mercoledì 15 ottobre 2014

Il profitto e il dissesto idrogeologico

La situazione italiana
La causa del dissesto idrogeologico va ricercato nell'urbanizzazione incontrollata e ingiustificata, portata avanti dalle scellerate politiche, a livello locale e nazionale, dello Stato borghese (vedi condoni edilizi e legge Milleproroghe 2011) e dell'inevitabile sciacallaggio dei capitali privati.
Oggi in Italia esistono circa due milioni e quattrocentomila ettari di superfici urbanizzate, un’estensione equivalente a quella di Puglia e Molise messe insieme, pari al 7,6% del territorio nazionale e a 415 metri quadri per abitante. La maggior parte delle trasformazioni strutturali avviene a discapito di suoli agricoli, e ed in minor nodo carico su terreni incolti o boschivi. Registriamo, inoltre, che a  fronte di 4 milioni di abitazioni circa, realizzate negli ultimi 15 anni, nelle grandi città italiane almeno 200.000 famiglie non riescono a pagare il mutuo o la rata dell’affitto. Nelle stesse città dove l’emergenza sfratti è più pesante, quasi un milione di case risultano vuote perché economicamente irraggiungibili da chi ne avrebbe bisogno. Coerentemente con la logica borghese dello sfruttamento, l'urbanizzazione non risulta essere un esigenza di un normale e sostenibile sviluppo di una società strutturata, ma una gigantesca e articolata forma di sfruttamento.


Dissesto idrogeologico in Campania e in particolare nella provincia di Salerno
Questa politica di sfruttamento e incuria dei territori è particolarmente grave e inaccettabile nel difficile e complesso territorio campano. In Campania ci sono ben 23.430 frane che, complessivamente, coinvolgono oltre 973 kmq, vale a dire che poco più del 7% del territorio regionale è in frana, attiva o quiescente, ma comunque in frana. Il rischio idrogeologico in Campania, tuttavia, è stato fortemente condizionato dall’azione dell’uomo e dalle continue modifiche del territorio che hanno, da un lato, incrementato la possibilità di accadimento dei fenomeni e, dall’altro, aumentato la presenza di beni e di persone nelle zone dove tali eventi erano possibili e si sono poi manifestati, a volte con effetti catastrofici.  Ricordiamo, nel '98, la tragedia di Sarno e Quindici, dove ancora oggi gli amministratori locali affermano candidamente che la manutenzione di 25 Km di canali di confluenza e vasche di laminazione per un costo di  350 milioni di euro sono in completo abbandono da 10 anni. Oppure come dimenticare l'alluvione che nel 2010 spazzò via l'intero litorale di Atrani, perla della costiera amalfitana, o il crollo di un lungo tratto della SP47 che ha isolato per mesi un vasto territorio del Cilento
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Al profitto borghese opponiamo la lotta proletaria

Il consumo di suolo di questi anni, senza criteri o regole, basato sulla logica dello sfruttamento, è tra le ragioni dei periodici problemi di dissesto idrogeologico e tra le cause di congestione e inquinamento delle città, dell’eccessiva emissione di CO2 e della perdita di valore di tanti paesaggi italiani e ha inciso sulla qualità dei territori producendo dispersione e disgregazione sociale.  Alle false soluzioni borghesi, fatte di buoni propositi delle solite associazioni e lobbies, noi opponiamo la logica proletaria della rivoluzione: “Solo un governo dei lavoratori, rompendo con la legge del profitto, può investire uomini e risorse nel riassetto idrogeologico del territorio evitando, per sempre, il ripetersi di simili tragedie.”

                                                                                                                                PCL- Salerno