giovedì 30 aprile 2009

Crisi, quale risposta dai lavoratori!!!

Per una svolta di lotta. Per una vertenza generale. Una crisi drammatica – Da mesi una crisi economica senza precedenti nel dopoguerra grava sul presente e sul futuro dei lavoratori e dei giovani, rivelando la vera natura del capitale che non ha più un futuro da offrire se non licenziamenti, precarietà, insicurezza sul lavoro, miseria, riduzioni dei diritti e degli spazi di democrazia. Invece di risposte positive, il governo cerca la complicità dei vertici sindacali per ridurre i diritti dei lavoratori e impedire la loro reazione. Oppure cerca di deviare il malessere sociale contro facili capri espiatori (i rom, gli immigrati) scatenando campagne d’odio xenofobo e razzista, che già in passato hanno prodotto esiti tragici. Tutto ciò non ha finora ricevuto una reazione adeguata. Ovviamente non quella di un PD impotente e complice. Neppure quella di una CGIL che si limita a rivendicare il proprio posto al tavolo della concertazione. Ma purtroppo neppure quella di un sindacalismo di base troppo diviso e autocentrato. Noi la crisi non la paghiamo – Eppure non sono mancati segnali forti e positivi, come il movimento dell’onda o alcune lotte operaie difensive, che in qualche caso hanno visto una larga partecipazione di lavoratori immigrati, come nel caso vincente di Origgio. Sono segnali di una disponibilità a lottare, ad auto-organizzarsi, a ricomporre un’unità fra diversi settori sociali e di classe che indicano che una svolta è possibile, che cresce un sentimento di ribellione sociale sintetizzato nella parola d’ordine “noi la crisi non la paghiamo!” Prepararsi a una prova di forza – Sia chiaro: non sarà dalle urne di giugno che uscirà una soluzione favorevole ai lavoratori e agli sfruttati, ma solo da una ripresa delle lotte su basi chiare. In ultima analisi da un rovesciamento dei rapporti di forza sociali e politici. Ma per questo occorre rimettere in campo tutte le energie del mondo del lavoro, del precariato, dei disoccupati, dei giovani, uno schieramento in grado di contrastare e sconfiggere le politiche borghesi di centrodestra e di centrosinistra, battere le logiche concertative delle burocrazie sindacali, scavalcare l’impotenza istituzionale della sinistra, superando anche l’estrema debolezza del sindacalismo di base. Per un’assemblea nazionale dei delegati – Per lavorare a questa ripresa proponiamo a tutte le organizzazioni sindacali e politiche della sinistra di unire le forze per costruire insieme una assemblea nazionale di delegati che promuova la svolta di lotta di cui c’è bisogno, discutendo una piattaforma di rivendicazioni unificanti e le forme di lotta necessarie. Per una vertenza generale – Proponiamo di lavorare insieme per costruire una vertenza generale del mondo del lavoro, del precariato, degli studenti, dei territori, che sfoci in una mobilitazione prolungata che combini lo sciopero generale, l’occupazione delle aziende in crisi, l’occupazione delle scuole e delle università, la mobilitazione nei territori. Per una piattaforma unificante – A questo scopo occorre costruire una piattaforma unificante che miri a ricomporre ciò che la crisi e la politica padronale divide: lavoratori stabili e precari, italiani e migranti, giovani ed anziani, uomini ne donne. Per parte nostra proponiamo di ripartire da queste rivendicazioni: - blocco generale dei licenziamenti - ripartizione fra tutti del lavoro esistente tramite la riduzione dell’orario a parità di paga - stabilizzazione di tutti i rapporti di lavoro e abolizione delle leggi di precarizzazione - aumento salariale per tutti di 300 euro mensili e salario minimo intercategoriale di 1.200 euro mensili - una vera indennità di disoccupazione a 1.000 euro mensili - permesso di soggiorno per tutti i lavoratori immigrati - no ai tagli alla scuola e all’università - un piano di opere pubbliche di vera utilità sociale: ricostruzione dell’Abruzzo terremotato sotto il controllo dei comitati popolari; risanamento antisismico e ristrutturazione energetica degli edifici pubblici (scuole e ospedali in primis) e di edilizia popolare; risanamento idrogeologico e ambientale; piano energetico fondato sul risparmio e sulle fonti rinnovabili. Paghi chi non ha mai pagato – Queste misure richiedono che a pagare la crisi siano quelli che finora non hanno mai pagato: i grandi capitalisti e le banche (da nazionalizzare sotto il controllo dei lavoratori), tagliando le spese militari, i costi della “casta”, i privilegi del Vaticano, le grandi opere speculative ed inutili (Expo2015, ponte sullo stretto…). E’ possibile trovare in questo modo le risorse necessarie per far fronte alle urgenze sociali e per preservare e ampliare lo stato sociale e le pensioni. Governino i lavoratori – A chi obietta che queste proposte sono “incompatibili” con le attuali regole del gioco rispondiamo che è vero: il capitalismo è incompatibile con i bisogni fondamentali dei lavoratori e della maggioranza della società. Per questo occorre una vera alternativa di sistema e di potere. Solo la lotta per cacciare i capitalisti, i banchieri e i loro governi, e per affermare un governo dei lavoratori, può aprire la strada a una vera alternativa di società e di potere in grado di rispondere alla crisi, soddisfare i bisogni sociali, difendere l’ambiente, promuovere un progresso civile che metta fine a sfruttamento, insicurezza, xenofobia, razzismo, oscurantismo clericale, e promuova finalmente i fondamentali diritti umani e sociali al di là delle differenze di genere, origine etnica e preferenza sessuale. Per una sinistra che non tradisca Il Partito Comunista dei Lavoratori – l’unico partito che in questi anni non è mai sceso a compromessi con i governi e le politiche borghesi – lavora a questa prospettiva impegnando le proprie forze in ogni luogo di lavoro e di studio e sul territorio per costruire ogni possibile occasione di fronte unitario di lotta. Con questo spirito è presente oggi in tutte le scadenze di questo 1° Maggio, nei diversi cortei e mobilitazioni in tutta Italia. Con questo stesso spirito lavoriamo, anche con la presentazione elettorale di liste del Partito Comunista dei Lavoratori, alla costruzione di quella “sinistra che non tradisce” di cui oggi i lavoratori e le masse degli sfruttati hanno urgente bisogno. Partito Comunista dei Lavoratori info@pclavoratori.it www.pclavoratori.it

giovedì 23 aprile 2009

25 Aprile

Lo avrai camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italianima con che pietra si costruiràa deciderlo tocca a noi.Non coi sassi affumicati dei borghi inermi straziati dal tuo sterminionon colla terra dei cimiteri dove i nostri compagni giovinettiriposano in serenitànon colla neve inviolata delle montagne che per due inverni ti sfidarononon colla primavera di queste valli che ti videro fuggire.Ma soltanto col silenzio del torturatiPiù duro d'ogni macigno soltanto con la roccia di questo pattogiurato fra uomini liberi che volontari si adunaronoper dignità e non per odio decisi a riscattarela vergogna e il terrore del mondo. Su queste strade se vorrai tornareai nostri posti ci ritroveraimorti e vivi collo stesso impegnopopolo serrato intorno al monumentoche si chiamaora e sempreRESISTENZA

mercoledì 22 aprile 2009

Non infangate il ricordo dei martiri della resistenza

E' proprio il caso di dirlo, Berlusconi ed il 25 Aprile, come il diavolo e l'acqua santa; la festa della liberazione dall'invasione nazi-fascista vedrà la partecipazione del moderno invasore, colui il quale ha portato a compimento il tentativo dispotico di egemonia sul bel paese...Questo 25 Aprile sarà una giornata all'insegna dell'ipocrisia e del falso d'autore a quanto pare, stando a quanto continuano ad affermare i rappresentanti della destra nazionale "l'italia paga la mancanza di pacificazione" (Formigoni).Peccato che a non voler far pace con la storia (e col cervello ndr) siano proprio i suoi colleghi: il gerarca di AN Ignazio La Russa, antifascista dell'ultim'ora colto da rimorsi e sensi di colpa afferma che " in italia ci furono due resistenze", peccato che una delle due portasse come proprio vessillo la croce uncinata e fosse corresponsabile di 6 milioni di persone scomparse nel vento...Berlusconi non vuole lasciare la manifestazione alla sinistra, infondo la festa di Liberazione è solo un altro evento in cui svolgere l'ordinaria amministrazione, pubbliche relazioni seguite da affermazioni improponibili che poi verranno negate il giorno seguente... Franceschini, segretario del PD fa notare che questa è la 14 occasione per prendere parte alla manifestazione, commentando il tutto con un " meglio tardi che mai"! Ma noi siamo convinti che sarebbe stato meglio non vederlo prendere parte ad una ricorrenza del genere, proprio per preservarne la "sacralità" evitando così di adulterarne il significato.
Onore alla resistenza, onore ai Partigiani

venerdì 17 aprile 2009

DOPO GLI SCIACALLI ARRIVANO I LUPI !

Dalle nostre parti, la terra continua a tremare ma questo non impedisce unavisione lucida di quanto avvenuto. L'Abruzzo è stato colpito da un sisma diforte intensità ma, né le immani devastazioni, né le 292 vite umane persesono da addebitare solo alla natura.È chiaro a tutti che l'aver costruito in luoghi non opportuni da un punto divisto idrogeologico e senza le più elementari prescrizioni antisismiche sonole vere cause del disastro. Per essere più chiari, *i meccanismi dellaspeculazione edilizia, diffusissima nella nostra regione, e la ricerca delmassimo profitto, uno dei dogmi della società capitalistica, sono alla basedi quanto avvenuto.* Si aggiunga a questo, l'imperizia della protezionecivile che, evidentemente distratta dall'organizzazione del G8 e da altrigrandi eventi, ha sottovalutato uno sciame sismico che andava avanti damesi.Non si trattava di evacuare una città, come furbescamente dicono Bertolaso ecompagni, ma sarebbe bastato dare alla popolazione consigli utili in caso diterremoto, rafforzare magari il personale di pronto intervento, far arrivareall'Aquila qualche struttura (tende, macchine escavatrici, gruppielettrogeni, ecc) nell'eventualità di ciò che poi si è purtroppo verificato.Fortuna che ai ritardi e alla inadeguatezza dello stato, ha sopperito lasolidarietà sociale con le mille forme di autoorganizzazione dei soccorsiche sono stati, soprattutto all'inizio, il vero aiuto alle popolazioniterremotate.Dopo il disastro, sono giunti puntuali gli sciacalli, non quelli inventatidai media che rubano nelle case (magari rumeni, perchè un po di razzismopuò risollevare il morale) ma quelli veri e cioè i politici e il lorocodazzo di giornalisti e opinionisti del dolore altrui. Quel che si è vistoin questa settimana in Abruzzo è qualcosa che si stenta a credere. Un capodel governo, già spregiudicato palazzinaro, che ogni volta che è al governone pensa una per favorire la lobby del mattone (si veda ora la proposta diampliamento degli immobili) e nel frattempo allenta la normativa antisismicae taglia i fondi alla protezione civile, venire a vestire i panni dell'eroe.Ministri in parata con l'occhio umido in favore della telecamera e nessunoche abbia detto dove prendere i soldi della ricostruzione, cioè l'unica cosache contava. Ora tra lotterie, cinque per mille, tasse sui redditi alti anoi pare che alla fine della fiera, saranno come sempre i lavoratoridipendenti a tirar fuori il denaro.*E' andata diversamente quando si è trattato di salvare le banche, è bastatauna notte e i miliardi dalle casse dello stato sono stati messi adisposizione dei poveri banchieri. Così funziona il capitale.*Per venire a noi, ribadiamo che nessuno dei nostri compagni delle provincedi Pescara, Chieti e Teramo ha subito conseguenze a causa del terremoto.Diversa e drammatica è invece la situazione dei compagni aquilani. Pur nonavendo subito nessuno conseguenze fisiche, tutti hanno avuto pesanti dannimateriali. La maggior parte di loro, sono momentaneamente ospitati inalberghi della costa e il nostro coordinatore regionale Ottaviano Scipione èin costante contatto con loro. Tanti compagni, da ogni parte d'Italia, cihanno chiesto di poter dare un segno della loro vicinanza e solidarietà. Noiabbiamo valutato con scrupolo tutte le possibilità e siamo giunti allaconclusione che, in questa fase, l'unico aiuto possibile da gestire da partenostra e insieme utile a chi lo riceverà è costituto da versamenti indenaro. Dunque per chiunque volesse contribuire a questa raccolta di fondiconsigliamo le seguenti modalità: *Lasciamo di seguito un collegamento che rimanderà alla pagina del sitoabruzzese del PCL dedicata alle sottoscrizioni volontarie (o guardare alrelativo tasto sulla colonna a destra del sito). Qui sono spiegate duemodalità per effettuare un versamento in denaro. La prima direttamente alleposte utilizzando i dati della carta prepagata postepay intestata per ilmomento ad un coordinatore locale del partito: si tratta di ricaricare lacarta attraverso lo sportello delle poste comunicando il numero della cartae il nome della persona a cui la carta è intestata; in questo caso ilversamento è anonimo e se volete far conoscere il vostro nome è bene che inseguito scriviate una e-mail a info@pclabruzzo.it.Indirizzo e-mail protettodal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo La seconda modalità èon-line ed è utile per chi ha già una carta di credito o carta prepagata,in questo caso si può cliccare sul tasto del conto paypal del pclAbruzzo pervisualizzare le procedura. Ecco il collegamento:* http://www.pclabruzzo.it/index.php?option=com_content&task=view&id=161&Itemid=46 *Coordinamento regionale PCL Abruzzo*

martedì 14 aprile 2009

PER UNA SVOLTA DI UNITA' E RADICALITA' NEL MOVIMENTO REALE DELLE LOTTE

Partito Comunista dei Lavoratori LETTERA APERTA ALLE SINISTRE Cari compagni e compagne, la diversità politica e programmatica tra i nostri partiti, che è alla base di presentazioni elettorali distinte e alternative, non può e non deve contraddire la ricerca dell'unità d'azione sul terreno decisivo dell'iniziativa di massa e della lotta di classe. Tanto più nel cuore di una crisi capitalistica devastante. Questo è il senso della lettera aperta che vi rivolgiamo. AUTONOMIA COMUNISTA E UNITA' D'AZIONE Come sapete, la scelta di fondo della costruzione autonoma del PCL si basa sulla natura del nostro programma e della politica che ne consegue : un programma comunista, di rovesciamento rivoluzionario del capitalismo e di governo dei lavoratori, su scala nazionale e internazionale; e dunque una politica quotidiana tesa a sviluppare in ogni lotta particolare il senso di quella prospettiva generale, a partire da una difesa rigorosa dell'autonomia di classe del movimento operaio. E' in virtù di questa impostazione che abbiamo rifiutato,a differenza vostra, ogni corresponsabilità nel sostegno al governo confindustriale di Prodi; che ci collochiamo all'opposizione di quelle giunte di centrosinistra che voi sostenete ( spesso le più impresentabili); che abbiamo avanzato e avanziamo la parola d'ordine della cacciata del governo Berlusconi per via della mobilitazione di massa e nella prospettiva di un governo operaio: contro ogni riproposizione, per l'oggi e per il domani, di una nuova coalizione col PD e coi partiti borghesi. Presentare questo nostro programma ai lavoratori e agli elettori lo consideriamo un diritto- dovere di onestà: contro ogni logica camaleontica di autocensura, di camuffamento, di mercanteggiamenti elettoralistici, a scapito della chiarezza e dell'autonomia di una proposta. Convinti, come siamo, che solo un partito basato su principi saldi, non negoziabili, possa ricostruire una prospettiva di liberazione del mondo del lavoro; e che oltretutto solo la lotta per quella prospettiva possa dare un futuro ai comunisti. Ma la nostra reciproca autonomia e diversità non può e non deve impedire la ricerca della massima unità d'azione, nell'interesse generale del movimento operaio, e nella sua migliore tradizione. Siamo di fronte alla più grande crisi capitalistica degli ultimi 80 anni, e al governo più reazionario che l'Italia abbia conosciuto dal 1960. Siamo di fronte a un'offensiva sociale e politica devastante, sconosciuta alle ultime generazioni. Possiamo unire le nostre forze in un'azione comune che sia all'altezza del livello attuale dello scontro? Più volte abbiamo posto nei mesi scorsi questa esigenza, su terreni diversi e complementari, politici, sindacali, di movimento. Sia su Il Manifesto, sia su Liberazione, abbiamo ripetutamente avanzato, in forma pubblica, specifiche proposte unitarie. La nostra stessa proposta di un parlamento dei lavoratori e delle sinistre voleva coronare e tradurre un'istanza generale di fronte unico d'azione e al tempo stesso di aperto e pubblico confronto. Ma ogni volta abbiamo registrato o il silenzio o il rifiuto. Al punto che la più altisonante retorica sull'unità elettorale ha spesso coinciso con la più bassa disponibilità all'unità d'azione nella lotta . Proponiamo l'esatto capovolgimento di questo schema. PER UNA SVOLTA RADICALE NELL'AZIONE DI MASSA Proponiamo innanzitutto un'azione comune di svolta sul terreno dello scontro sociale. Di fronte all'onda d'urto di licenziamenti di massa, chiusure aziendali, misure antisciopero, la logica delle manifestazioni trimestrali della Cgil e del sindacalismo di base appare francamente una routine impotente. Tanto più in una dinamica di reciproca divisione e separazione. Di più: Epifani vanta pubblicamente agli occhi della borghesia di "aver evitato sinora l'esplosione della rabbia sociale, come in Grecia e in Francia". Ma questa è esattamente la confessione di una logica burocratica, mirata alla riconquista della concertazione. Rifiutare questa logica significa lavorare all'innesco di quell'esplosione di lotta che Epifani vuole scongiurare: l'unico scenario temuto realmente dalla borghesia; l'unico scenario che può erigere una diga e strappare risultati per le masse. Ma puntare all'esplosione sociale non significa inseguire, a distanza, lo scadenzario rituale dell'apparato Cgil, come fanno i gruppi dirigenti del sindacalismo di base, in uno schema di concorrenza tra sigle e di pura autoconservazione. Ecco allora la nostra proposta: lavorare insieme, in ogni luogo di lavoro e in ogni sindacato, alla massima unità della lotta e alla massima radicalità dell'azione. C'è bisogno dell'unità di lotta tra tutte le forze sindacali estranee all'accordo governo-CISL-UIL-UGL, a partire dalla Fiom, fuori dal rito demenziale della competizione di date ed etichette. E occorre che questa unità si realizzi attorno ad una risposta di lotta tanto radicale quanto radicale è l'offensiva dei padroni e del governo. Occorre unire le forze nella prospettiva di una mobilitazione prolungata ( sino allo sciopero generale ad oltranza), combinata con azioni di massa dirompenti ( occupazione di aziende in crisi), sostenuta da una comune cassa di resistenza, attorno ad una piattaforma unificante che raccolga tutte le emergenze imposte dalla crisi: a partire dalla rivendicazione del blocco generale dei licenziamenti, della ripartizione generale del lavoro, dell'assunzione a tempo pieno e indeterminato di tutti gli attuali precari, di una vera indennità di disoccupazione per tutti coloro che cercano lavoro e per i giovani in cerca di prima occupazione. Chiediamo : è mai possibile che di riduzione dell'orario di lavoro i gruppi dirigenti del PRC parlassero 12 anni fa ( come compensazione d'immagine del proprio sostegno al primo governo Prodi) ed oggi, proprio di fronte alla crisi drammatica del lavoro, quel tema centrale sia del tutto rimosso? Se c'è la crisi e c'è poco lavoro, quel lavoro va ripartito fra tutti, in modo che nessuno ne sia privato: la riduzione progressiva dell'orario, a parità di paga, è la traduzione di questa istanza. Proponiamo una campagna unitaria a sinistra attorno a questo obiettivo strategico. Così sul precariato. Tutte le sinistre hanno votato in 10 anni le peggiori misure di precarizzazione del lavoro, dal pacchetto Treu alla riconferma della legge 30, (mentre hanno svolto centinaia di convegni contro il precariato). E' possibile oggi, di fronte ad una crisi che si rovescia in primo luogo sui precari, battersi insieme per la cancellazione di quelle leggi vergognose, a partire dalla richiesta di assunzione piena ed immediata di tutti i lavoratori precari? Un programma di mobilitazione reale, unitaria e radicale, attorno a questi obiettivi, potrebbe unificare grandi masse, contrastare la xenofobia, incidere sui rapporti di forza, ribaltare lo scenario sociale, riaprire dal basso un varco prezioso. C'è la volontà di marciare in questa direzione? O si preferisce continuare a "denunciare" le politiche dominanti e a "solidarizzare" acriticamente con i sindacati e con la loro politica dell'impotenza, senza uno straccio di proposta reale e unitaria di lotta di massa (..e pensando solo alle urne) ? PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE E DELLE AZIENDE IN CRISI, SENZA INDENNIZZO E SOTTO CONTROLLO OPERAIO Di fronte ad una borghesia che per 20 anni ha privatizzato l'impossibile e oggi parla di "nazionalizzazioni", ci pare impressionante il balbettio della sinistra ( impregnata da 20 anni di cultura antiliberista, ma non anticapitalista). Le nazionalizzazioni di cui parla la borghesia sono solo la nazionalizzazione dei debiti delle grandi banche e delle grandi imprese a carico della collettività, cioè dei lavoratori. E' possibile una grande battaglia unitaria, politica e sindacale, che rivolga contro la borghesia il suo stesso linguaggio? Che contrapponga la nazionalizzazione delle aziende in crisi e delle banche alla nazionalizzazione dei loro debiti? Sarebbe davvero curioso se le stesse sinistre che hanno votato al governo il fiore delle privatizzazioni degli ultimi 20 anni ( il record delle privatizzazioni in Europa lo realizzò il primo governo Prodi, con il voto del PRC), ora finissero con l'avallare il nuovo statalismo della borghesia. Chiedere "quote di proprietà pubblica delle banche", come fa il PRC, non è particolarmente originale: è quello che formalmente propone la Lega, che non esclude di fare Tremonti, che fanno già oggi- in termini a volte più estesi- Merkel e Sarkosy. E' una forma indiretta di sostegno ai banchieri, a carico dei contribuenti, in cambio di qualche posto "pubblico" nel consiglio di amministrazione. Così chiedere, come fa il PRC, che le regalie pubbliche alle aziende private siano "vincolate a impegni occupazionali" significa replicare a sinistra il populismo di Sarkosy: che ha motivato con lo stesso argomento rassicurante i miliardi dati alla Peugeot, usati in realtà dall'azienda per finanziare ristrutturazione e licenziamenti. No, riteniamo necessario farla finita con il rispetto delle compatibilità borghesi e con un malinteso "senso di responsabilità". Proponiamo una campagna comune che dica: "Se ne vadano i bancarottieri. Si licenzino i licenziatori. Si nazionalizzino le banche e le aziende in crisi. Senza alcun indennizzo per i grandi azionisti, che si sono già finanziati con decenni di rapine, e sotto il controllo dei lavoratori : che è la condizione decisiva per abolire il segreto bancario, industriale, commerciale; per ripartire il lavoro fra tutti; per riconvertire eventualmente la produzione con garanzie reali per l'occupazione; per garantire una direzione aziendale elettiva e revocabile, senza uno straccio di privilegio per i dirigenti". Questa vera nazionalizzazione sarebbe una misura capace di garantire un risparmio immenso di danaro pubblico, oggi destinato a banchieri e capitalisti, per dirottarlo verso protezioni sociali, servizi pubblici, risanamento ambientale. Ed è una misura indispensabile per prospettare la riorganizzazione radicale dell'intera società, in base al primato dei bisogni. Il PCL ha avviato, su questa proposta una campagna nazionale, che sta raccogliendo l'adesione di diverse strutture sindacali, aziendali o territoriali, CGIL o di base. E' possibile sviluppare insieme questa campagna? E' possibile gestire insieme questa proposta nelle organizzazioni sindacali e nei luoghi di lavoro, dando una proiezione unificante alle mille lotte di resistenza, a difesa del lavoro, che oggi si snodano in ordine sparso in tutta Italia, senza altro sbocco, nel migliore dei casi, della "riduzione del danno"? E' possibile lavorare insieme nelle lotte di resistenza per la parola d'ordine dell'occupazione delle aziende che licenziano, che è il primo passo reale nella lotta per la loro nazionalizzazione? In altri paesi questi obiettivi e queste pratiche sono fatti propri da importanti settori d'avanguardia del movimento operaio. Perche non assumerli in Italia? CONTRO LE RONDE REAZIONARIE, PER STRUTTURE DI CONTROLLO OPERAIO E POPOLARE SUL TERRITORIO La xenofobia è il veleno delle classi dirigenti all'interno delle classi subalterne. Un veleno tanto più pericoloso in tempi di crisi sociale e in assenza di una risposta anticapitalistica della sinistra. Ma anche un terreno su cui prima la Lega e poi il governo hanno innestato una pratica nuova: quella delle ronde. Quella della mobilitazione e organizzazione parallela di strutture ( di fatto) paramilitari, oggi dedite alla caccia all'immigrato, domani chissà. Di fronte a questa enormità, ci pare irresponsabile la totale passività delle sinistre, politiche e sindacali. E ancor peggio che si risponda con l'invocazione dello Stato e del suo monopolio della forza, come se il G8 di Genova non avesse insegnato nulla. No, crediamo necessaria una risposta vera, autonoma, tempestiva, dell'insieme delle organizzazioni popolari, dei sindacati, dei partiti della sinistra. Non basta la denuncia del carattere reazionario delle ronde leghiste, o la denuncia del carattere mistificatorio dell'intera campagna sulla sicurezza, che vuol deviare l'attenzione delle masse dall'emergenza sociale e fomentare la guerra tra i poveri. E' necessario combinare questa denuncia- assolutamente necessaria e prioritaria- con un'iniziativa pratica che contrasti il rondismo reazionario e prospetti un controllo alternativo del territorio e della sua sicurezza. Perché non proporre e promuovere insieme unitariamente strutture di controllo operaio e popolare del territorio? Perché non predisporre strutture operative, totalmente autonome da sindaci e prefetti, capaci di difendere la sicurezza di immigrati, donne, anziani, da ogni minaccia, e al tempo stesso di vigilare sullo sfruttamento del lavoro nero, sull'evasione fiscale, sul saccheggio dell'ambiente, sull'inosservanza della sicurezza del lavoro? Sarebbe l'esatto opposto di un'iniziativa "minoritaria". Significherebbe contrastare l'egemonia reazionaria sulla domanda di sicurezza, capovolgendola di segno: condidando il movimento operaio e le sue organizzazioni a garanzia della sicurezza vera, contro tutte le forme di delinquenza, legale o illegale, della borghesia, dei suoi clan, delle sue ronde. Proponiamo a tutti i soggetti politici e sindacali della sinistra di intraprendere unitariamente la preparazione di questa iniziativa. Evitando oltretutto di lasciare spazi impropri a iniziative improvvisate "fai da te", tanto inefficaci quanto rischiose. IN CONCLUSIONE Come si vede l'insieme di queste proposte muove dal totale rispetto dell'autonomia organizzativa, politica, programmatica delle diverse forze della sinistra. Né invade il campo, di conseguenza , delle distinte scelte elettorali. Vuole invece verificare se è possibile, nel rispetto dell'autonomia di ogni soggetto, realizzare un'unità d'azione sul terreno dell'iniziativa di massa: attorno a obiettivi non ritagliati sulla ricerca letteraria del minimo comun denominatore, ma imposti dal salto obiettivo del livello di scontro sociale e politico, sullo sfondo della grande crisi capitalistica. Per quanto ci riguarda partiamo da una precisa consapevolezza: una unità d'azione delle sinistre sulla risposta anticapitalistica alla crisi, attorno alle rivendicazioni proposte, avrebbe una ricaduta preziosa sull'intero scenario sociale e politico italiano. Per questo abbiamo più volte avanzato in passato, senza successo, una proposta di fronte unico d'azione. Per questo, di fronte alla straordinarietà della crisi, rinnoviamo oggi tale proposta, in forma pubblica: dentro quella prospettiva generale di un governo dei lavoratori che è al centro, oggi più che mai, di tutta la nostra politica di massa, e, di conseguenza, della nostra stessa campagna elettorale indipendente

venerdì 10 aprile 2009

NESSUN AVALLO ALLO SCIACALLAGGIO DEL GOVERNO

UN GOVERNO CHE HA TAGLIATO DEL 18% LE SPESE PER LA PROTEZIONE CIVILE E HA PROPOSTO DI ALLEGGERIRE LE NORME ANTI SISMICHE, SI ATTEGGIA AD "EROE" IN TERRA D'ABRUZZO, COL PLAUSO DEL PD E L'AVALLO DI PIETRO, CERCANDO DI SFRUTTARE A PROPRIO VANTAGGIO LA MERAVIGLIOSA SOLDARIETA' POPOLARE CON LE GENTI COLPITE. QUESTO E' IL VERO SCIACALLAGGIO. IL RESPONSABILE DI 280 MORTI E 70.000 SFOLLATI NON E' ILTERREMOTO, MA L'AVIDITA' CRIMINALE DEI COSTRUTTORI, GLI APPALTI AL RIBASSO, L' ASSENZA DI CONTROLLI, LA COMPLICITA' DEI GOVERNI DI CENTRODESTRA E CENTROSINISTRA. NON SONO ORA QUEI COSTRUTTORI E I LORO PADRINI CHE POSSONO RICOSTRUIRE L' AQUILA E RISANARE L' ITALIA. CHI HA DISTRUTTO NON PUO' RICOSTRUIRE. LA RICOSTRUZIONE VA SOTTOPOSTA AL CONTROLLO DI COMITATI POPOLARI. LA GRANDE INDUSTRIA EDILIZIA VA NAZIONALIZZATA, SOTTO CONTROLLO SOCIALE E SENZA INDENNIZZO, A PARTIRE DALL'ESPROPRIO DEI COSTRUTTORI CRIMINALI DEGLI EDIFICI PUBBLICI AQUILANI, IMPREGILO IN TESTA. VA PROMOSSO UN PIANO NAZIONALE DI MESSA IN SICUREZZA DI CASE, SCUOLE, OSPEDALI, IN TUTTA INTALIA, FINANZIATO DAI 6 MILIARDI PREVISTI PER IL PONTE DI MESSINA, DA 30 MILIARDI DESTINATI ALLA DIFESA, DALLE DECINE DI MILIARDI REGALATI A BANCHE E GRANDI IMPRESE. SOLO UNA SVOLTA RADICALE PUO' FARE GIUSTIZIA ED EVITARE ALTRI LUTTI. LA TRAGEDIA ABRUZZESE RICHIAMA UNA VOLTA DI PIU' LA NECESSITA' DI UN GOVERNO DEI LAVORATORI QUALE UNICA VERA ALTERNATIVA.

martedì 7 aprile 2009

Tesseramento 2009/10

Inizia la campagna tesseramento per l'anno 2009/2010, per richiedere la tessera pcl-salerno@hotmail.it
Ricordiamo che da quest'anno vige il doppio tesseramento per diversificare glio oneri di militanza.
Informiamo inoltre che è disponibile il nuovo numero del bimestrale Il Giornale Comunista dei Lavoratori al costo di 2 €, da richiedere direttamente alla nostra mail o ai nostri militanti
Al lavoro e alla lotta Compagn@

lunedì 6 aprile 2009

DARE UNA PROSPETTIVA A QUESTA GRANDE MANIFESTAZIONE

APRIRE UNA LOTTA VERA, RADICALE, A OLTRANZA NON PER PARTECIPARE, MA PER VINCERE. L’imponente manifestazione di oggi- cui il PCL da’ la sua piena adesione- non può finire su un binario morto. Di fronte all’enormità della crisi e alle politiche reazionarie di Berlusconi, le sole manifestazioni trimestrali e gli scioperi dimostrativi sono del tutto insufficienti . E’ necessaria una svolta radicale di lotta, unitaria e di massa. In tutta Europa si vanno sviluppando, in maniera diversa, forme di lotta radicale, sino ad evocare una vera rivolta sociale. E’ ciò che la borghesia teme come la peste. Invece in Italia Epifani si vanta sul Corriere della sera di “ saper evitare l’esplosione della rabbia sociale come in Grecia e in Francia” con l’intento di tranquillizzare Confindustria. E questo nel momento in cui, paradossalmente, la Cgil è all’opposizione del governo. Così non va. Non si può fare opposizione a Berlusconi cercando di tranquillizzare Marcegaglia. Non si può contrastare efficacemente le politiche del padronato e del governo con manifestazioni rituali una tantum: che certo sono un’importante espressione di dissenso, ma che non incidono sui rapporti di forza reali. E che per di più vedono spesso assurdamente divisi la Cgil e i sindacati di base. E’ necessaria una vera prova di forza contro le classi dirigenti del paese. La piazza di oggi ci dice che è possibile. Proponiamo che tutte le organizzazioni sindacali del mondo del lavoro, dalla Cgil (a partire dalla Fiom) a tutto il sindacalismo di base, convochino unitariamente una grande assemblea nazionale di delegati eletti che promuova una svolta di lotta. Proponiamo l’apertura di una grande vertenza generale del mondo del lavoro, dei precari, dei disoccupati, che sfoci in una mobilitazione prolungata ( sino ad uno sciopero generale ad oltranza), che si combini con l’occupazione delle aziende in crisi e con la costituzione di una cassa nazionale di resistenza. Proponiamo una piattaforma di lotta unificante che miri a ricomporre tutto ciò che la crisi tende a dividere; che parta dalla rivendicazione del blocco generale dei licenziamenti, della ripartizione tra tutti del lavoro che c’è ( con la riduzione progressiva dell’orario a parità di paga), di un grande piano di opere pubbliche di utilità sociale, dell’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari ( con l’abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro), di una vera indennità per tutti i disoccupati ( non inferiore ad almeno 1000 euro netti mensili detassati), del permesso di soggiorno per tutti i lavoratori immigrati; e che soprattutto dica: “Paghi chi non ha mai pagato”. A partire dalle grandi imprese e delle banche, che vanno nazionalizzate, senza indennizzo per i grandi azionisti, e sotto il controllo dei lavoratori: una soluzione che garantirebbe i posti di lavoro e consentirebbe il risparmio di enormi risorse pubbliche, oggi regalate a banchieri e capitalisti, destinandole al lavoro, ai salari, a vere protezioni sociali. Questa svolta di lotta non solo è possibile, ma è la condizione decisiva per dare una prospettiva alla grande manifestazione di oggi, per ricomporre la più vasta unità dei lavoratori, per ottenere risultati. Perchè l’esperienza dice che solo la forza di massa può strappare conquiste nuove e difendere conquiste vecchie. A chi obietta che questa proposta d’azione è “incompatibile” con le attuali regole del gioco, rispondiamo che è vero: infatti solo rompendo le regole del gioco di questa società capitalista, si può aprire il varco di un’alternativa vera. Solo la lotta per cacciare i capitalisti e i banchieri, e per affermare un governo dei lavoratori può dischiudere una prospettiva nuova. Il resto è un film già visto (e subìto), troppe volte. In ogni caso il PCL- unico partito della sinistra a non essersi mai compromesso con le politiche antioperaie- impegna le proprie forze, in ogni luogo di lavoro e in ogni sindacato, per questa svolta unitaria e radicale del movimento operaio. E chiede pubblicamente a tutte le sinistre, politiche e sindacali, di realizzare un fronte unico d’azione su questo terreno decisivo. IL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI HA AVVIATO UNA CAMPAGNA NAZIONALE PER LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE AZIENDE IN CRISI E DELLE BANCHE, CHE STA GIA’ REGISTRANDO L’ADESIONE DI NUMEROSE STRUTTURE SINDACALI E DIRIGENTI SINDACALI ( A PARTIRE DAL LIVELLO DELLE RSU). IL TESTO DELLA CAMPAGNA SI PUO’ TROVARE SUL SITO DEL PARTITO(pclavoratori.it). SE INTENDI DARE L’ADESIONE, PUOI INVIARLA ALL’INDIRIZZO DEL PCL (info@pclavoratori.it) indicando nome e cognome, carica sindacale, luogo di lavoro.

venerdì 3 aprile 2009

Il tunnel senza uscita

L’immancabile considerazione sulle sorti del comunismo è un argomento che spetta trattare a chiunque a vario titolo abbia pensato (o quantomeno vi si sia identificato) , con l’ideologia marxista a creare un mondo migliore. Massimo Troisi in relazione alla fine del socialismo reale si interrogava su chi si sarebbe fatto “carico di portare la bandiera degli sfruttati”, in tutto il mondo la cerchia dei diseredati si amplia, cresce a dismisura eppure... L’ideale perde il suo fascino e sempre meno sono quelli pronti a dare fiducia a chi si fregia di simbolismi tipici della classe del lavoro. A poco servono le piccole vittorie che di tanto in tanto si registrano in quei luoghi, in quelle terre che emblematicamente mostrano la voracità di un meccanismo, un sistema, che fagocita aspettative e disumanizza la vita di centinaia di milioni di persone. In Nepal la rivoluzione vince, a Cipro eleggono un presidente comunista (al quale , sembra quasi la positivizzazione della regola del contrappasso, l’onere di abbattere l ultimo muro dell’Europa unita), in Venezuela Chavez vince nelle consultazioni popolari ed il referendum gli consente di mantenere le sue cariche ancora per molto. Ma la domanda che mi sembra necessario porre è: dove vanno questi esempi? Qual è la morale e cosa c è da imparare da ciò; il fascino della sinistra ha subito il peso degli anni in maniera impressionante, il costo di una vita passata in trincea a battersi per chi non ha voce ha reso la sua immagine segnata dalle sconfitte, dalle mezze vittorie e dai tradimenti. L’utopia del comunismo nella Russia Staliniana cade in contemporanea con l’inizio degli anni novanta; quella che doveva essere la più grande possibilità di slegarsi dai pressanti obblighi provenienti dalla parte orientale della cortina di ferro è stata vista come la fine di un era. Dall’oggi al domani il peggior nemico è diventato il mandante di gravissime violenze verso coloro che si voleva rappresentare; il proletariato non esiste più, gli operai non sono più quelli di un tempo, addirittura i padroni sono diventato l’oggetto di una strenua difesa, gli invasori ora si chiamano esportatori di democrazia e gli oppressori, i carcerieri di innocenti sono solo vittime del terrore. Il lessico cambia e le parole si slegano dal loro originale significato per assumere forme nuove e giustificare equazioni ritenute un tempo improponibili. Eppure nessuno si è preso la briga di comunicarcelo che “era solo uno scherzo, che non c è niente di attuabile e che la giustizia è un ideale ultraterreno”. Ma non riesco a capire perché doversi accontentare, cosa è cambiato da 20 anni a questa parte? Qual è la differenza tra Pino Pinelli e Carlo Giuliani? E non intendo le modalità, mi riferisco alla mano dell’autore, ai motivi per i quali certe persone vengono bollate mentre altre considerate meritevoli di tutela . Chi decide quando qualcosa diventa obsoleto e comunque, fin quando non viene inventato qualcosa di meglio come si fa a ritenere obsoleta la migliore soluzione a disposizione? Le domande sul piatto della bilancia sono molte ma le soluzioni non consentono un compromesso; per i fanatici, i seguaci e gli apologisti della sacralità della vita il quesito è semplice: cosa rende più sacre le vite di embrioni occidentali rispetto a quelle di lavoratori di disperati e diseredati di tutto il sud del mondo? Chi innalzerà la loro bandiera? Chi si farà portavoce delle loro istanze? Chi e poi, come, dove e soprattutto quando? Quando arriverà il loro momento? Quand’è che sarà terminata l’attesa ed il capitalismo elargirà ad essi una minima parte dei suoi proventi? Quando verrà mostrato il volto compassionevole di questo sistema di produzione? Più di un miliardo di persone al mondo vive sotto la soglia di povertà; meno di un dollaro al giorno per estrarre diamanti sporchi del sangue dei civili uccisi in conflitti per accaparrarsene il possesso, centinaia di milioni di persone vittime della denutrizione trovano la morte tra gli stenti della fame e della sete ma per noi è più importante, più pregnante il dialogo su come una donna in coma da 15 anni debba trovare la morte. In quel caso si, la fame e la sete imposta sono metodi disumani!!! Ma la domanda sorge spontanea: in africa, america latina ed india le persone muoiono di fame e di certo non è stato un tribunale, un parlamentare od un magistrato ad imporgliela, è stata la sorte, la sorte che ha voluto far nascere queste persone in una zona del mondo in cui l’eutanasia è somministrata ad ampie dosi dalla “natura”. Parliamo per parlare, ma la domanda è opprimente e non serve cambiare discorso, si ripropone automaticamente da sola, è ad ogni angolo di strada, ad un semaforo a vendere fazzoletti, da dieci anni col sorriso sulle labbra; sotto un ponte a ripararsi dal freddo in un cartone. Ed è più facile imporsi di pensare a loro come degli sbandati, persone che hanno scelto consapevolmente o che sono state solo colpite dalla sfortuna, un anomalia statistica, fuori dalla norma, e invece … Sono loro la norma, la statistica è chiara e siamo noi l’anomalia: i fortunati, i miracolati a cui il destino ha concesso di non essere spesi per coprire il costo del benessere. Chi innalzerà la loro bandiera? Il comunismo non è finito … Il comunismo finirà quando di lui non ci sarà più bisogno !!!