mercoledì 30 novembre 2011

SI PREPARI LO SCIOPERO GENERALE

Le misure in preparazione da parte del governo Monti rappresentano una vera enormità contro i lavoratori e i pensionati. Chi per trentanni ha fatto sacrifici a vantaggio di industriali e banchieri (bancarottieri) viene chiamato da questi a nuovi e più pesanti sacrifici per pagare gli interessi alle banche. Il ridicolo ritocco a vitalizi (immutati) è solo un inganno penoso per mascherare e giustificare questa macelleria. La verità è che grazie al sostegno di Bersani- Berlusconi - Di Pietro, il governo Monti si candida a fare contro lavoro e pensioni ciò che neppure Berlusconi era riuscito a fare. La CGIL non può limitarsi a “criticare” le misure. Deve assumersi la responsabilità di preparare lo sciopero generale. Senza questa scelta la “critica” si trasformerebbe in complicità. Non si può regalare a Monti ciò che si è negato a Berlusconi.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

lunedì 14 novembre 2011

NO AL GOVERNO MONTI-NAPOLITANO, GOVERNO DELLA CONFINDUSTRIA E DELLE BANCHE

Dichiarazione pubblica di Marco Ferrando

Nasce il governo della Confindustria e delle banche, sotto il commissariamento della BCE e la garanzia della Presidenza della Repubblica
Mai nella storia italiana del dopoguerra un esecutivo è stato espressione così diretta del capitale finanziario.
Mai la Presidenza della Repubblica ha svolto un ruolo tanto determinante e diretto nella sua genesi, sino a travalicare forme, tempi, procedure, del tradizionale parlamentarismo borghese.

Il combinarsi della crisi del berlusconismo e della crisi finanziaria, italiana ed europea- in assenza di una soluzione parlamentare alternativa immediatamente spendibile- ha prodotto questo esito straordinario.

MARIO MONTI FIDUCIARIO DEL CAPITALE FINANZIARIO

Tutti i partiti dominanti hanno compiuto un passo indietro, per lasciare il passo al fiduciario delle banche e degli industriali. L'assetto bipolare tradizionale , già in crisi, ha subito un duro colpo dagli avvenimenti, con il distacco tra PDL e Lega da un lato e l'incrinatura interna al centrosinistra dall'altro.
Berlusconi si è rassegnato alla ritirata sotto i colpi della crisi delle Borse ( e delle sue stesse aziende) e lo sfarinamento della maggioranza parlamentare alla Camera. Bersani ha scelto di sacrificare una vittoria elettorale scontata del centrosinistra e la sua stessa leaderschip di governo, sotto la pressione dell'emergenza finanziaria e dell'interesse generale di sistema. Affermando che “viene prima il Paese e poi il Partito” il gruppo dirigente del PD ha consacrato con parole auliche la propria vocazione sacrificale di fronte all'interesse superiore del capitale.

UN PROGRAMMA ANNUNCIATO DI MISURE ANTIPOPOLARI
Il programma che si annuncia è la continuità dichiarata della politica d'emergenza varata dal governo Berlusconi, col lasciapassare delle “opposizioni” parlamentari: il rispetto del programma Europlus e dei relativi “impegni” solennemente assunti in sede U.E.. Non è davvero in discussione il programma di fondo del governo italiano, mai come oggi così predefinito. Era semmai in discussione la credibilità della sua esecuzione, il superamento delle sue “lacune”, la rapidità dei suoi tempi. Tutto il mondo capitalista, a partire dal governo tedesco, francese e americano, si è riunito a mani giunte attorno al capezzale del capitalismo italiano, per chiedere un' ulteriore terapia d'emergenza sul malato. Il nome di Monti e l'unità nazionale a suo sostegno sono la rassicurazione data non solo alla borghesia italiana ma al capitalismo internazionale.
Proprio per questo va rimossa ogni eventuale illusione. Il governo proverà a edulcorare la confezione d'immagine del suo programma con qualche innocua trovata “anticasta” a fini mediatici, e una probabile minipatrimoniale richiesta persino da Confindustria e banche in funzione antidebito. Ma dentro la confezione curata starà l'attacco alle pensioni d'anzianità, il salto generale di dismissione e privatizzazione di beni pubblici, il sostegno più marcato alla demolizione progressiva del contratto nazionale di lavoro, le nuove normative sui licenziamenti. Tutto ciò che chiede l'Europa capitalista per rassicurare i banchieri. Questa è e resta la ragione sociale del governo: fare contro i lavoratori ciò che Berlusconi non era più in grado di fare e ciò che il centrosinistra non era ancora pronto a fare. L'unità nazionale è semplicemente la soluzione di mutuo soccorso tra i partiti borghesi per garantirsi la reciproca complicità nell'attacco congiunto alla maggioranza della società. L'”unione sacra” è sempre storicamente una soluzione di guerra. In questo caso di guerra al lavoro.

LA CAPITOLAZIONE DI DI PIETRO E VENDOLA.
Tanto più in questo quadro colpisce la capitolazione al governo Monti di Di Pietro e di Vendola. Il populismo comiziesco, in tutte le sue varianti, si è sciolto come neve al sole di fronte all'emergenza del capitale finanziario, sotto la pressione intimidatoria del PD e di Napolitano. Il populismo giustizialista di Di Pietro è passato in due giorni dalla denuncia della “macelleria sociale” in arrivo alla “fiduciosa attesa” del nuovo governo. Il populismo poetico di Vendola ha surfato come sempre nelle pieghe del vocabolario, per concludere che Monti è degno di un sostegno, seppur “condizionato”. Entrambi hanno scelto di ingannare i lavoratori e i propri elettori accodandosi ai banchieri, e coprendo le spalle al PD: pur di coltivare le proprie ambizioni di governo futuro a braccetto con quel partito.

Dove è assente ogni confine di classe, si dissolve prima o poi ogni confine di opposizione.

VIA IL GOVERNO DEGLI INDUSTRIALI E DEI BANCHIERI
Di fronte alla generale capitolazione al governo di Confindustria e delle banche è necessario il rilancio di una coerente opposizione di classe. All'unità nazionale di tutti i principali partiti borghesi attorno al programma degli industriali e dei banchieri, va contrapposto il fronte unico di tutte le sinistre attorno alle ragioni del lavoro. Alla guerra come alla guerra. Il Partito Comunista dei Lavoratori fa appello a tutte le sinistre di opposizione al governo Monti per la più vasta campagna di mobilitazione contro il governo: nelle fabbriche, negli uffici, nelle scuole e università, nei quartieri. Preparando una prima manifestazione nazionale contro il governo da tenersi a Roma. La cacciata del governo dei capitalisti, per un'alternativa di società, deve diventare un obiettivo centrale del movimento operaio e popolare.

MARCO FERRANDO

CINQUE MISURE STRAORDINARIE CONTRO LA CATASTROFE. SOLO UN GOVERNO DEI LAVORATORI PUO' REALIZZARLE.

Documento nazionale PCLavoratori

(10 Novembre 2011)

IMPORTANTE PROPOSTA DI PERCORSO

La crisi del capitalismo italiano é al centro della tempesta economica europea e mondiale.
Le banche italiane sono colpite dalla crisi di credibilità dei titoli di stato tricolori in cui hanno investito a mani basse. L'azione di strozzinaggio degli interessi sul debito si è rivoltata contro gli strozzini.

La U.E. si trova di fronte al dissesto finanziario dell'Italia, senza disporre di risorse adeguate per un eventuale “soccorso”. Mentre la gigantesca ricapitalizzazione delle banche continentali si trasforma inevitabilmente in un nuovo appesantimento dei debiti pubblici.

L'unico punto fermo del caos finanziario europeo e mondiale è il programma comune dei governi di ogni colore: salvare i banchieri e i capitalisti facendo pagare la loro crisi ai lavoratori.

Questo attacco si aggrava in particolare in Italia, anello debole della catena capitalistica internazionale, sotto la frusta della BCE. Il precipitare della crisi finanziaria- sullo sfondo della crisi politica di Berlusconi- determina un nuovo salto drammatico dell'attacco alle condizioni sociali delle masse. Il progetto Europlus prescrive, di per sé, la riduzione ogni anno di 45 miliardi di debito pubblico italiano, al netto del pagamento degli interessi: ciò che segnerebbe una autentica regressione storica della già miserabile condizione di milioni di lavoratori, giovani, pensionati. E oggi i “commissari” europei chiedono una stretta ulteriore della morsa per conto delle banche.

La rivolta sociale contro tutto questo è la condizione necessaria per salvarsi. Ma la rivolta deve impugnare un programma d'azione alternativo contro la crisi che recida finalmente la sua radice: la dittatura del capitale finanziario sulla vita della società.


CINQUE MISURE RADICALI PER AFFRONTARE LA “CATASTROFE"

"C'è bisogno di un programma d'emergenza contro la crisi” strillano all'unisono tutti i giornali borghesi e i banchieri che li finanziano, mentre invocano la spoliazione dei salariati. “ C'è bisogno di un programma d'emergenza contro la crisi”, diciamo noi: ma un programma che colpisca il potere delle banche e dei capitalisti, liberando milioni di lavoratori dal loro giogo. Un programma tanto radicale quanto è radicale il programma della BCE.

1) Si rifiuti il pagamento del debito pubblico alle banche strozzine. Il debito non è stato prodotto dai lavoratori, ma dalla rapina delle banche contro i lavoratori. Non si vede perchè debbano essere i lavoratori a pagarlo. Per di più.. ai banchieri. I 90 miliardi di interessi che lo Stato paga ogni anno alle banche- grandi acquirenti dei titoli di Stato- vanno semplicemente cancellati. E cosi' i 70 miliardi versati annualmente dagli enti locali. I piccoli risparmiatori saranno integralmente tutelati. Non i banchieri usurai. La loro rapina deve finire. E le risorse così liberate debbono andare al lavoro, alla sanità, alla scuola..

2) Le banche e le assicurazioni vanno nazionalizzate, senza indennizzo per i grandi azionisti, e sotto controllo dei lavoratori, creando un'unica banca pubblica. Non è solo una misura imposta dall'annullamento del debito pubblico verso le banche. E' una misura indispensabile per abbattere i mutui che gravano sulle famiglie. Per portare alla luce la scandalosa evasione fiscale del grande capitale, di cui le banche sono canale e strumento. Per colpire i santuari della grande criminalità. Per acquisire la leva decisiva per una riorganizzazione radicale dell'economia e della società in funzione dei bisogni collettivi, e non del profitto di pochi. Senza la nazionalizzazione delle banche, vero verminaio della società borghese, ogni rivendicazione dell'“alternativa” si riduce ad una frase vuota.

3) Va istituito il controllo operaio sulla produzione a partire dall'abolizione del segreto commerciale e dall'apertura dei libri contabili delle aziende. Il segreto commerciale tanto difeso dai custodi della proprietà non vale più da molto tempo nel rapporto tra i grandi capitalisti, che hanno ben pochi segreti tra loro. Vale invece come paravento dei capitalisti nei confronti dei lavoratori e della società, cui debbono nascondere frodi, truffe, raggiri di ogni tipo. Inclusi i costi della pubblica corruzione. Non basta che i conti siano accessibili di tanto in tanto a qualche compiacente istituto borghese di “vigilanza” o alla Agenzia delle Entrate. E' necessario che siano i lavoratori e le loro organizzazioni a mettere il naso nei “segreti” delle proprie aziende. Per quale ragione dev'essere considerato “naturale” che i capitalisti e i loro governi facciano i raggi x agli stipendi, ai risparmi, alla vita dei lavoratori, e invece uno “scandalo” se i lavoratori vogliono controllare i capitalisti , i loro conti, le loro ruberie?

4) Vanno nazionalizzati i grandi gruppi capitalistici dell'industria, senza indennizzo e sotto controllo operaio, a partire dalle aziende che licenziano o colpiscono i diritti sindacali. Quindi a partire dalla Fiat. E' una misura indotta dalla nazionalizzazione delle banche, dato lo stretto intreccio fra capitale industriale e capitale bancario. Ma è soprattutto un provvedimento indispensabile per bloccare i licenziamenti, riorganizzare la produzione, ripartire il lavoro fra tutti, avviare una riconversione dell'economia a fini ecologici e sociali, secondo un piano democraticamente definito. E sarebbe oltretutto un provvedimento di risparmio straordinario per l'intera società: perchè annullerebbe la montagna di 40 miliardi annui di trasferimenti pubblici a quelle stesse imprese private che distruggono posti di lavoro. E che dunque sono già state “comprate” dai lavoratori, in quanto principali contribuenti. A proposito di “lotta agli sprechi”.

5) Va varato un grande piano di opere sociali di pubblica utilità che dia lavoro e risani le condizione di larga parte della società italiana. E' assurdo registrare da un lato la disoccupazione del 30% dei giovani e il licenziamento dei lavoratori, e dall'altro la straordinaria penuria (e distruzione) di beni e servizi sociali. Il lavoro che c'è va ripartito fra tutti in modo che nessuno ne sia privato, con la riduzione generale dell'orario a parità di paga. Ma non basta. E' necessario un grande piano di nuovo lavoro. La nazionalizzazione delle banche e della grande industria, la fine della dipendenza dal debito, possono liberare un piano di investimenti pubblici, sotto controllo sociale, in fatto di risanamento ambientale, energie alternative, riparazione della rete idrica, sviluppo della rete ferroviaria, messa in sicurezza dell'edilizia scolastica e residenziale, estensione della rete ospedaliera e di assistenza agli anziani..: investimenti capaci di utilizzare a pieno le capacità lavorative e le professionalità di milioni di disoccupati, di dare lavoro ai migranti,di cambiare volto all'ambiente di vita. Impedendo oltretutto crimini sociali come quelli compiuti nei nubifragi di Genova e Liguria.


SOLO UN GOVERNO DEI LAVORATORI PUO' REALIZZARLE.
Nessuna di queste misure è derogabile, ai fini di una vera svolta. Senza queste misure non solo non vi è alcuna possibile via d'uscita dalla crisi, ma la crisi continuerà ad abbattersi con intensità sempre maggiore sulle condizioni dei lavoratori e del popolo. Al tempo stesso nessuna di queste misure è compatibile col capitalismo. Nessuna di queste misure è realizzabile da parte dei governi borghesi, tutti legati a doppio filo agli interessi dell'industria e delle banche. Solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la loro forza, può realizzarle. E solo una sollevazione operaia e popolare può imporre un governo dei lavoratori.

La crisi politica del berlusconismo, dentro il precipitare della crisi capitalista, è un occasione preziosa per il movimento operaio: ma alla sola condizione di imporre la propria agenda per la soluzione della crisi politica e sociale. Senza questa azione indipendente, senza un autonomo programma, tutto è destinato a risolversi contro i lavoratori. Come prima e peggio di prima. O per mano di un governo Monti, o per mano di un resuscitato centrosinistra. Prima delle elezioni, o dopo le elezioni.

Il momento di agire è ora. Il PCL fa appello a tutte le sinistre politiche, sindacali, di movimento, a tutte le organizzazioni popolari e di massa, per un fronte unico d'azione attorno a questo programma di svolta. E' ora di porre fine una volta per tutte a compromissioni senza futuro col PD ,coi partiti borghesi, con la Confindustria. E' l'ora di assumersi una responsabilità indipendente. All'altezza della straordinarietà del momento.


PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

mercoledì 9 novembre 2011

CONTRO OGNI SOLUZIONE BORGHESE DELLA CRISI POLITICA PER UNA MOBILITAZIONE INDIPENDENTE DEL MOVIMENTO OPERAIO CONTRO LA NUOVA ANNUNCIATA MACELLERIA PER IMPORRE UNA SOLUZIONE ANTICAPITALISTA DELLA CRISI SOCIALE

Un Presidente del Consiglio ormai privo di maggioranza parlamentare ottiene dal Presidente della Repubblica il permesso non solo di andare avanti, ma di gestire la nuova macelleria sociale commissionata dai banchieri europei. Mentre le “opposizioni” parlamentari non solo assicurano preventivamente il loro lasciapassare alla “legge di stabilità” e al suo ulteriore appesantimento, ma si candidano a continuare l'opera in nuovo governo di “unità nazionale” quale supremo garante delle banche, della Commissione Europea, del FMI.

La verità è che si cerca di ridurre la fine annunciata di Berlusconi ad un passaggio di testimone tra ceti dirigenti e comitati d'affari dei poteri forti. In un clima di trasformismo maleodorante, compravendite parlamentari, compromissioni istituzionali. In cui persino le regole borghesi del parlamentarismo vengono sacrificate all'urgenza dei “mercati” e della crisi, pur di continuare a colpire il lavoro, le pensioni, i servizi sociali. Calpestando la stessa volontà del referendum di Giugno.

Non sappiamo se l'operazione in corso, sotto la regia di Napolitano, avrà successo, o se sfocerà in elezioni anticipate. Ma certo è un'operazione contro i lavoratori, i giovani, i movimenti di lotta di questi anni. Chi si è mobilitato per cacciare Berlusconi, non l'ha fatto nel nome di Draghi, di Monti, della BCE. Quella stessa parte di popolo di sinistra accorso ad applaudire Bersani il 5 Novembre non lo ha fatto per ritrovarsi in un governo d'emergenza con il PDL o suoi settori, né per inchinarsi ai banchieri. Quale che sia lo sbocco della crisi politica, si conferma una volta di più la natura liberale del PD quale carta di ricambio della borghesia contro il movimento operaio e contro tutte le ragioni sociali dell'opposizione.

Tanto più oggi, le sinistre politiche e sindacali non possono stare a guardare. Né limitarsi a chiedere elezioni per cercare di essere imbarcate dal PD in un nuovo vecchio centrosinistra ( confindustriale), come fanno in forme diverse i gruppi dirigenti di SEL e FDS. O per essere recuperate stabilmente al tavolo di concertazione con Confindustria, come fanno i vertici della CGIL. E' ora di finirla con vecchie compromissioni senza futuro. E' l'ora di una mobilitazione unitaria e radicale contro ogni soluzione borghese della crisi politica, per affermare un punto di vista indipendente del movimento operaio, per fermare la nuova macelleria in gestazione, per trasformare la crisi del berlusconismo nella cacciata delle classi dirigenti bancarottiere della seconda Repubblica, e di tutti i loro partiti. Solo un governo dei lavoratori può liberare l'Italia dalla dittatura del capitalismo e aprire davvero una pagina nuova per la giovane generazione.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

mercoledì 2 novembre 2011

FARE CARTA STRACCIA DELLA LETTERA A BRUXELLES CONTRAPPORRE AL PROGRAMMA DELLA BCE UN PROGRAMMA ANTICAPITALISTA OPERAIO E POPOLARE

LICENZIARE BERLUSCONI E TUTTI I CORTIGIANI DI BANCHE E IMPRESE
REALIZZARE UN GOVERNO DEI LAVORATORI PER LIBERARCI DALLA DITTATURA DI INDUSTRIALI E BANCHIERI

DICHIARAZIONE DI MARCO FERRANDO

Il progetto annunciato dal governo italiano a Bruxelles, basato sulla liberalizzazione dei licenziamenti- nel settore privato e pubblico- è una provocazione odiosa. Lo sarebbe in ogni caso, tanto più in un quadro di drammatica crisi sociale. Lo è a maggior ragione da parte di un governo reazionario in profonda crisi, frequentato da faccendieri, evasori, ministri in odore di mafia, che cerca la sopravvivenza nel plauso dei banchieri europei.

Contro questo disegno non sono sufficienti le parole o iniziative platoniche e dimostrative di “protesta” o “dissenso”. E' necessario dispiegare una mobilitazione di massa straordinaria e continuativa capace di bloccare davvero l'Italia sino al ritiro delle misure annunciate. Se non ora quando?

Nel 2002 contro l'attacco all'articolo 18 si levò un vasto movimento di massa- poi piegato alle compatibilità del centrosinistra in gestazione- che riuscì ad arrestare l'attacco berlusconiano. Oggi si tratta di rilanciare quel movimento, ma liberandolo da ogni subordinazione al “nuovo” centrosinistra, per farne il risolutore della crisi nel nome di una vera alternativa. Che liberi definitivamente l'Italia dai suoi attuali padroni: industriali, banchieri, Vaticano, e tutti i loro partiti.

A questo fine, tutte le sinistre politiche, sindacali, associative, di movimento possono e debbono unire le proprie forze in una azione di massa liberatoria, che faccia carta straccia della “lettera” a Bruxelles e imponga finalmente un cambio dell'agenda. Al programma di emergenza della BCE va contrapposto un programma d'emergenza operaio e popolare: che rivendichi il blocco dei licenziamenti, la nazionalizzazione senza indennizzo di tutte le aziende che licenziano, il ripudio del debito pubblico verso le banche, la loro nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori.

Solo questo programma anticapitalista può recidere le radici della crisi. Solo una mobilitazione straordinaria e radicale può imporlo. Solo un governo dei lavoratori può realizzarlo.

E' lo scenario della crisi europea a dettare una risposta radicale. In tutta Europa si annuncia un'ulteriore drammatica stretta sociale al solo scopo di salvare le banche francesi e tedesche, ricapitalizzare le banche di tutto il continente, ampliare il fondo europeo salvabanche. Le banche sono l'alfa e l'omega dell'Europa dei padroni, sotto i governi di ogni colore. E' la riprova che il capitalismo può sopravvivere solo continuando a depredare i lavoratori e i giovani a vantaggio di capitalisti e banchieri. Solo scaricando la crisi sulle sue vittime a vantaggio dei suoi responsabili. Solo condannando alla rovina presente e futuro delle nuove generazioni.

Per questo, l'alternativa o è anticapitalista o non è. Solamente la rivoluzione sociale può sgomberare il campo da quella parabola di decadenza che il capitalismo impone all' intera società. Elevare la coscienza delle masse alla comprensione di questa necessità è e deve essere il lavoro quotidiano, controcorrente, di tutti i militanti coscienti del movimento operaio e dei movimenti di lotta.

“Trasformare l'indignazione in rivoluzione” socialista è la parola d'ordine del Partito Comunista dei Lavoratori.

MARCO FERRANDO- PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI