No. Non è la “solita” legge di stabilità. E' una legge di stabilità cucita secondo le esigenze prioritarie di “immagine” e “consenso” dell'aspirante Bonaparte che oggi governa, lungo la linea del nuovo corso “populista”. E' un metodo sperimentato.
Con l'operazione truffa “80 euro” ( messi a carico dei beneficiari) Renzi ha vinto le elezioni europee consolidando il proprio comando. Al riparo di quella truffa- avallata da Camusso e Landini- ha condotto un'azione di sfondamento contro il lavoro e i suoi diritti. Prima con la eternalizzazione provocatoria dei contratti a termine senza causale, che non ha incontrato una sola ora di sciopero. Poi con la liberalizzazione dei licenziamenti senza giusta causa- obiettivo storico del padronato italiano- che non ha neppure subito, allo stato, uno sciopero generale di contrasto, fosse pure di facciata.
Ora nel varco aperto senza pagare dazio, Renzi replica la tecnica dell'imbroglio. La nuova operazione truffa sull'anticipo del TFR in busta ( aggravata da un maggiore furto fiscale sul salario differito, persino su quello lasciato in deposito) diventa la nuova cortina di fumo che serve a coprire l'arrosto. La nuova copertura d'immagine, agli occhi dei lavoratori dipendenti, di un'ulteriore aggressione sociale mirata contro di loro.
La nuova legge di stabilità é inequivoca. Via l'Irap, come chiede da anni tutto il fronte confindustriale e reazionario ( Grillo e Salvini in testa). Via i contributi padronali sulle assunzioni , con nuovo svaligiamento delle casse pubbliche. Il tutto a carico dello stato sociale e dei servizi
( tagli , tasse, tariffe) a partire dalla sanità ( sostenuta infatti dall'Irap), dall' istruzione pubblica
( altro che rilancio della scuola!), dai trasporti locali ( già falcidiati), dai contratti dei dipendenti pubblici ( bloccati sino al 2018). Dunque pagheranno il conto i salariati , i pensionati, i giovani, la popolazione povera .
Il rinvio del pareggio di bilancio e l'operazione in deficit per 11 miliardi non sono affatto il “superamento dell'austerità” in nome della “crescita” e del “lavoro”, come vogliono la propaganda di “regime” del renzismo e il commentario “progressista” che lo circonda ( tipo La Repubblica). Sono l'opposto: sono la leva di una straordinaria detassazione dei capitalisti a carico dei lavoratori e della maggioranza della società. L'unica crescita assicurata è quella dei profitti, a scapito del lavoro. La Confindustria l'ha detto in un impeto di sincerità: “Questa legge di stabilità è il coronamento del nostro sogno”. La verità è che neppure i padroni si attendevano tanto in pochi mesi.
Nel frattempo la recita ad arte di Matteo Renzi contro “i tecnocrati di Bruxelles”, i governatori regionali“spendaccioni”, i “burocrati privilegiati”, serve a presentare questo sogno padronale come sogno popolare, in un grottesco gioco di specchi in cui spesso il bastonato pensa di essere il bastonatore. Che oltretutto non chiede di meglio che passare in incognito prendendo l'incasso, al riparo dalla cortina fumogena populista.
Un aspirante Bonaparte mira a consolidare attorno a sé un grande blocco reazionario interclassista mettendo le proprie ambizioni di potere al servizio del capitalismo italiano. Altro che “Renzi servo della Merkel” come spesso ripetono ( con impronta sciovinista e incomprensione della realtà) dirigenti della sinistra riformista o centrista . Renzi può “sfidare” anche la Merkel al tavolo negoziale, se questo gli serve ad ampliare il proprio margine di manovra populista e a nutrire i propri disegni di carriera. Ridurre le tasse ai capitalisti italiani ottenendo la loro incoronazione, e per di più prendere i voti degli operai italiani... “contro la Germania”: come si possono sposare al meglio gli interessi di Renzi e quelli della borghesia tricolore?
Solo una straordinaria mobilitazione di massa del movimento operaio e sindacale può squarciare il velo della menzogna dominante, unire gli sfruttati, dissolvere il blocco reazionario, arrestare la marcia di Renzi, e presentargli finalmente il conto.
Occorre portare il 25 a Roma questa domanda di svolta radicale. Contro il governo e il padronato. Per una lotta generale e radicale che vada davvero sino in fondo.