Il voto referendario del 12/13 giugno è di primaria importanza.
La pretesa di “depoliticizzarlo” da parte di PD e IDV, sino ad “assicurare che non si utilizzerà la vittoria del Sì contro Berlusconi”, va radicalmente respinta.
In primo luogo è una pretesa infondata nel merito, per la natura stessa dei quesiti: che investono la politica complessiva del governo ( e, sull'acqua, la politica dei governi precedenti in cui sedevano Bersani e Di Pietro).
In secondo luogo è una pretesa ipocrita perchè tutti si rendono conto della valenza politica del risultato: a partire da Berlusconi che infatti cerca sino all'ultimo di disinnescare il referendum con operazioni truffaldine.
In terzo luogo è una pretesa miope, perchè una parte rilevante del popolo della sinistra è attratta proprio dalla valenza politica “liberatoria” del referendum, non meno che dal suo contenuto di merito: e occorre evitare di demotivarla.
Ma soprattutto l'assicurazione di “non utilizzare” contro il governo una vittoria referendaria rischia di ipotecare gravemente il dopo referendum: laddove proprio una vittoria del Sì, delegittimando clamorosamente il governo, porrebbe la necessità di un'azione di massa, unitaria, continuativa, radicale, finalizzata a rovesciarlo; per sgomberare il campo definitivamente da Berlusconi e aprire la via di un'alternativa vera.
Evidentemente, persino in occasione del referendum,la prima preoccupazione di Bersani e Di Pietro è rassicurare preventivamente la borghesia italiana sul fatto che non si persegue alcuna rottura sociale. E che anzi l'alternanza di governo in gestazione conta proprio sul sostegno dei poteri forti, non certo sulla mobilitazione delle masse.
E' una ragione in più per combinare il pieno impegno per la vittoria del Sì contro Berlusconi, col rifiuto di ogni subordinazione al centrosinistra, e con la preparazione di una grande mobilitazione di massa indipendente per una vera alternativa: senza la quale le stesse ragioni di merito del Sì rischiano di essere sacrificate, in tutto o in parte, all'ennesimo compromesso con la classi dirigenti del Paese.
UNA BATTAGLIA NEL MERITO E UNA BATTAGLIA POLITICA
Per il diritto alla salute e i beni comuni. Per cacciare il governo più reazionario del dopoguerra
La battaglia referendaria del 12 e 13 giugno 2011 ha indubbiamente un grande valore per il merito dei quesiti. Non di meno però è l’assoluto significato politico di questo voto.
Scrivo, quando non è ancora conosciuto l’esito del voto referendario e addirittura il presente articolo è redatto alcuni giorni prima dell’esito del voto di ballottaggio nelle città di Milano e Napoli.
I lettori mi scuseranno, pertanto, se alcune considerazioni che leggeranno di seguito potranno essere o inficiate o superate dai fatti. Tuttavia è importante sottolineare alcune questioni e prospettare possibili scenari politici perché ciò conserva in ogni caso un valore metodologico più generale.
Il PCL è tra i fiancheggiatori del Comitato per il Sì e in questi giorni è impegnato a sostenere la difficile campagna elettorale con l’obbiettivo di portare alle urne quanti più elettori possibile e raggiungere il quorum necessario del 50%. L’esito è tutt'altro che scontato perché il governo e tutto il centro destra puntano all’astensionismo, tanto da aver fatto approvare alle camere, con la fiducia, un decreto legge “omnibus” con l’unico scopo di boicottare il referendum su nucleare. La grande maggioranza dei mass-media, in mano ai potentati di destra e vicina alle multinazionali che vogliono speculare sulle centrali nucleari e sulla privatizzazione dell’acqua, ha oscurato, in taluni casi (vedi RAI) in piena violazione della costituzione, i messaggi video e audio del comitato referendario fino a pochi giorni dal voto. Il PD ha dapprima tentato di boicottare la raccolta firme dell’anno scorso, avendo tra i propri iscritti famosi nuclearisti come il professore e scienziato Veronesi, a capo dell’agenzia italiana per il nucleare, o i famigerati senatori Ichino, Treu e purtroppo anche l’astrofisica Margherita Hack (per un elenco indicativo dei nuclearisti del PD si leggano le firme in calce all’appello “Vogliamo un PD nucleare” comparso sul Riformista del maggio 2010). Quindi ha traccheggiato fino all’ultimo, avendo amministratori in molte aziende partecipate dalle multinazionali dell’acqua, e oggi, probabilmente dopo aver consultato i sondaggi, opportunisticamente si schiera a favore del sì.
Giorno dopo giorno i sondaggi confermano che, seppur con estrema difficoltà, il quorum è raggiungibile.
Il merito dei quesiti referendari appare indiscutibile.
Il disastro di Fukushima ha dimostrato una volta di più che il nucleare non è sicuro e il pericolo di una catastrofe nucleare con ripercussioni mondiali per quanto possa essere teoricamente “ridotto” dai progressi tecnologici rimane ineliminabile. E’ altamente inquinante, poiché non è stato ancora risolto il problema dello stoccaggio delle scorie che per tempi lunghissimi (secoli) rischiano di inquinare l’aria e le falde acquifere. Inoltre sono ormai numerosi gli studi epidemiologici che registrano un significativo aumento di leucemie e di altri tipi di tumore nei residenti vicino alle centrali. Non è conveniente: il costo dell’energia elettrica ottenuta dal nucleare è maggiore di quella ottenuta dalle altre fonti se si includono nel calcolo i costi dello smantellamento delle centrali nucleari, alla fine della loro vita utile, i costi di sistemazione, nel lungo periodo, del combustibile nucleare irraggiato e delle scorie radioattive ( a tal proposito si consiglia la lettura dell’articolo di Giorgio Nebbia, professore emerito dell’Università di Bari, “Il Nucleare: perché no ai siti www.greencrossitalia.org o tbagarolo.blogspot.com/2010/01/nucleare-perche-no.html). Inoltre è pur sempre dipendente da un minerale fossile in via di esaurimento. Si tratta più che altro di una enorme partita di giro di capitali tra ENEL e la francese EDF, che cera disperatamente di vendere i propri reattori nucleari in uno scenario mondiale in crisi per il settore. L'unico scopo di questa operazione è arricchire uno sparuto manipolo di azionisti sulla pelle dei cittadini italiani
I comunisti rivoluzionari sanno bene che la privatizzazione dell'acqua è un capitolo dell'offensiva capitalistica contro i diritti dei cittadini e dei lavoratori per appropriarsi dei beni comuni (i beni di tutti). Il capitale vuole mettere le mani sull'acqua per fare profitti sicuri su una risorsa che sta diventando sempre più scarsa e preziosa. Ma dove l'acqua è stata privatizzata, la situazione è drasticamente peggiorata: le tariffe sono aumentate, i servizi peggiorati, gli investimenti ridotti, l'accesso è diventato impossibile per i più poveri.
Questa battaglia ha un nemico ben preciso: l'élite padronale e finanziaria italiana, come lo Ior, la Banca vaticana, in concorrenza con le multinazionali come la francese Veolia.
E’ dunque una battaglia strategicamente anticapitalista che può e deve diventare l'occasione per unire in un vasto fronte contro il capitale e il governo tutte quelle domande democratiche, sociali ed ecologiche che hanno bisogno di una prospettiva generale per esprimersi, che chiedono un'alternativa di società e di potere.
Infine il quesito contro il legittimo impedimento è volto ad abolire l’impunità del “sultano” Berlusconi e della sua corte e a smascherare il finto garantismo dei suddetti presunti “liberali” che vogliono tutte le garanzie per se, e i potenti loro amici ma che poi mostrano un feroce giustizialismo contro i poveri e i movimenti democratici, come dimostrano, solo per fare alcuni esempi, l’accanimento contro i migranti, la persecuzione degli studenti fiorentini, la diffamazione di Pisapia e addirittura l’esposto contro il portavoce del PCL Marco Ferrando da parte di un senatore PDL che lo accusa di istigazione all’insurrezione violenta.
Il significato della battaglia referendaria va però ben oltre il merito dei quesiti.
Il raggiungimento del quorum, la sconfessione della politica energetica, della speculazione su un bene primario come l’acqua e più in generale sui beni comuni e dell’impunità della cricca berlusconiana darebbe un colpo formidabile al governo più reazionario del dopoguerra mettendo a nudo, di fronte alle masse, il suo carattere ferocemente antipopolare.
Contro il mito della popolarità dell’uomo Berlusconi, gia intaccata dalla sconfitta elettorale al primo turno delle comunali di Milano, verrebbe rivelata una verità inoppugnabile: nonostante la maggioranza parlamentare, costituita da deputati e senatori nominati e corrotti, il governo sarebbe incontestabilmente minoranza nel paese e la sua dittatura dovrebbe cessare immediatamente.
A quel punto bisognerebbe urlare da tutte le piazze d’Italia: non un minuto di più al governo del “sultano” Berlusconi.
Il risultato referendario potrebbe essere un volano potente per una mobilitazione generale e concentrata dei lavoratori, dei precari, degli studenti, di tutte le masse giovanili e dei movimenti democratici che si sono battuti in ordine sparso in questi mesi. Allora il nostro appello a fare come in Tunisia ed Egitto con una marcia nazionale su Palazzo Chigi, smetterebbe di essere un auspicio e diventerebbe l’ordine del giorno sella situazione politica contingente.
Tra l’altro solo questo tipo di mobilitazione potrebbe salvaguardare il significato sociale e culturale della vittoria referendaria dal pericolo ben presente che essa possa diventare mera merce di trattativa per un governo di “transizione” (fosse anche di fronte democratico come vorrebbe Ferrero) a guida Tremonti, o Montezemolo o quant’altri, con un programma di autentico massacro sociale come quello previsto dalle recenti stime della Corte dei Conti (risparmio di spesa di 46mld all’anno).
Per questo il nostro partito si dovrebbe impegnare con tutte le forze ad impedire che PD e pseudosinistre si intestino la vittoria referendaria, rilanciando la mobilitazione contro Berlusconi e le destre ma anche per la rottura di tutte le sinistre politiche, sindacali e di movimento con il PD e gli altri amici di Marchionne. Solo la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari potrà finalmente scombinare queste manovre politiche sulla loro pelle aprendo la via di una vera alternativa: se non ora, quando?
Federico Bacchiocchi
P.s: per una vasta documentazione sui temi del nucleare, dell’acqua e più in generale sulle questioni ambientali ed ecologiche si consiglia vivamente la consultazione del blog del mai troppo compianto compagno Tiziano Bagarolo, dirigente nazionale del PCL scomparso di recente: tbagarolo.blogspot.com
Partito Comunista dei Lavoratori