviamente non quella di un PD impotente e complice. Neppure quella di una CGIL che si limita a rivendicare il proprio posto al tavolo della concertazione. Ma purtroppo neppure quella di un sindacalismo di base troppo diviso e autocentrato. Noi la crisi non la paghiamo – Eppure non sono mancati segnali forti e positivi, come il movimento dell’onda o alcune lotte operaie difensive, che in qualche caso hanno visto una larga partecipazione di lavoratori immigrati, come nel caso vincente di Origgio. Sono segnali di una disponibilità a lottare, ad auto-organizzarsi, a ricomporre un’unità fra diversi settori sociali e di classe che indicano che una svolta è possibile, che cresce un sentimento di ribellione sociale sintetizzato nella parola d’ordine “noi la crisi non la paghiamo!” Prepararsi a una prova di forza – Sia chiaro: non sarà dalle urne di giugno che uscirà una soluzione favorevole ai lavoratori e agli sfruttati, ma solo da una ripresa delle lotte su basi chiare. In ultima analisi da un rovesciamento dei rapporti di forza sociali e politici. Ma per questo occorre rimettere in campo tutte le energie del mondo del lavoro, del precariato, dei disoccupati, dei giovani, uno schieramento in grado di contrastare e sconfiggere le politiche borghesi di centrodestra e di centrosinistra, battere le logiche concertative delle burocrazie sindacali, scavalcare l’impotenza istituzionale della sinistra, superando anche l’estrema debolezza del sindacalismo di base. Per un’assemblea nazionale dei delegati – Per lavorare a questa ripresa proponiamo a tutte le organizzazioni sindacali e politiche della sinistra di unire le forze per costruire insieme una assemblea nazionale di delegati che promuova la svolta di lotta di cui c’è bisogno, discutendo una piattaforma di rivendicazioni unificanti e le forme di lotta necessarie. Per una vertenza generale – Proponiamo di lavorare insieme per costruire una vertenza generale del mondo del lavoro, del precariato, degli studenti, dei territori, che sfoci in una mobilitazione prolungata che combini lo sciopero generale, l’occupazione delle aziende in crisi, l’occupazione delle scuole e delle università, la mobilitazione nei territori. Per una piattaforma unificante – A questo scopo occorre costruire una piattaforma unificante che miri a ricomporre ciò che la crisi e la politica padronale divide: lavoratori stabili e precari, italiani e migranti, giovani ed anziani, uomini ne donne. Per parte nostra proponiamo di ripartire da queste rivendicazioni: - blocco generale dei licenziamenti - ripartizione fra tutti del lavoro esistente tramite la riduzione dell’orario a parità di paga - stabilizzazione di tutti i rapporti di lavoro e abolizione delle leggi di precarizzazione - aumento salariale per tutti di 300 euro mensili e salario minimo intercategoriale di 1.200 euro mensili - una vera indennità di disoccupazione a 1.000 euro mensili - permesso di soggiorno per tutti i lavoratori immigrati - no ai tagli alla scuola e all’università - un piano di opere pubbliche di vera utilità sociale: ricostruzione dell’Abruzzo terremotato sotto il controllo dei comitati popolari; risanamento antisismico e ristrutturazione energetica degli edifici pubblici (scuole e ospedali in primis) e di edilizia popolare; risanamento idrogeologico e ambientale; piano energetico fondato sul risparmio e sulle fonti rinnovabili. Paghi chi non ha mai pagato – Queste misure richiedono che a pagare la crisi siano quelli che finora non hanno mai pagato: i grandi capitalisti e le banche (da nazionalizzare sotto il controllo dei lavoratori), tagliando le spese militari, i costi della “casta”, i privilegi del Vaticano, le grandi opere speculative ed inutili (Expo2015, ponte sullo stretto…). E’ possibile trovare in questo modo le risorse necessarie per far fronte alle urgenze sociali e per preservare e ampliare lo stato sociale e le pensioni. Governino i lavoratori – A chi obietta che queste proposte sono “incompatibili” con le attuali regole del gioco rispondiamo che è vero: il capitalismo è incompatibile con i bisogni fondamentali dei lavoratori e della maggioranza della società. Per questo occorre una vera alternativa di sistema e di potere. Solo la lotta per cacciare i capitalisti, i banchieri e i loro governi, e per affermare un governo dei lavoratori, può aprire la strada a una vera alternativa di società e di potere in grado di rispondere alla crisi, soddisfare i bisogni sociali, difendere l’ambiente, promuovere un progresso civile che metta fine a sfruttamento, insicurezza, xenofobia, razzismo, oscurantismo clericale, e promuova finalmente i fondamentali diritti umani e sociali al di là delle differenze di genere, origine etnica e preferenza sessuale. Per una sinistra che non tradisca Il Partito Comunista dei Lavoratori – l’unico partito che in questi anni non è mai sceso a compromessi con i governi e le politiche borghesi – lavora a questa prospettiva impegnando le proprie forze in ogni luogo di lavoro e di studio e sul territorio per costruire ogni possibile occasione di fronte unitario di lotta. Con questo spirito è presente oggi in tutte le scadenze di questo 1° Maggio, nei diversi cortei e mobilitazioni in tutta Italia. Con questo stesso spirito lavoriamo, anche con la presentazione elettorale di liste del Partito Comunista dei Lavoratori, alla costruzione di quella “sinistra che non tradisce” di cui oggi i lavoratori e le masse degli sfruttati hanno urgente bisogno. Partito Comunista dei Lavoratori info@pclavoratori.it www.pclavoratori.it

giovedì 23 aprile 2009

25 Aprile

Lo avrai camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italianima con che pietra si costruiràa deciderlo tocca a noi.Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminionon colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinettiriposano in serenitànon colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarononon colla primavera di queste valli che ti videro fuggire.Ma soltanto col silenzio del torturatiPiù duro d'ogni macigno soltanto con la roccia di questo pattogiurato fra uomini liberi che volontari si adunaronoper dignità e non per odio decisi a riscattarela vergogna e il terrore del mondo. Su queste strade se vorrai tornareai nostri posti ci ritroveraimorti e vivi collo stesso impegnopopolo serrato intorno al monumentoche si chiamaora e sempreRESISTENZA

mercoledì 22 aprile 2009

Non infangate il ricordo dei martiri della resistenza

E' proprio il caso di dirlo, Berlusconi ed il 25 Aprile, come il diavolo e l'acqua santa; la festa della liberazione dall'invasione nazi-fascista vedrà la partecipazione del moderno invasore, colui il quale ha portato a compimento il tentativo dispotico di egemonia sul bel paese...Questo 25 Aprile sarà una giornata all'insegna dell'ipocrisia e del falso d'autore a quanto pare, stando a quanto continuano ad affermare i rappresentanti della destra nazionale "l'italia paga la mancanza di pacificazione" (Formigoni).Peccato che a non voler far pace con la storia (e col cervello ndr) siano proprio i suoi colleghi: il gerarca di AN Ignazio La Russa, antifascista dell'ultim'ora colto da rimorsi e sensi di colpa afferma che " in italia ci furono due resistenze", peccato che una delle due portasse come proprio vessillo la croce uncinata e fosse corresponsabile di 6 milioni di persone scomparse nel vento...Berlusconi non vuole lasciare la manifestazione alla sinistra, infondo la festa di Liberazione è solo un altro evento in cui svolgere l'ordinaria amministrazione, pubbliche relazioni seguite da affermazioni improponibili che poi verranno negate il giorno seguente... Franceschini, segretario del PD fa notare che questa è la 14 occasione per prendere parte alla manifestazione, commentando il tutto con un " meglio tardi che mai"! Ma noi siamo convinti che sarebbe stato meglio non vederlo prendere parte ad una ricorrenza del genere, proprio per preservarne la "sacralità" evitando così di adulterarne il significato.
Onore alla resistenza, onore ai Partigiani

venerdì 17 aprile 2009

DOPO GLI SCIACALLI ARRIVANO I LUPI !

Dalle nostre parti, la terra continua a tremare ma questo non impedisce unavisione lucida di quanto avvenuto. L'Abruzzo è stato colpito da un sisma diforte intensità ma, né le immani devastazioni, né le 292 vite umane persesono da addebitare solo alla natura.È chiaro a tutti che l'aver costruito in luoghi non opportuni da un punto divisto idrogeologico e senza le più elementari prescrizioni antisismiche sonole vere cause del disastro. Per essere più chiari, *i meccanismi dellaspeculazione edilizia, diffusissima nella nostra regione, e la ricerca delmassimo profitto, uno dei dogmi della società capitalistica, sono alla basedi quanto avvenuto.* Si aggiunga a questo, l'imperizia della protezionecivile che, evidentemente distratta dall'organizzazione del G8 e da altrigrandi eventi, ha sottovalutato uno sciame sismico che andava avanti damesi.Non si trattava di evacuare una città, come furbescamente dicono Bertolaso ecompagni, ma sarebbe bastato dare alla popolazione consigli utili in caso diterremoto, rafforzare magari il personale di pronto intervento, far arrivareall'Aquila qualche struttura (tende, macchine escavatrici, gruppielettrogeni, ecc) nell'eventualità di ciò che poi si è purtroppo verificato.Fortuna che ai ritardi e alla inadeguatezza dello stato, ha sopperito lasolidarietà sociale con le mille forme di autoorganizzazione dei soccorsiche sono stati, soprattutto all'inizio, il vero aiuto alle popolazioniterremotate.Dopo il disastro, sono giunti puntuali gli sciacalli, non quelli inventatidai media che rubano nelle case (magari rumeni, perchè un po di razzismopuò risollevare il morale) ma quelli veri e cioè i politici e il lorocodazzo di giornalisti e opinionisti del dolore altrui. Quel che si è vistoin questa settimana in Abruzzo è qualcosa che si stenta a credere. Un capodel governo, già spregiudicato palazzinaro, che ogni volta che è al governone pensa una per favorire la lobby del mattone (si veda ora la proposta diampliamento degli immobili) e nel frattempo allenta la normativa antisismicae taglia i fondi alla protezione civile, venire a vestire i panni dell'eroe.Ministri in parata con l'occhio umido in favore della telecamera e nessunoche abbia detto dove prendere i soldi della ricostruzione, cioè l'unica cosache contava. Ora tra lotterie, cinque per mille, tasse sui redditi alti anoi pare che alla fine della fiera, saranno come sempre i lavoratoridipendenti a tirar fuori il denaro.*E' andata diversamente quando si è trattato di salvare le banche, è bastatauna notte e i miliardi dalle casse dello stato sono stati messi adisposizione dei poveri banchieri. Così funziona il capitale.*Per venire a noi, ribadiamo che nessuno dei nostri compagni delle provincedi Pescara, Chieti e Teramo ha subito conseguenze a causa del terremoto.Diversa e drammatica è invece la situazione dei compagni aquilani. Pur nonavendo subito nessuno conseguenze fisiche, tutti hanno avuto pesanti dannimateriali. La maggior parte di loro, sono momentaneamente ospitati inalberghi della costa e il nostro coordinatore regionale Ottaviano Scipione èin costante contatto con loro. Tanti compagni, da ogni parte d'Italia, cihanno chiesto di poter dare un segno della loro vicinanza e solidarietà. Noiabbiamo valutato con scrupolo tutte le possibilità e siamo giunti allaconclusione che, in questa fase, l'unico aiuto possibile da gestire da partenostra e insieme utile a chi lo riceverà è costituto da versamenti indenaro. Dunque per chiunque volesse contribuire a questa raccolta di fondiconsigliamo le seguenti modalità: *Lasciamo di seguito un collegamento che rimanderà alla pagina del sitoabruzzese del PCL dedicata alle sottoscrizioni volontarie (o guardare alrelativo tasto sulla colonna a destra del sito). Qui sono spiegate duemodalità per effettuare un versamento in denaro. La prima direttamente alleposte utilizzando i dati della carta prepagata postepay intestata per ilmomento ad un coordinatore locale del partito: si tratta di ricaricare lacarta attraverso lo sportello delle poste comunicando il numero della cartae il nome della persona a cui la carta è intestata; in questo caso ilversamento è anonimo e se volete far conoscere il vostro nome è bene che inseguito scriviate una e-mail a info@pclabruzzo.it.Indirizzo e-mail protettodal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo La seconda modalità èon-line ed è utile per chi ha già una carta di credito o carta prepagata,in questo caso si può cliccare sul tasto del conto paypal del pclAbruzzo pervisualizzare le procedura. Ecco il collegamento:* http://www.pclabruzzo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=161&Itemid=46 *Coordinamento regionale PCL Abruzzo*

martedì 14 aprile 2009

PER UNA SVOLTA DI UNITA' E RADICALITA' NEL MOVIMENTO REALE DELLE LOTTE

Partito Comunista dei Lavoratori LETTERA APERTA ALLE SINISTRE Cari compagni e compagne, la diversità politica e programmatica tra i nostri partiti, che è alla base di presentazioni elettorali distinte e alternative, non può e non deve contraddire la ricerca dell'unità d'azione sul terreno decisivo dell'iniziativa di massa e della lotta di classe. Tanto più nel cuore di una crisi capitalistica devastante. Questo è il senso della lettera aperta che vi rivolgiamo. AUTONOMIA COMUNISTA E UNITA' D'AZIONE Come sapete, la scelta di fondo della costruzione autonoma del PCL si basa sulla natura del nostro programma e della politica che ne consegue : un programma comunista, di rovesciamento rivoluzionario del capitalismo e di governo dei lavoratori, su scala nazionale e internazionale; e dunque una politica quotidiana tesa a sviluppare in ogni lotta particolare il senso di quella prospettiva generale, a partire da una difesa rigorosa dell'autonomia di classe del movimento operaio. E' in virtù di questa impostazione che abbiamo rifiutato,a differenza vostra, ogni corresponsabilità nel sostegno al governo confindustriale di Prodi; che ci collochiamo all'opposizione di quelle giunte di centrosinistra che voi sostenete ( spesso le più impresentabili); che abbiamo avanzato e avanziamo la parola d'ordine della cacciata del governo Berlusconi per via della mobilitazione di massa e nella prospettiva di un governo operaio: contro ogni riproposizione, per l'oggi e per il domani, di una nuova coalizione col PD e coi partiti borghesi. Presentare questo nostro programma ai lavoratori e agli elettori lo consideriamo un diritto- dovere di onestà: contro ogni logica camaleontica di autocensura, di camuffamento, di mercanteggiamenti elettoralistici, a scapito della chiarezza e dell'autonomia di una proposta. Convinti, come siamo, che solo un partito basato su principi saldi, non negoziabili, possa ricostruire una prospettiva di liberazione del mondo del lavoro; e che oltretutto solo la lotta per quella prospettiva possa dare un futuro ai comunisti. Ma la nostra reciproca autonomia e diversità non può e non deve impedire la ricerca della massima unità d'azione, nell'interesse generale del movimento operaio, e nella sua migliore tradizione. Siamo di fronte alla più grande crisi capitalistica degli ultimi 80 anni, e al governo più reazionario che l'Italia abbia conosciuto dal 1960. Siamo di fronte a un'offensiva sociale e politica devastante, sconosciuta alle ultime generazioni. Possiamo unire le nostre forze in un'azione comune che sia all'altezza del livello attuale dello scontro? Più volte abbiamo posto nei mesi scorsi questa esigenza, su terreni diversi e complementari, politici, sindacali, di movimento. Sia su Il Manifesto, sia su Liberazione, abbiamo ripetutamente avanzato, in forma pubblica, specifiche proposte unitarie. La nostra stessa proposta di un parlamento dei lavoratori e delle sinistre voleva coronare e tradurre un'istanza generale di fronte unico d'azione e al tempo stesso di aperto e pubblico confronto. Ma ogni volta abbiamo registrato o il silenzio o il rifiuto. Al punto che la più altisonante retorica sull'unità elettorale ha spesso coinciso con la più bassa disponibilità all'unità d'azione nella lotta . Proponiamo l'esatto capovolgimento di questo schema. PER UNA SVOLTA RADICALE NELL'AZIONE DI MASSA Proponiamo innanzitutto un'azione comune di svolta sul terreno dello scontro sociale. Di fronte all'onda d'urto di licenziamenti di massa, chiusure aziendali, misure antisciopero, la logica delle manifestazioni trimestrali della Cgil e del sindacalismo di base appare francamente una routine impotente. Tanto più in una dinamica di reciproca divisione e separazione. Di più: Epifani vanta pubblicamente agli occhi della borghesia di "aver evitato sinora l'esplosione della rabbia sociale, come in Grecia e in Francia". Ma questa è esattamente la confessione di una logica burocratica, mirata alla riconquista della concertazione. Rifiutare questa logica significa lavorare all'innesco di quell'esplosione di lotta che Epifani vuole scongiurare: l'unico scenario temuto realmente dalla borghesia; l'unico scenario che può erigere una diga e strappare risultati per le masse. Ma puntare all'esplosione sociale non significa inseguire, a distanza, lo scadenzario rituale dell'apparato Cgil, come fanno i gruppi dirigenti del sindacalismo di base, in uno schema di concorrenza tra sigle e di pura autoconservazione. Ecco allora la nostra proposta: lavorare insieme, in ogni luogo di lavoro e in ogni sindacato, alla massima unità della lotta e alla massima radicalità dell'azione. C'è bisogno dell'unità di lotta tra tutte le forze sindacali estranee all'accordo governo-CISL-UIL-UGL, a partire dalla Fiom, fuori dal rito demenziale della competizione di date ed etichette. E occorre che questa unità si realizzi attorno ad una risposta di lotta tanto radicale quanto radicale è l'offensiva dei padroni e del governo. Occorre unire le forze nella prospettiva di una mobilitazione prolungata ( sino allo sciopero generale ad oltranza), combinata con azioni di massa dirompenti ( occupazione di aziende in crisi), sostenuta da una comune cassa di resistenza, attorno ad una piattaforma unificante che raccolga tutte le emergenze imposte dalla crisi: a partire dalla rivendicazione del blocco generale dei licenziamenti, della ripartizione generale del lavoro, dell'assunzione a tempo pieno e indeterminato di tutti gli attuali precari, di una vera indennità di disoccupazione per tutti coloro che cercano lavoro e per i giovani in cerca di prima occupazione. Chiediamo : è mai possibile che di riduzione dell'orario di lavoro i gruppi dirigenti del PRC parlassero 12 anni fa ( come compensazione d'immagine del proprio sostegno al primo governo Prodi) ed oggi, proprio di fronte alla crisi drammatica del lavoro, quel tema centrale sia del tutto rimosso? Se c'è la crisi e c'è poco lavoro, quel lavoro va ripartito fra tutti, in modo che nessuno ne sia privato: la riduzione progressiva dell'orario, a parità di paga, è la traduzione di questa istanza. Proponiamo una campagna unitaria a sinistra attorno a questo obiettivo strategico. Così sul precariato. Tutte le sinistre hanno votato in 10 anni le peggiori misure di precarizzazione del lavoro, dal pacchetto Treu alla riconferma della legge 30, (mentre hanno svolto centinaia di convegni contro il precariato). E' possibile oggi, di fronte ad una crisi che si rovescia in primo luogo sui precari, battersi insieme per la cancellazione di quelle leggi vergognose, a partire dalla richiesta di assunzione piena ed immediata di tutti i lavoratori precari? Un programma di mobilitazione reale, unitaria e radicale, attorno a questi obiettivi, potrebbe unificare grandi masse, contrastare la xenofobia, incidere sui rapporti di forza, ribaltare lo scenario sociale, riaprire dal basso un varco prezioso. C'è la volontà di marciare in questa direzione? O si preferisce continuare a "denunciare" le politiche dominanti e a "solidarizzare" acriticamente con i sindacati e con la loro politica dell'impotenza, senza uno straccio di proposta reale e unitaria di lotta di massa (..e pensando solo alle urne) ? PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE E DELLE AZIENDE IN CRISI, SENZA INDENNIZZO E SOTTO CONTROLLO OPERAIO Di fronte ad una borghesia che per 20 anni ha privatizzato l'impossibile e oggi parla di "nazionalizzazioni", ci pare impressionante il balbettio della sinistra ( impregnata da 20 anni di cultura antiliberista, ma non anticapitalista). Le nazionalizzazioni di cui parla la borghesia sono solo la nazionalizzazione dei debiti delle grandi banche e delle grandi imprese a carico della collettività, cioè dei lavoratori. E' possibile una grande battaglia unitaria, politica e sindacale, che rivolga contro la borghesia il suo stesso linguaggio? Che contrapponga la nazionalizzazione delle aziende in crisi e delle banche alla nazionalizzazione dei loro debiti? Sarebbe davvero curioso se le stesse sinistre che hanno votato al governo il fiore delle privatizzazioni degli ultimi 20 anni ( il record delle privatizzazioni in Europa lo realizzò il primo governo Prodi, con il voto del PRC), ora finissero con l'avallare il nuovo statalismo della borghesia. Chiedere "quote di proprietà pubblica delle banche", come fa il PRC, non è particolarmente originale: è quello che formalmente propone la Lega, che non esclude di fare Tremonti, che fanno già oggi- in termini a volte più estesi- Merkel e Sarkosy. E' una forma indiretta di sostegno ai banchieri, a carico dei contribuenti, in cambio di qualche posto "pubblico" nel consiglio di amministrazione. Così chiedere, come fa il PRC, che le regalie pubbliche alle aziende private siano "vincolate a impegni occupazionali" significa replicare a sinistra il populismo di Sarkosy: che ha motivato con lo stesso argomento rassicurante i miliardi dati alla Peugeot, usati in realtà dall'azienda per finanziare ristrutturazione e licenziamenti. No, riteniamo necessario farla finita con il rispetto delle compatibilità borghesi e con un malinteso "senso di responsabilità". Proponiamo una campagna comune che dica: "Se ne vadano i bancarottieri. Si licenzino i licenziatori. Si nazionalizzino le banche e le aziende in crisi. Senza alcun indennizzo per i grandi azionisti, che si sono già finanziati con decenni di rapine, e sotto il controllo dei lavoratori : che è la condizione decisiva per abolire il segreto bancario, industriale, commerciale; per ripartire il lavoro fra tutti; per riconvertire eventualmente la produzione con garanzie reali per l'occupazione; per garantire una direzione aziendale elettiva e revocabile, senza uno straccio di privilegio per i dirigenti". Questa vera nazionalizzazione sarebbe una misura capace di garantire un risparmio immenso di danaro pubblico, oggi destinato a banchieri e capitalisti, per dirottarlo verso protezioni sociali, servizi pubblici, risanamento ambientale. Ed è una misura indispensabile per prospettare la riorganizzazione radicale dell'intera società, in base al primato dei bisogni. Il PCL ha avviato, su questa proposta una campagna nazionale, che sta raccogliendo l'adesione di diverse strutture sindacali, aziendali o territoriali, CGIL o di base. E' possibile sviluppare insieme questa campagna? E' possibile gestire insieme questa proposta nelle organizzazioni sindacali e nei luoghi di lavoro, dando una proiezione unificante alle mille lotte di resistenza, a difesa del lavoro, che oggi si snodano in ordine sparso in tutta Italia, senza altro sbocco, nel migliore dei casi, della "riduzione del danno"? E' possibile lavorare insieme nelle lotte di resistenza per la parola d'ordine dell'occupazione delle aziende che licenziano, che è il primo passo reale nella lotta per la loro nazionalizzazione? In altri paesi questi obiettivi e queste pratiche sono fatti propri da importanti settori d'avanguardia del movimento operaio. Perche non assumerli in Italia? CONTRO LE RONDE REAZIONARIE, PER STRUTTURE DI CONTROLLO OPERAIO E POPOLARE SUL TERRITORIO La xenofobia è il veleno delle classi dirigenti all'interno delle classi subalterne. Un veleno tanto più pericoloso in tempi di crisi sociale e in assenza di una risposta anticapitalistica della sinistra. Ma anche un terreno su cui prima la Lega e poi il governo hanno innestato una pratica nuova: quella delle ronde. Quella della mobilitazione e organizzazione parallela di strutture ( di fatto) paramilitari, oggi dedite alla caccia all'immigrato, domani chissà. Di fronte a questa enormità, ci pare irresponsabile la totale passività delle sinistre, politiche e sindacali. E ancor peggio che si risponda con l'invocazione dello Stato e del suo monopolio della forza, come se il G8 di Genova non avesse insegnato nulla. No, crediamo necessaria una risposta vera, autonoma, tempestiva, dell'insieme delle organizzazioni popolari, dei sindacati, dei partiti della sinistra. Non basta la denuncia del carattere reazionario delle ronde leghiste, o la denuncia del carattere mistificatorio dell'intera campagna sulla sicurezza, che vuol deviare l'attenzione delle masse dall'emergenza sociale e fomentare la guerra tra i poveri. E' necessario combinare questa denuncia- assolutamente necessaria e prioritaria- con un'iniziativa pratica che contrasti il rondismo reazionario e prospetti un controllo alternativo del territorio e della sua sicurezza. Perché non proporre e promuovere insieme unitariamente strutture di controllo operaio e popolare del territorio? Perché non predisporre strutture operative, totalmente autonome da sindaci e prefetti, capaci di difendere la sicurezza di immigrati, donne, anziani, da ogni minaccia, e al tempo stesso di vigilare sullo sfruttamento del lavoro nero, sull'evasione fiscale, sul saccheggio dell'ambiente, sull'inosservanza della sicurezza del lavoro? Sarebbe l'esatto opposto di un'iniziativa "minoritaria". Significherebbe contrastare l'egemonia reazionaria sulla domanda di sicurezza, capovolgendola di segno: condidando il movimento operaio e le sue organizzazioni a garanzia della sicurezza vera, contro tutte le forme di delinquenza, legale o illegale, della borghesia, dei suoi clan, delle sue ronde. Proponiamo a tutti i soggetti politici e sindacali della sinistra di intraprendere unitariamente la preparazione di questa iniziativa. Evitando oltretutto di lasciare spazi impropri a iniziative improvvisate "fai da te", tanto inefficaci quanto rischiose. IN CONCLUSIONE Come si vede l'insieme di queste proposte muove dal totale rispetto dell'autonomia organizzativa, politica, programmatica delle diverse forze della sinistra. Né invade il campo, di conseguenza , delle distinte scelte elettorali. Vuole invece verificare se è possibile, nel rispetto dell'autonomia di ogni soggetto, realizzare un'unità d'azione sul terreno dell'iniziativa di massa: attorno a obiettivi non ritagliati sulla ricerca letteraria del minimo comun denominatore, ma imposti dal salto obiettivo del livello di scontro sociale e politico, sullo sfondo della grande crisi capitalistica. Per quanto ci riguarda partiamo da una precisa consapevolezza: una unità d'azione delle sinistre sulla risposta anticapitalistica alla crisi, attorno alle rivendicazioni proposte, avrebbe una ricaduta preziosa sull'intero scenario sociale e politico italiano. Per questo abbiamo più volte avanzato in passato, senza successo, una proposta di fronte unico d'azione. Per questo, di fronte alla straordinarietà della crisi, rinnoviamo oggi tale proposta, in forma pubblica: dentro quella prospettiva generale di un governo dei lavoratori che è al centro, oggi più che mai, di tutta la nostra politica di massa, e, di conseguenza, della nostra stessa campagna elettorale indipendente

venerdì 10 aprile 2009

NESSUN AVALLO ALLO SCIACALLAGGIO DEL GOVERNO

UN GOVERNO CHE HA TAGLIATO DEL 18% LE SPESE PER LA PROTEZIONE CIVILE E HA PROPOSTO DI ALLEGGERIRE LE NORME ANTI SISMICHE, SI ATTEGGIA AD "EROE" IN TERRA D'ABRUZZO, COL PLAUSO DEL PD E L'AVALLO DI PIETRO, CERCANDO DI SFRUTTARE A PROPRIO VANTAGGIO LA MERAVIGLIOSA SOLDARIETA' POPOLARE CON LE GENTI COLPITE. QUESTO E' IL VERO SCIACALLAGGIO. IL RESPONSABILE DI 280 MORTI E 70.000 SFOLLATI NON E' ILTERREMOTO, MA L'AVIDITA' CRIMINALE DEI COSTRUTTORI, GLI APPALTI AL RIBASSO, L' ASSENZA DI CONTROLLI, LA COMPLICITA' DEI GOVERNI DI CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA. NON SONO ORA QUEI COSTRUTTORI E I LORO PADRINI CHE POSSONO RICOSTRUIRE L' AQUILA E RISANARE L' ITALIA. CHI HA DISTRUTTO NON PUO' RICOSTRUIRE. LA RICOSTRUZIONE VA SOTTOPOSTA AL CONTROLLO DI COMITATI POPOLARI. LA GRANDE INDUSTRIA EDILIZIA VA NAZIONALIZZATA, SOTTO CONTROLLO SOCIALE E SENZA INDENNIZZO, A PARTIRE DALL'ESPROPRIO DEI COSTRUTTORI CRIMINALI DEGLI EDIFICI PUBBLICI AQUILANI, IMPREGILO IN TESTA. VA PROMOSSO UN PIANO NAZIONALE DI MESSA IN SICUREZZA DI CASE, SCUOLE, OSPEDALI, IN TUTTA INTALIA, FINANZIATO DAI 6 MILIARDI PREVISTI PER IL PONTE DI MESSINA, DA 30 MILIARDI DESTINATI ALLA DIFESA, DALLE DECINE DI MILIARDI REGALATI A BANCHE E GRANDI IMPRESE. SOLO UNA SVOLTA RADICALE PUO' FARE GIUSTIZIA ED EVITARE ALTRI LUTTI. LA TRAGEDIA ABRUZZESE RICHIAMA UNA VOLTA DI PIU' LA NECESSITA' DI UN GOVERNO DEI LAVORATORI QUALE UNICA VERA ALTERNATIVA.

martedì 7 aprile 2009

Tesseramento 2009/10

Inizia la campagna tesseramento per l'anno 2009/2010, per richiedere la tessera pcl-salerno@hotmail.it
Ricordiamo che da quest'anno vige il doppio tesseramento per diversificare glio oneri di militanza.
Informiamo inoltre che è disponibile il nuovo numero del bimestrale Il Giornale Comunista dei Lavoratori al costo di 2 €, da richiedere direttamente alla nostra mail o ai nostri militanti
Al lavoro e alla lotta Compagn@

lunedì 6 aprile 2009

DARE UNA PROSPETTIVA A QUESTA GRANDE MANIFESTAZIONE

APRIRE UNA LOTTA VERA, RADICALE, A OLTRANZA NON PER PARTECIPARE, MA PER VINCERE. L’imponente manifestazione di oggi- cui il PCL da’ la sua piena adesione- non può finire su un binario morto. Di fronte all’enormità della crisi e alle politiche reazionarie di Berlusconi, le sole manifestazioni trimestrali e gli scioperi dimostrativi sono del tutto insufficienti . E’ necessaria una svolta radicale di lotta, unitaria e di massa. In tutta Europa si vanno sviluppando, in maniera diversa, forme di lotta radicale, sino ad evocare una vera rivolta sociale. E’ ciò che la borghesia teme come la peste. Invece in Italia Epifani si vanta sul Corriere della sera di “ saper evitare l’esplosione della rabbia sociale come in Grecia e in Francia” con l’intento di tranquillizzare Confindustria. E questo nel momento in cui, paradossalmente, la Cgil è all’opposizione del governo. Così non va. Non si può fare opposizione a Berlusconi cercando di tranquillizzare Marcegaglia. Non si può contrastare efficacemente le politiche del padronato e del governo con manifestazioni rituali una tantum: che certo sono un’importante espressione di dissenso, ma che non incidono sui rapporti di forza reali. E che per di più vedono spesso assurdamente divisi la Cgil e i sindacati di base. E’ necessaria una vera prova di forza contro le classi dirigenti del paese. La piazza di oggi ci dice che è possibile. Proponiamo che tutte le organizzazioni sindacali del mondo del lavoro, dalla Cgil (a partire dalla Fiom) a tutto il sindacalismo di base, convochino unitariamente una grande assemblea nazionale di delegati eletti che promuova una svolta di lotta. Proponiamo l’apertura di una grande vertenza generale del mondo del lavoro, dei precari, dei disoccupati, che sfoci in una mobilitazione prolungata ( sino ad uno sciopero generale ad oltranza), che si combini con l’occupazione delle aziende in crisi e con la costituzione di una cassa nazionale di resistenza. Proponiamo una piattaforma di lotta unificante che miri a ricomporre tutto ciò che la crisi tende a dividere; che parta dalla rivendicazione del blocco generale dei licenziamenti, della ripartizione tra tutti del lavoro che c’è ( con la riduzione progressiva dell’orario a parità di paga), di un grande piano di opere pubbliche di utilità sociale, dell’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari ( con l’abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro), di una vera indennità per tutti i disoccupati ( non inferiore ad almeno 1000 euro netti mensili detassati), del permesso di soggiorno per tutti i lavoratori immigrati; e che soprattutto dica: “Paghi chi non ha mai pagato”. A partire dalle grandi imprese e delle banche, che vanno nazionalizzate, senza indennizzo per i grandi azionisti, e sotto il controllo dei lavoratori: una soluzione che garantirebbe i posti di lavoro e consentirebbe il risparmio di enormi risorse pubbliche, oggi regalate a banchieri e capitalisti, destinandole al lavoro, ai salari, a vere protezioni sociali. Questa svolta di lotta non solo è possibile, ma è la condizione decisiva per dare una prospettiva alla grande manifestazione di oggi, per ricomporre la più vasta unità dei lavoratori, per ottenere risultati. Perchè l’esperienza dice che solo la forza di massa può strappare conquiste nuove e difendere conquiste vecchie. A chi obietta che questa proposta d’azione è “incompatibile” con le attuali regole del gioco, rispondiamo che è vero: infatti solo rompendo le regole del gioco di questa società capitalista, si può aprire il varco di un’alternativa vera. Solo la lotta per cacciare i capitalisti e i banchieri, e per affermare un governo dei lavoratori può dischiudere una prospettiva nuova. Il resto è un film già visto (e subìto), troppe volte. In ogni caso il PCL- unico partito della sinistra a non essersi mai compromesso con le politiche antioperaie- impegna le proprie forze, in ogni luogo di lavoro e in ogni sindacato, per questa svolta unitaria e radicale del movimento operaio. E chiede pubblicamente a tutte le sinistre, politiche e sindacali, di realizzare un fronte unico d’azione su questo terreno decisivo. IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI HA AVVIATO UNA CAMPAGNA NAZIONALE PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE AZIENDE IN CRISI E DELLE BANCHE, CHE STA GIA’ REGISTRANDO L’ADESIONE DI NUMEROSE STRUTTURE SINDACALI E DIRIGENTI SINDACALI ( A PARTIRE DAL LIVELLO DELLE RSU). IL TESTO DELLA CAMPAGNA SI PUO’ TROVARE SUL SITO DEL PARTITO(pclavoratori.it). SE INTENDI DARE L’ADESIONE, PUOI INVIARLA ALL’INDIRIZZO DEL PCL (info@pclavoratori.it) indicando nome e cognome, carica sindacale, luogo di lavoro.

venerdì 3 aprile 2009

Il tunnel senza uscita

L’immancabile considerazione sulle sorti del comunismo è un argomento che spetta trattare a chiunque a vario titolo abbia pensato (o quantomeno vi si sia identificato) , con l’ideologia marxista a creare un mondo migliore. Massimo Troisi in relazione alla fine del socialismo reale si interrogava su chi si sarebbe fatto “carico di portare la bandiera degli sfruttati”, in tutto il mondo la cerchia dei diseredati si amplia, cresce a dismisura eppure... L’ideale perde il suo fascino e sempre meno sono quelli pronti a dare fiducia a chi si fregia di simbolismi tipici della classe del lavoro. A poco servono le piccole vittorie che di tanto in tanto si registrano in quei luoghi, in quelle terre che emblematicamente mostrano la voracità di un meccanismo, un sistema, che fagocita aspettative e disumanizza la vita di centinaia di milioni di persone. In Nepal la rivoluzione vince, a Cipro eleggono un presidente comunista (al quale , sembra quasi la positivizzazione della regola del contrappasso, l’onere di abbattere l ultimo muro dell’Europa unita), in Venezuela Chavez vince nelle consultazioni popolari ed il referendum gli consente di mantenere le sue cariche ancora per molto. Ma la domanda che mi sembra necessario porre è: dove vanno questi esempi? Qual è la morale e cosa c è da imparare da ciò; il fascino della sinistra ha subito il peso degli anni in maniera impressionante, il costo di una vita passata in trincea a battersi per chi non ha voce ha reso la sua immagine segnata dalle sconfitte, dalle mezze vittorie e dai tradimenti. L’utopia del comunismo nella Russia Staliniana cade in contemporanea con l’inizio degli anni novanta; quella che doveva essere la più grande possibilità di slegarsi dai pressanti obblighi provenienti dalla parte orientale della cortina di ferro è stata vista come la fine di un era. Dall’oggi al domani il peggior nemico è diventato il mandante di gravissime violenze verso coloro che si voleva rappresentare; il proletariato non esiste più, gli operai non sono più quelli di un tempo, addirittura i padroni sono diventato l’oggetto di una strenua difesa, gli invasori ora si chiamano esportatori di democrazia e gli oppressori, i carcerieri di innocenti sono solo vittime del terrore. Il lessico cambia e le parole si slegano dal loro originale significato per assumere forme nuove e giustificare equazioni ritenute un tempo improponibili. Eppure nessuno si è preso la briga di comunicarcelo che “era solo uno scherzo, che non c è niente di attuabile e che la giustizia è un ideale ultraterreno”. Ma non riesco a capire perché doversi accontentare, cosa è cambiato da 20 anni a questa parte? Qual è la differenza tra Pino Pinelli e Carlo Giuliani? E non intendo le modalità, mi riferisco alla mano dell’autore, ai motivi per i quali certe persone vengono bollate mentre altre considerate meritevoli di tutela . Chi decide quando qualcosa diventa obsoleto e comunque, fin quando non viene inventato qualcosa di meglio come si fa a ritenere obsoleta la migliore soluzione a disposizione? Le domande sul piatto della bilancia sono molte ma le soluzioni non consentono un compromesso; per i fanatici, i seguaci e gli apologisti della sacralità della vita il quesito è semplice: cosa rende più sacre le vite di embrioni occidentali rispetto a quelle di lavoratori di disperati e diseredati di tutto il sud del mondo? Chi innalzerà la loro bandiera? Chi si farà portavoce delle loro istanze? Chi e poi, come, dove e soprattutto quando? Quando arriverà il loro momento? Quand’è che sarà terminata l’attesa ed il capitalismo elargirà ad essi una minima parte dei suoi proventi? Quando verrà mostrato il volto compassionevole di questo sistema di produzione? Più di un miliardo di persone al mondo vive sotto la soglia di povertà; meno di un dollaro al giorno per estrarre diamanti sporchi del sangue dei civili uccisi in conflitti per accaparrarsene il possesso, centinaia di milioni di persone vittime della denutrizione trovano la morte tra gli stenti della fame e della sete ma per noi è più importante, più pregnante il dialogo su come una donna in coma da 15 anni debba trovare la morte. In quel caso si, la fame e la sete imposta sono metodi disumani!!! Ma la domanda sorge spontanea: in africa, america latina ed india le persone muoiono di fame e di certo non è stato un tribunale, un parlamentare od un magistrato ad imporgliela, è stata la sorte, la sorte che ha voluto far nascere queste persone in una zona del mondo in cui l’eutanasia è somministrata ad ampie dosi dalla “natura”. Parliamo per parlare, ma la domanda è opprimente e non serve cambiare discorso, si ripropone automaticamente da sola, è ad ogni angolo di strada, ad un semaforo a vendere fazzoletti, da dieci anni col sorriso sulle labbra; sotto un ponte a ripararsi dal freddo in un cartone. Ed è più facile imporsi di pensare a loro come degli sbandati, persone che hanno scelto consapevolmente o che sono state solo colpite dalla sfortuna, un anomalia statistica, fuori dalla norma, e invece … Sono loro la norma, la statistica è chiara e siamo noi l’anomalia: i fortunati, i miracolati a cui il destino ha concesso di non essere spesi per coprire il costo del benessere. Chi innalzerà la loro bandiera? Il comunismo non è finito … Il comunismo finirà quando di lui non ci sarà più bisogno !!!

martedì 31 marzo 2009

EUROPEE: FERRANDO, FERRERO E DILIBERTO LISTA DI MINISTRI DI SINISTRA

(IRIS) - ROMA, 30 MAR - "La lista elettorale Ferrero-Diliberto-Salvi è la lista dei ministri di 'sinistra' del centrosinistra negli ultimi dieci anni. La stessa falsa rappresentazione della cosiddetta 'unità dei comunisti' è stata frettolosamente archiviata, per lasciare il posto alla realtà: quella di una sinistra del centrosinistra nelle amministrazioni di tutta Italia, che si candida a rinegoziare un centrosinistra nazionale del futuro, in feroce concorrenza con Vendola e Fava. Il simbolo della falce e martello è solo un richiamo elettorale" Marco Ferrando, leader del Partito Comunista dei Lavoratori, polemizza con il Prc, annunciando la volontà di andare da solo alle elezioni. "Si conferma dunque la scelta della presentazione elettorale autonoma del Pcl sia a livello di elezioni amministrative, sia a livello di elezioni europee dove il nostro partito è impegnato in tutta Italia nella raccolta delle firme. La presenza nelle nostre liste di una giovane dirigente della rivolta greca, Maria Antonopoulou, è la traduzione simbolica del nostro programma: quello di un esplosione sociale di lotta anticapitalistica in Italia e in Europa. "Governino i lavoratori, non i banchieri e i capitalisti" sarà la parola d'ordine centrale della campagna del Pcl" conclude Ferrando.

lunedì 23 marzo 2009

LE NAZIONALIZZAZIONI BORGHESI: LA SOCIALIZZAZIONE DELLE PERDITE

La questione “nazionalizzazioni” si pone in questo quadro. Lo sdoganamento borghese di questo termine “proibito” si combina con il rovesciamento di segno del suo significato. Le nazionalizzazioni di cui parlano, in forme diverse, Obama e Merkel, Sarkosy e Berlusconi, Brown e Zapatero, non espropriano banche ma socializzano le loro perdite, ad esclusivo vantaggio dei loro profitti e del loro rilancio . E a carico di lavoratori e contribuenti. A tutte le latitudini del mondo, le grandi banche capitaliste, protagoniste della ventennale rapina finanziaria, hanno due problemi di fondo: liberarsi dei titoli tossici e ridurre il rapporto tra debito e capitale. Gli Stati e i governi capitalisti di ogni colore si affannano a risolvere questi problemi. Le forme del loro intervento sono tra loro molto diverse. Lo Stato può prestare risorse pubbliche alle banche private, o attraverso l’intervento della banca centrale, o attraverso l’acquisto di obbligazioni bancarie ( come i Bond di Tremonti). Una pratica di cui hanno usufruito sinora decine di grandi banche in tutto il mondo ( ma senza risultati..) Lo Stato può mettere a disposizione delle banche risorse pubbliche sotto forma di “garanzia pubblica dei depositi” dei risparmiatori, al fine di impedire il ritiro dei depositi e di sostenere il valore delle azioni bancarie in Borsa, quindi il patrimonio dei banchieri. E’ ciò che ha fatto in parte il governo Berlusconi con i decreti d’ottobre ( ma le azioni bancarie hanno continuato a calare). Lo Stato può acquistare i titoli tossici delle banche ( porcherie accumulate con speculazioni e truffe senza confini) e depositarli in una ( o più) cosiddetta “ bad bank”: al fine di ripulire le banche speculatrici e rilanciarle sul mercato. E’ ciò che ha in progetto il decantato governo Obama, con un’operazione calcolata in oltre 1000 miliardi pubblici; è ciò che ipotizza il governo Brown con un investimento di 500 miliardi, e che non escludono i governi tedesco e italiano. E’ l’operazione che è stata fatta in Italia con il Banco di Napoli alla metà degli anni 90. Ed è l’operazione ad un tempo più costosa e più cinica: lo Stato accolla ai contribuenti il costo sociale delle speculazioni per salvare gli speculatori. Lo Stato può infine acquisire con soldi pubblici pacchetti azionari delle banche in crisi, al fine di allargare il loro patrimonio e salvarle dal fallimento: e può farlo sia con l’acquisizione di quote di minoranza e con azioni prive di diritto di voto ,sia conseguendo in casi particolari la maggioranza azionaria e dunque il controllo pubblico ( come è avvenuto con la Northern Bank in GB). Sono anch’esse operazioni costose per le risorse pubbliche, e sono a termine: lo Stato risana la banca coi soldi pubblici per poi rivenderla agli speculatori privati, quando la bufera è passata, a vantaggio dei loro profitti.( E’ l’operazione fatta dal governo svedese nel 79). Salvo che oggi la bufera non è ordinaria, ha una dimensione mondiale, e le risorse pubbliche oltre una certa soglia scarseggiano. Sono, come si vede, operazioni di diversa portata su un terreno spesso sperimentale e accidentato, segnato dalla recessione internazionale dell’economia reale, dal rischio default di diversi Paesi dell’Est europeo, dalle contraddizioni esplosive tra i diversi paesi capitalisti. E tuttavia qual è il tratto comune di queste diverse soluzioni? Salvare il capitalismo e i capitalisti dalla loro bancarotta, con risorse sottratte ai salari, alle protezioni sociali, ai servizi pubblici. Sottrarre ulteriori risorse a coloro che hanno sempre pagato per darle a chi non solo non ha pagato mai, ma è il responsabile, da tutti riconosciuto, del grande crak: il banchiere e il capitalista. Chiamare tutto questo “ nazionalizzazioni” è solo la misura dell’ipocrisia borghese. E’ l’eterno tentativo- come diceva Marx- di spacciare per interesse generale l’ interesse particolare della borghesia.

giovedì 19 marzo 2009

Iniziativa Rete Studenti

La Rete Studenti per l'autoformazione ha indetto nella giornata di ieri un presidio davanti la provincia di Salerno per sensibilizzare l'opinione pubblica oltre che le istituzioni competenti sulle tematiche del mondo degli studenti. La manifestazione ha introdotto la presentazione di un documento, in precedenza discusso in un assemblea con gli studenti che vi hanno preso parte, ai rappresentanti delle istituzioni.
All'interno del documento erano presenti oltre ad alcune considerazioni critiche sulla crisi economica alcune indicazioni su come gli studenti ritengono giusto affrontarla, delineando anche degli strumenti adatti ad essere applicati sul piano locale. In virtù di ciò è stata ampiamente criticata la carta "Io Studio",ennesimo strumento propagandistico di un governo populista e filoconfindustriale, le cui agevolazioni sono del tutto irrisorie e per nulla incidenti sul piano reale.
Gli studenti hanno presentato inoltre la richiesta della creazione di un tavolo concertativo in cui discutere le tematiche legate all'istruzione, con particolare rigurado all'edilizia scolastica e alla questione trasporti.
Dalla parte degli studenti e di chi resiste

lunedì 9 marzo 2009

Partito Comunista dei Lavoratori - Salerno: Assemblea pubblica in piazza San Francesco ore 5

Partito Comunista dei Lavoratori - Salerno: Assemblea pubblica in piazza San Francesco ore 5

Assemblea pubblica in piazza San Francesco ore 5

La Rete degli studenti per l'autoformazione ha indetto nella giornata di oggi una assemblea pubblica per organizzare la manifestazione del 18 Marzo su una piattaforma della Fiom-Cgil e discutere della nuova Carta Studenti, progetto al quale sono state dedicate le ultime riunioni in vista di una presentazione della proposta al termine della mobilitazione.
Pertanto è richiesta la massima partecipazione possibile,
ANOTHER WORLD IS POSSIBLE!!!
invitiamo inoltre tutti i simpatizzanti a partecipare in questo particolare periodo alla raccolta firme per la presentazione delle nostre liste alle ormai prossime elezioni europee ed amministrative.
saluti Antifascisti

sabato 7 marzo 2009

IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI  ALLE ELEZIONI EUROPEE ED AMMINISTRATIVE

COMUNICATO STAMPA

(27 Febbraio 2009)

Il Partito Comunista dei Lavoratori ( pcl ) parteciperà alle prossime elezioni  europee ed amministrative con una propria lista indipendente, e col proprio  simbolo.  Sul versante delle elezioni europee, abbiamo avviato la raccolta delle firme  necessarie in tutte le circoscrizioni: sfidando apertamente la soglia  elevatissima, ed antidemocratica, di firme richieste. Marco Ferrando, portavoce  nazionale del partito, sarà capolista nelle diverse circoscrizioni. Sul  versante delle elezioni amministrative saremo presenti in un larghissimo  campione delle realtà coinvolte, a livello provinciale e comunale: a partire  dalle Province di Torino, Milano, Bologna, Venezia, Firenze, Napoli; nei  Comuni capoluogo di regione come Bologna e Ancona, nonché in diversi centri  minori da Frosinone a Forlì e Cesena. Complessivamente il PCL sarà presente in  35 elezioni provinciali e in numerose elezioni comunali lungo l’intero  territorio nazionale.  Con la propria presentazione, il PCL afferma il diritto di presenza alle  elezioni dell’unico partito della sinistra italiana da sempre autonomo e  alternativo al centrosinistra, sul piano nazionale e locale; dell’unico  programma coerentemente anticapitalista che rivendica la nazionalizzazione  delle aziende in crisi e delle banche e la prospettiva di un governo dei  lavoratori e degli Stati Uniti Socialisti d’Europa, fuori da ogni vecchia  illusione riformista.  Le liste del PCL vedranno una presenza diffusa di candidati del mondo del  lavoro, protagonisti delle lotte di resistenza contro la crisi  Milano, 27 febbraio 2009

PERCHE’ IL PCL LAVORA ALLA PROPRIA PRESENTAZIONE ELETTORALE

Documento di Marco Ferrando

(27 Febbraio 2009)

La riforma della legge elettorale europea con sbarramento al 4%, imposta da Veltroni e Berlusconi, e sostenuta da IDV e UDC, risponde al cinico interesse politico dei principali partiti borghesi e delle loro leaderschip, in funzione di un disegno di americanizzazione del quadro politico italiano : un’ Italia con due grandi partiti della borghesia, senza forme di rappresentanza politica indipendente del movimento operaio e dei movimenti di massa. Un esito che certo rappresenterebbe un arretramento profondo del mondo del lavoro sul piano politico, con ricadute negative sullo stesso terreno della lotta di classe.

LA BANCAROTTA DEGLI STATI MAGGIORI DELLE SINISTRE 

Ma le sinistre italiane sono pienamente corresponsabili, oltreché vittime, di questo scenario. Se l’operazione “4%” ha potuto affermarsi, è anche in ragione del crollo verticale, elettorale e politico, delle sinistre , della loro estromissione dal Parlamento nazionale, del mutamento dei rapporti di forza. E questo crollo ha una radice interamente politica: la subordinazione delle sinistre al centrosinistra per ben 15 anni, sino al loro diretto coinvolgimento nell’ultimo governo confindustriale di Romano Prodi e nelle sue politiche antioperaie e di guerra. Il fatto che SD, Verdi, PRC e PDCI non solo rimuovano il bilancio delle proprie responsabilità contro i lavoratori, ma continuino imperterriti a preservare ovunque possibile le proprie collocazioni di governo nelle amministrazioni locali, persino nelle situazioni più impresentabili , e persino nel momento in cui il PD punta alla loro distruzione, dimostra che neppure l’esperienza drammatica della disfatta è capace di riformare il codice politico di quelle formazioni. I cui gruppi dirigenti, oltretutto, hanno rivendicato per 15 anni quello sbarramento elettorale al 5% ( sistema tedesco) dal quale hanno finito per essere ghigliottinati: a riprova non solo di una profonda subordinazione al governismo borghese, e della conseguente negazione del principio democratico della proporzionale, ma anche di una perfetta irresponsabilità suicida. Peraltro proprio quella deriva politica ha trascinato con sé il loro cupio dissolvi in una frantumazione interna senza fine, in cui ogni ogni pezzo del ceto politico della disfatta( Ferrero, Vendola, Bertinotti, Diliberto, Fava) cerca di sopravvivere al proprio fallimento, senza l’ombra di un bilancio autentico e di una reale rettifica strategica. 

Di più: l’annunciata presentazione elettorale di quei gruppi dirigenti in due( o più) liste tra loro contrapposte e concorrenziali( Ferrero e Diliberto da un lato, Vendola e Fava dall’altro),pur a fronte di una comune responsabilità politica e di un medesimo programma di fondo, rende probabile il completamento del loro suicidio istituzionale, e la vittoria purtroppo dell’operazione veltrusconiana. Ciò che aggrava, ad ogni livello, la parabola autodistruttiva della vecchia sinistra e il danno da essa arrecato al movimento operaio e al suo stesso popolo. Siamo davvero al paradosso: Vendola e Ferrero,Bertinotti e Diliberto, Mussi e Fava, hanno condiviso insieme il sostegno ai governi di centrosinistra; condividono la medesima collocazione nelle giunte di centrosinistra; condividono il medesimo affidamento al gruppo dirigente della CGIL e dunque il medesimo posizionamento nella lotta di classe; condividono insieme la stessa ispirazione programmatica di fondo sul terreno nazionale e internazionale, a partire dalla posizione sulla UE.. Non dovrebbero presentarsi insieme alle elezioni, tanto più a fronte dell’attuale legge elettorale? Invece no. Hanno votato uniti le politiche della borghesia e del PD, in cambio di ministri, cariche istituzionali, assessori, ma si presentano divisi alle elezioni, gli uni contro gli altri armati. E perché? Non certo per divergenze sui “principi” (che non hanno), ma per una matassa inestricabile di rivalità istituzionali, competizioni di ruolo, contrapposizioni personalistiche, guerre tribali di apparato, che nulla hanno a che spartire con le ragioni dei lavoratori, e molto hanno a che vedere con la cultura delle burocrazie. Si può credere a quei gruppi dirigenti quando predicano.. ad altri “unità e responsabilità”?  RICOSTRUIRE DALLE ROVINE. COSTRUIRE IL PCL

 Il PCL- unico partito della sinistra ad essersi opposto coerentemente al governo Prodi- è nato in controtendenza alla disfatta annunciata della vecchia sinistra, sulla base di politiche e programmi alternativi. Con lo scopo di ripartire dal campo di rovine da questa prodotto, per costruire un partito coerentemente comunista e rivoluzionario: l’unico soggetto politico a sinistra capace di durare, perché basato su principi fermi e su un chiaro progetto anticapitalista; estraneo, per sua natura, al fascino dei ministeri e degli assessori; nemico di ogni personalismo burocratico; impegnato in ogni lotta per un’alternativa di potere della classe lavoratrice e delle masse oppresse. 

Sta qui la scelta di una presentazione elettorale indipendente del PCL,ad ogni livello. A livello amministrativo, a partire dalle grandi città e provincie, in aperta opposizione alle giunte di centrodestra e di centrosinistra. A livello di elezioni europee, intraprendendo la raccolta delle firme per la presentazione del partito, in aperta sfida ad una legge elettorale reazionaria, che prevede un enorme numero di firme in ogni circoscrizione : non sapendo se riusciremo a scavalcare questa barriera quasi proibitiva, ma affrontando la sfida senza timidezza.  Non siamo elettoralisti, ma comunisti. Il nostro fine non è la partecipazione alle elezioni, in quanto tale, ma la presentazione del nostro programma, in funzione della costruzione di una prospettiva politica che riteniamo decisiva per il mondo del lavoro e le sue ragioni generali. Non ci interessa l’arruolamento in cartelli elettorali ibridi e senza principi comuni, a rimorchio di altri progetti. Ci interessa una campagna elettorale interamente investita in un progetto di lotta anticapitalista: tanto più nel momento in cui la grande crisi del capitalismo e di ogni vecchia illusione riformista, rilancia l’attualità storica della prospettiva rivoluzionaria quale unica soluzione progressiva. Ogni avanzamento della riconoscibilità pubblica di un programma anticapitalista e di una proposta radicale di lotta, nei luoghi di lavoro e nei movimenti sociali, è mille volte più importante per le ragioni dei lavoratori di ogni calcolo elettorale sul terreno istituzionale . Ogni passo avanti nella costruzione del Partito Comunista dei Lavoratori, quale “sinistra che non tradisce”, è mille volte più importante per le prospettive di un’alternativa di società, di eventuali “vantaggi” contingenti di un blocco elettorale con la sinistra della disfatta.  La formula dell’”unità dei comunisti”, agitata da Diliberto e Grassi, ripropone del resto l’equivoco di sempre: quello dell’unità attorno ad un simbolo contraddetto nelle politiche e nei programmi. Il disfacimento del PRC in mille pezzi, lungo l’arco di 15 anni, è esattamente il fallimento di quella finzione. Con che coraggio si può riproporla? Il PCL persegue ostinatamente la vera unificazione dei comunisti, quale che sia la loro diversa provenienza: quella attorno ai principi del comunismo e ad un programma coerentemente anticapitalista, e quindi attorno al proprio progetto di costruzione. Questa è l’unica “unità comunista” capace di reggere e di costruire un futuro. La presentazione elettorale indipendente del PCL è al servizio di questo progetto. 

UNITA’ DI LOTTA E PROGRAMMA ANTICAPITALISTICO 

Peraltro gli stessi gruppi dirigenti della sinistra in disfacimento che ci chiedono l’unità elettorale, sono quelli che hanno respinto e tuttora respingono ogni proposta reale di unità di lotta, sul terreno dell’azione di classe anticapitalistica.  Il PCL si batte da tempo per una vertenza generale unificante del mondo del lavoro e per l’unità di lotta di tutti i sindacati di classe attorno a una piattaforma di svolta e a un’azione radicale prolungata. PRC e PDCI ignorano la nostra proposta, limitandosi a sostenere, di volta in volta e indifferentemente, piattaforme e scelte della direzione CGIL o dei sindacati di base. Senza lavorare né all’unificazione della lotta, né al suo sviluppo radicale.  Il PCL si è sempre battuto nei movimenti di lotta e nello scontro sociale per una dinamica di radicalizzazione e di autorganizzazione democratica di massa: nel movimento degli studenti per la generalizzazione delle occupazioni, l’autonomia dai rettori, un coordinamento nazionale di delegati eletti e revocabili, l’unità di lotta con i lavoratori; nella vicenda Alitalia per un’azione di lotta radicale e continuativa, la costituzione di un comitato di sciopero, la rivendicazione della nazionalizzazione dell’azienda. PRC e PDCI si sono subordinati alle direzioni egemoni dei movimenti ( e ai loro esiti disastrosi), contro le loro spinte interne più radicali e classiste.  Il PCL ha proposto a tutte le sinistre e le forze laiche una mobilitazione anticlericale che intrecciasse le rivendicazioni democratiche per i diritti civili con una piattaforma di attacco sociale frontale al capitalismo ecclesiastico (abolizione dei finanziamenti pubblici a sanità privata e a scuola privata, pubblicizzazione integrale dell’istruzione e del servizio sanitario, soppressione dei privilegi fiscali della Chiesa, esproprio delle grandi proprietà ecclesiastiche, con eccezione dei luoghi di culto). PRC e PDCI si limitano a contestare le ingerenze clericali. E le giunte locali che sostengono versano alle scuole cattoliche e alla Curia fior di milioni..  Il PCL ha proposto a tutte le sinistre una piattaforma anticapitalista all’altezza della crisi, che colleghi la lotta sindacale ad un programma antisistema (riduzione progressiva dell’orario per la ripartizione tra tutti del lavoro, nazionalizzazione delle aziende in crisi e delle banche, senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori, prospettiva di un governo dei lavoratori..). PRC e PDC respingono la nostra proposta, a favore di un generico richiamo all’intervento pubblico “antiliberista”. E là dove 2000 lavoratori in Alitalia hanno rivendicato, nel cuore della lotta, la nazionalizzazione dell’azienda ,si sono affrettati a denunciare come “ideologica” questa rivendicazione..  Il PCL ha proposto, sin dallo scorso luglio, un “Parlamento dei lavoratori e delle sinistre” come organismo democratico elettivo di fronte unico di lotta e di confronto pubblico tra tutte le forze del movimento operaio e popolare. PRC e PDCI hanno lasciato cadere la stessa proposta di discussione aperta sull’argomento. Persino la nostra pubblica disponibilità a concordare un “fronte unico d’azione” a sinistra, in risposta ad una sollecitazione formale del PRC, con tanto di nostro articolo su Liberazione, è stata totalmente ignorata...  Tutto ciò non è un caso: è la cartina di tornasole di una differenza di fondo. Il PCL si batte per unire i lavoratori attorno a un programma di rottura con la borghesia e di governo dei lavoratori. I gruppi dirigenti delle sinistre continuano a perseguire in forme diverse una ricomposizione col centrosinistra ( con cui governano tuttora

mezza Italia): o per via della “pressione” esterna di “movimento” ( Ferrero e Diliberto), o per la via interna della resurrezione dell’Unione ( Vendola e Fava). E’ il sentiero già battuto per 15 anni e già fallito, su cui il PCL non è mai stato e non sarà mai disponibile.

IN ITALIA E NEL MONDO: RIFORMA O RIVOLUZIONE? 

Peraltro la stessa divaricazione di indirizzo si manifesta sulle tematiche internazionali, tanto più rilevanti in una competizione elettorale europea. 

Il PCL ha proposto a tutte le sinistre una battaglia coerentemente antisionista, che non si limiti a denunciare le aggressioni di Israele contro il popolo palestinese, ma metta apertamente in discussione la natura coloniale dello stato sionista, a favore della prospettiva di una Palestina unita, libera, laica e socialista, rispettosa dei diritti nazionali della minoranza ebraica ,( entro una prospettiva socialista mediorientale), quale unica soluzione reale della questione palestinese. PRC , PDCI e tutte le sinistre si limitano alla solidarietà coi palestinesi e ripropongono la soluzione truffa “due popoli, due stati” accodandosi di fatto all’ipocrisia diplomatica internazionale.  Il PCL propone di collegare la difesa e valorizzazione della grande ascesa di massa in America Latina , contro ogni minaccia imperialista, ad una prospettiva apertamente socialista: fuori da ogni politica di compromesso con l’imperialismo e di “economia mista”. Da qui una linea di autonomia di classe da Morales e Chavez, pur all’interno della mobilitazione antimperialista. PRC e PDCI si adattano acriticamente al bolivarismo, e persino a Lula, avallando la mitologia del “ socialismo del xxi secolo”, e contrapponendosi alla sinistra rivoluzionaria latino-americana. Sino a tacere sull’uccisione di operai in lotta da parte della polizia chavista, o sull’opposizione del sindacato dei metalmeccanici boliviani alla controriforma pensionistica del governo Morales.  Il PCL propone un indirizzo di opposizione di classe alla nuova amministrazione USA di Barak Obama. Senza confondere le grandi aspettative di svolta che grandi masse hanno riposto in essa dopo l’era di Bush, con la reale natura imperialista del nuovo governo Democratico americano, sia sul terreno della politica sociale ( centralità del sostegno finanziario alle banche e alle grandi imprese), sia sul terreno della politica internazionale (continuità del sostegno strategico ad Israele, della guerra in Afghanistan, della presenza pur contenuta in Irak, e disegno dichiarato di ricostruzione dell’egemonia americana nel mondo..). PRC e PDCI e tutte le sinistre partecipano invece all’esaltazione (talvolta “critica”) dell’obamismo, fuori da ogni analisi di classe, e alla coda del centrosinistra internazionale. 

Il PCL denuncia il restaurato capitalismo cinese e il suo regime oppressivo, con la relativa trasformazione della vecchia casta burocratica stalinista in una nuova borghesia; denuncia gli effetti sociali devastanti della restaurazione capitalista su centinaia di milioni di operai e contadini cinesi; appoggia le emergenti rivolte operaie e popolari cinesi contro il regime; denuncia il suo ruolo internazionale di collaborazione con l’imperialismo ( in particolare USA) sia sul terreno politico che economico; rivendica la prospettiva di una nuova rivoluzione socialista in Cina . La larga maggioranza del blocco PRC-PDCI difende la Cina come paese “socialista”, in un quadro di rapporti fraterni col cosiddetto “Partito Comunista Cinese”. 

Il PCL oppone all’attuale Europa capitalista dell’Unione la prospettiva degli Stati uniti socialisti d’Europa, quale unica vera alternativa su scala continentale agli imperialismi europei e alla loro concertazione(UE): fuori da ogni illusione neokeinesiana di un possibile capitalismo “sociale” europeo , a carattere progressivo. PRC , PDCI e tutte le sinistre rivendicano invece la cosiddetta “Europa sociale e democratica”, come riforma “progressista” del capitalismo europeo. In qualche caso (PDCI e SD) chiedono l’esercito europeo, quale contrappeso agli USA, in una logica di sostegno all’imperialismo continentale. In tutti i casi partecipano ad aggregazioni di sinistra in Europa con partiti più volte corresponsabili – al pari loro-di governi imperialisti o delle loro maggioranze ( dal PCF a Isquierda unida ). 

Ancora una volta, tutto ciò non è un caso. Tutte le divergenze internazionali tra il PCL e le altre sinistre italiane sono riconducibili non a diverse “analisi”, ma a differenti programmi di fondo. Da un lato un programma dichiarato di rivoluzione socialista internazionale quale unica soluzione progressiva al capitalismo mondiale, contro ogni vecchia illusione riformista: e dunque di ricostruzione di un’internazionale comunista e rivoluzionaria che recuperi e riattualizzi i principi del socialismo, rompendo radicalmente con la socialdemocrazia e lo stalinismo. Dall’altro, al di là delle parole, un programma di riforma del capitale( tanto più utopico oggi), funzionale a difendere in Italia la prospettiva di ritorno al governo col PD , e sul terreno internazionale la propria “rispettabilità diplomatica”e i propri rapporti, per quanto “critici”, con la socialdemocrazia.  La nostra scelta di presentazione indipendente del PCL alle elezioni, non è dunque frutto di un capriccio. Deriva , nel modo più naturale,dall’unicità del nostro programma nella sinistra italiana , e dal diritto-dovere di presentarlo pubblicamente per quello che è. Nell’unico interesse che ci sta a cuore: quello dei lavoratori e della rivoluzione.

MARCO FERRANDO