Il piano aziendale prevede la chiusura degli stabilimenti di Castellammare di Stabia, di Sestri Ponente e di Riva Trigoso, tre su otto stabilimenti presenti nel Paese; il licenziamento di 2.551 su 8500 lavoratori diretti. Di questi oltre un migliaio di esuberi (1125) verranno spalmati nei rimanenti stabilimenti del gruppo (Palermo, Muggiano, Marghera, Ancona, Monfalcone). E' evidente che se questo piano verrà attuato, migliaia saranno i lavoratori delle ditte di appalto in tutto il paese che perderanno il posto di lavoro.
Il piano aziendale, oltre alle chiusure degli stabilimenti e al licenziamento dei lavoratori, prevede un drastico ridimensionamento dei diritti ed aumento dello sfruttamento dei lavoratori. Questo attraverso una riorganizzazione del lavoro in linea con quanto applicato da Marcchionne nel gruppo Fiat.
Questo piano aziendale va respinto integralmente, non c'è nulla da trattare. Non può esservi negoziato su un piano di annientamento di questa portata. Non si può scaricare sui lavoratori la crisi capitalistica di sovrapproduzione che investe il settore, ne i lavoratori della cantieristica italiana possono accettare la loro messa in concorrenza con i lavoratori della cantieristica di altri paesi del mondo (Stati Uniti d'America, Germania, Francia, Polonia, Corea del Sud).
I lavoratori dello stabilimento di Ancona già il 22 aprile hanno occupato, in segno di protesta, i binari della stazione ferroviaria per rivendicare la certezza del posto di lavoro. Dopo l'annuncio del piano aziendale i lavoratori di Genova e di Castellammare hanno dato una prima risposta. Ora si tratta di svilupparla ed estenderla, il piano aziendale può essere respinto solo unificando la forza di mobilitazione dei lavoratori di tutti gli stabilimenti.
I lavoratori giustamente stanno rivolgendo la loro rabbia e indignazione contro la direzione aziendale e contro il governo, a Genova il corteo operaio si è rivolto verso la Prefettura, a Castellammare è stato occupato il Municipio.
Proprio a partire da questa consapevolezza operaia, riteniamo necessario superare l'attuale frammentazione delle vertenze azienda per azienda, fabbrica per fabbrica. Per questo chiediamo alla Fiom di creare un vero coordinamento dei lavoratori della Fincantieri, di unificare ed estendere la mobilitazione, con l'occupazione immediata di tutti gli stabilimenti minacciati.
In ogni caso il Partito Comunista dei Lavoratori interverrà con questa proposta di lotta radicale tra i lavoratori. Solo la forza operaia può strappare risultati.
Nessun stabilimento deve essere chiuso, nessun lavoratore deve essere licenziato. Il lavoro deve essere ridistribuito tra tutti i lavoratori, anche attraverso la riduzione, a parità di salario, dell'orario di lavoro.
Partito Comunista dei Lavoratori