La situazione
italiana
La causa del dissesto idrogeologico va ricercato
nell'urbanizzazione incontrollata e ingiustificata, portata avanti dalle
scellerate politiche, a livello locale e nazionale, dello Stato borghese (vedi
condoni edilizi e legge Milleproroghe 2011) e dell'inevitabile sciacallaggio
dei capitali privati.
Oggi in Italia esistono circa due milioni e quattrocentomila
ettari di superfici urbanizzate, un’estensione equivalente a quella di Puglia e
Molise messe insieme, pari al 7,6% del territorio nazionale e a 415 metri
quadri per abitante. La maggior parte delle trasformazioni strutturali avviene
a discapito di suoli agricoli, e ed in minor nodo carico su terreni incolti o
boschivi. Registriamo, inoltre, che a
fronte di 4 milioni di abitazioni circa, realizzate negli ultimi 15
anni, nelle grandi città italiane almeno 200.000 famiglie non riescono a pagare
il mutuo o la rata dell’affitto. Nelle stesse città dove l’emergenza sfratti è
più pesante, quasi un milione di case risultano vuote perché economicamente
irraggiungibili da chi ne avrebbe bisogno. Coerentemente con la logica borghese
dello sfruttamento, l'urbanizzazione non risulta essere un esigenza di un
normale e sostenibile sviluppo di una società strutturata, ma una gigantesca e
articolata forma di sfruttamento.
Dissesto
idrogeologico in Campania e in particolare nella provincia di Salerno
Questa politica di sfruttamento e incuria dei territori è
particolarmente grave e inaccettabile nel difficile e complesso territorio
campano. In Campania ci sono ben 23.430 frane che, complessivamente,
coinvolgono oltre 973 kmq, vale a dire che poco più del 7% del territorio
regionale è in frana, attiva o quiescente, ma comunque in frana. Il rischio
idrogeologico in Campania, tuttavia, è stato fortemente condizionato dall’azione
dell’uomo e dalle continue modifiche del territorio che hanno, da un lato,
incrementato la possibilità di accadimento dei fenomeni e, dall’altro,
aumentato la presenza di beni e di persone nelle zone dove tali eventi erano
possibili e si sono poi manifestati, a volte con effetti catastrofici. Ricordiamo, nel '98, la tragedia di Sarno e
Quindici, dove ancora oggi gli amministratori locali affermano candidamente che
la manutenzione di 25 Km di canali di confluenza e vasche di laminazione per un
costo di 350 milioni di euro sono in
completo abbandono da 10 anni. Oppure come dimenticare l'alluvione che nel 2010
spazzò via l'intero litorale di Atrani, perla della costiera amalfitana, o il
crollo di un lungo tratto della SP47 che ha isolato per mesi un vasto territorio
del Cilento
.
Al profitto borghese
opponiamo la lotta proletaria
Il consumo di suolo di questi anni, senza criteri o regole,
basato sulla logica dello sfruttamento, è tra le ragioni dei periodici problemi
di dissesto idrogeologico e tra le cause di congestione e inquinamento delle
città, dell’eccessiva emissione di CO2 e della perdita di valore di tanti
paesaggi italiani e ha inciso sulla qualità dei territori producendo
dispersione e disgregazione sociale.
Alle false soluzioni borghesi, fatte di buoni propositi delle solite associazioni e lobbies,
noi opponiamo la logica proletaria della rivoluzione: “Solo un governo dei lavoratori,
rompendo con la legge del profitto, può investire uomini e risorse nel
riassetto idrogeologico del territorio evitando, per sempre, il ripetersi di
simili tragedie.”
PCL- Salerno